L’app per l’accesso al neonato social network di Donald Trump, chiamato Truth, non sarà disponibile sullo store di Google, almeno per ora.
Il colosso con quartier generale a Mountain View in California ne ha negato la pubblicazione dichiarando che il social del Tycoon “viola le regole sul divieto di contenuti che incitano minacce fisiche e violenza”.
Serve un “un sistema efficace per moderare i contenuti generati dagli utenti”, dicono da Google sbattendo la porta in faccia a tutti gli utenti che aspettavano la pubblicazione dell’applicazione. E che invece potranno, se lo vorranno, solo accedervi dal browser.
Ancora una volta sono i “termini di servizio” a dettare le regole, legittimando o delegittimando a propria discrezione.
La stessa applicazione, viceversa, è stata già pubblicata senza problemi sullo store della rivale Apple, il giorno stesso del debutto del nuovo social il 21 Febbraio 2022: attualmente è liberamente scaricabile e gode di un gradimento di 4.5 punti su 5.
Il nuovo social, che dovrebbe far concorrenza a Facebook e Twitter, fu ideato e fortemente voluto da Trump che, lo ricordiamo, fu letteralmente censurato da Twitter: chiuse il suo profilo mentre il presidente era ancora in carica. All’epoca si discusse molto dell’eccessivo potere mediatico che Big Tech si era ritrovato a gestire, concludendo che era auspicabile una regolamentazione chiara, visto che le multinazionali americane della tecnologia in teoria sono solo dei “contenitori” di opinioni, e non potrebbero comportarsi da editori, scegliendo cosa può o non può essere detto.
Ci si nasconde sempre sotto le solite policy aziendali, che i vari Google, Facebook, Twitter usano come scudo quando si parla di censura: termini che però spesso vengono gestiti in maniera molto discrezionale, correndo sul filo tra moderazione e appunto censura.
In questo caso specifico, poi, Google chiede “un sistema efficace per moderare i contenuti generati dagli utenti”. Sarebbe questo il requisito che manca a Truth per potere trovar posto tra le miliardi di applicazioni del PlayStore di Google. Esattamente l’opposto di quello che noi chiameremmo libertà.
Eppure sullo stesso store sono presenti decine di applicazioni, che garantiscono l’accesso a social come ad esempio 4chan, il quale ha come punto forte proprio la mancanza di filtro contenuti, nel bene e nel male: a loro la pubblicazione non è stata negata.
Due pesi e due misure insomma, l’ennesimo tentativo di censurare un potenziale competitor politico: Google, infatti, non ha mai fatto mistero dell’aria neoliberal-arcobaleno che si respira negli uffici del GooglePlex. Tra l’altro la stessa applicazione è stata, come detto, pubblicata da quasi un anno sullo store dei “colleghi” di Apple, anche loro statunitensi: possono due aziende così simili avere dei parametri di valutazione così diversi? Sembrerebbe l’ennesimo caso di censura, perpetrata da chi, ed è ancora più grave, detiene praticamente il monopolio nell’ambito dei dati e delle ricerche sul web.
Truth è attualmente accessibile solo agli utenti provenienti da Stati Uniti e Canada; superate alcune difficoltà momentanee dovute all’organizzazione interna dei reparti, dovrebbe aprire i battenti anche in Europa.
Appena fu lanciato, a febbraio, raggiunse velocemente il primo posto nella classifica dell’App Store di Apple. Per l’enorme richiesta iniziale, dopo aver scaricato l’app, molte persone furono messe in lista d’attesa, per non sovraccaricare troppo il social.