Verboten: proibito. Una lama tagliente, la verità. Chi prova a maneggiarla finisce al rogo, ormai, alla velocità della luce. Oggi ne fa le spese persino un ministro come Francesco Lollobrigida: processato per direttissima – sui media – per aver osato protestare contro la morte civile del welfare, che deprime le famiglie e fa esplodere la denatalità.
L’espressione incriminata: “Sostituzione etnica”. Cioè: l’immigrazione accettata come ripiego, di fronte al calo demografico nazionale. Apriti cielo: si viene immediatamente bollati come fascio-razzisti, tanto più se l’anniversario della Liberazione (dopo la storica edizione del 2020, celebrata agli arresti domiciliari cantando “Bella Ciao” dai balconi) ha magari bisogno di qualche tematizzazione aggiornata.
SOSTITUZIONE ETNICA
Bersaglio perfetto, Lollobrigida: che ha il torto imperdonabile di essere imparentato con Giorgia Meloni. Stesso passato politico, la fiamma tricolore. Musica, per le orecchie del girotondino Beppe Giulietti. Che infatti si abbandona giulivo alla retorica: «Il ministro cognato, Francesco Lollobrigida, ha semplicemente detto quello che pensano le destre radicali del mondo, di Europa e di Italia».
«Quelle parole – scrive Giulietti, sul “Fatto” – sono state scritte e ripetute dai Bannon, dai Trump, dai Bolsonaro, dai Putin, dai Dugin, dagli Orban: bastava ascoltare e leggere». Parole nere, nerissime. Pronunciate infatti «dagli alleati storici della Meloni in Europa, dai fascisti di Vox ai seguaci della signora Le Pen». Espressioni che «segnano le posizioni dei suprematisti».
L’ACCUSA: ODIO E RAZZISMO
«La “sostituzione etnica” – chiosa l’ex sindacalista Rai, già deputato – è la premessa teorica di ogni costruttore dei muri del livore, dell’odio, del razzismo». Qualcosa di atroce, insomma, che conduce direttamente «alla guerra senza confini, alla spirale guerra, armi, terrorismo, odio diffuso, invisibilità quotidiana».
È incontenibile, Giulietti: gli uomini neri, dice, vorrebbero espiantare le radici antifasciste («le loro erano e sono ancora a Salò») e pure quelle cristiane, tanto sbandierate. Dulcis in fundo: «Chiunque abbia ancora a cuore la Costituzione antifascista, antirazzista, solidale, si prepari a scendere in piazza il prossimo 25 aprile». Non c’è tempo da perdere: «Meglio reagire subito, prima che sia troppo tardi».
IL FANTASMA DEL FASCISMO
Letteralmente in brodo di giuggiole la neosegretaria del Pd, Elly Schlein. Niente di meglio di Lollobrigida, per riempire il vuoto cosmico della disperazione politica. «Le parole del ministro sono disgustose: inaccettabili, da chi ricopre il suo ruolo. Ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso: sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco».
Banale premessa politologica: se i Fratelli d’Italia avessero speso qualche gesto anche fortemente simbolico, in termini di rottura rispetto al regime defunto 78 anni fa, oggi probabilmente si eviterebbero qualche fastidio. Chi ha attivamente lavorato per affossare il paese, infatti, trova fin troppo facile giocare al tiro al bersaglio. Cori da stadio: sempre comodissimi, per svicolare dalla realtà. Che è drammatica: la cattolica Italia è l’ultima ruota del carro, in Europa, quanto a protezione sociale della famiglia.
ITALIA SENZA WELFARE
Imbarazzante la classifica pubblicata da “Openopolis”: dalle nostre parti, gli assegni familiari sono appena il 4% della spesa sociale, contro il 15,4% del Lussemburgo. Seguono Estonia, Polonia, Ungheria, Germania e Danimarca. Davanti a noi non ci sono solo i campioni del welfare, come Svezia e Finlandia. Siamo surclassati da nazioni come la Bulgaria, la Romania e la Slovacchia. Persino la disastrata Grecia fa meglio del Belpaese. Siamo ultimi, al 27esimo posto.
Di questo, evidentemente, voleva parlare Francesco Lollobrigida. E ne ha parlato, infatti. Usando un italiano comprensibilissimo, non equivocabile. «Le nascite – ha detto – non si incentivano convincendo le persone a passare più tempo a casa, magari perché – come ha sostenuto qualcuno – così si intensificano i rapporti: non è quello il modo». Tradotto: non è certo con lo “smart working” che si esce da una crisi ormai cronica.
SALVARE LE FAMIGLIE
Il modo giusto, per venirne fuori? «È costruire un welfare che permetta di lavorare e di avere una famiglia, sostenere le giovani coppie a trovare l’occupazione». Parole persino ovvie. Concetti-cardine, storicamente alla base del glorioso welfare europeo: quello per il quale si batterono i laburisti inglesi e i socialdemocratici svedesi di Olof Palme. La sinistra, quella vera: quando ancora esisteva.
Ecco perché fa così rabbia, l’uscita di Lollobrigida: la sua colpa è quella aver detto la sacrosanta verità. «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada». Il che, ovviamente, non significa condannare l’immigrazione: significa smettere di usarla come alibi per continuare a non fare nulla, sul fronte sociale.
IMMIGRAZIONE REGOLATA
Beninteso: «Io ritengo l’immigrazione un fatto naturale fisiologico», ha aggiunto Lollobrigida, a scanso di equivoci: «Sono nipote di un emigrante, quindi mi guardo bene dal pensare che l’emigrazione e quindi l’immigrazione siano un problema. Anzi, diventano un’opportunità di crescita per una nazione. Se ci sono richieste di forza lavoro, quando hai esaurito la domanda interna, puoi e devi dotarti di forza lavoro che venga anche da altre nazioni. Purché si tratti di immigrazione regolare, fatta attraverso flussi organizzati».
E dove sarebbe il richiamo alle tenebrose atmosfere da Ku Klux Klan? Con quale microscopio è possibile rintracciarlo, in quelle frasi, il terribile suprematismo bianco? Davvero imperdonabile, Lollobrigida: come ministro della sovranità agricola italiana ha persino osato porre un freno ai veleni. Grazie a lui, siamo l’unico paese europeo che ha messo al bando la carne sintetica. E le farine di grillo, per essere vendute, devono esporre chiaramente l’origine animale del prodotto.
CHI HA CONDANNATO L’ITALIA
È davvero inarrivabile, la perfidia razzista del suprematista bianco. Tra i suoi mille torti, ha anche questo: stando all’opposizione, non ha partecipato alla macelleria sociale inaugurata dai governi Conte-Draghi con il pretesto della sicurezza sanitaria. E prima ancora, la sua area di provenienza – reietta e auto-reclusa nell’emarginazione – non ha commesso nessuno dei reati di cui si è macchiata un’intera classe politica.
Reati sociali gravissimi: il sabotaggio della nazione, la svendita del paese. La fine della sovranità monetaria e quindi del Made in Italy. L’infinita austerity europea: meno lavoro e più tasse. Risultato: matrimoni rinviati (e addio figli). Ecco l’origine della tragedia evocata da Lollobrigida: il dramma che i suoi detrattori disonesti fingono di non vedere. Perché ne sono stati complici. E ancora oggi non vogliono emendarsi: non trovano il coraggio elementare della verità, preferendo santificare l’immigrazione.
Se fosse vivo, a rimetterli in riga provvederebbe magari un personaggio come Thomas Sankara, leader rivoluzionario del Burkina Faso. Ultimo grande martire della causa africana. Ripeteva: smettete di derubarci, e noi cresceremo in benessere. E senza bisogno di aiuti. Era pericoloso, Sankara: un virus temibile, il suo. Con gente come lui, dall’Africa non sarebbe più scappato nessuno. Per questo lo hanno ucciso. Sempre loro: gli stessi poteri criminali e privatizzatori. Quelli che ieri hanno sfasciato anche l’Italia. E oggi ispirano la lingua biforcuta degli ipocriti, il cervello buio dei mediocri che bivaccano tra le macerie della politica.
GIORGIO CATTANEO