Il 4 luglio 2023 l’atteso film Sound of freedom è uscito nelle sale americane. La pellicola, già pronta nel 2018, era rimasta accantonata per cinque anni, finché la società di produzione Angel studios è riuscita a portarla sugli schermi con un crowdfunding multi milionario. In pochi giorni l’opera del regista messicano Alejandro Monteverde è divenuta un must watch, sostenuta anche da personaggi come Donald Trump, Elon Musk, Jack Posobiec e altri noti esponenti del mondo conservatore Usa.

Ma è stato Mel Gibson colui che ha maggiormente sostenuto il film.

“Uno dei problemi più gravi ed inquietanti del nostro mondo oggi è la tratta di esseri umani. In maniera particolare il traffico di bambini. Il primo passo per vincere questo crimine è la consapevolezza. Andate a vedere Sound of freedom”, così consiglia il popolare attore americano in uno short su YouTube.

I connazionali di Gibson hanno evidentemente gradito il suggerimento. Il film sta infatti letteralmente sbancando al botteghino e ha battuto anche molti altri (sinora inarrivabili) successi del passato con incassi da record. Si parla di circa 40 milioni di dollari.

LA TRAMA DI SOUND OF FREEDOM

Il film racconta la vera storia di Tim Ballard, un ex agente governativo statunitense, interpretato sullo schermo da Jim Caviezel, che riesce a salvare dei piccoli coinvolti nella tratta di minori.

La pellicola inizia con un finto casting. Alcuni bambini vengono scelti per quello che credono essere un reclutamento di modelli per pubblicità. Sono i genitori ad accompagnare i piccoli sul luogo preposto alle prove. Lì trovano una donna che si occupa di fare le foto e di mostrar loro come camminare in passerella, posando per gli scatti. Ella tuttavia non è un agente di moda, bensì l’aggancio tra i piccoli e la rete di pedofili. I genitori che tornano a prendere i figli all’orario concordato con la signora, infatti, si recano all’indirizzo e non trovano più nessuno. Bambini e adulti sono scomparsi, vaporizzati.

È allora che il Department of homeland security (Dipartimento di pubblica sicurezza) invia Tim Ballard e colleghi alla ricerca dei criminali legati al rapimento dei bambini.

Il team parte per una missione alla ricerca di una rete di pedofili che opera tra la Colombia e gli Stati Uniti. L’incarico ricevuto dal governo prevede però solo l’arresto dei criminali adulti coinvolti e non la ricerca delle vittime. L’agente Ballard, tuttavia, durante le operazioni riesce a liberare uno dei piccoli rapiti durante il finto casting. Il bambino, riunitosi con il padre, chiede a Ballard di ritrovare anche la sorellina. A Ballard, richiamato all’ordine dal governo, viene intimato di interrompere le indagini e di ritornare a casa. Egli decide di ignorare le istruzioni, proseguendo in autonomia le ricerche della bambina scomparsa, tra trafficanti di droga e venditori di bambini. L’uomo mette più volte a serio rischio la propria vita, ma alla fine viene ricompensato con il ritrovamento della piccola.

LA VICENDA DI TIM BALLARD

Tim Ballard, agli inizi della sua carriera, aveva lavorato per la Cia prima di entrare a far parte del Dipartimento di pubblica sicurezza. Grazie a questo impiego, era riuscito a fermare e catturare molti criminali che avevano in uso materiale pedopornografico. Tuttavia l’uomo non era mai stato messo in condizione di salvare direttamente le vittime.

“Ho trascorso 12 anni della mia vita da agente speciale per il Dipartimento di sicurezza nazionale”, dice crucciato Ballard a Tyler O’Neil di National pulse: “I primi anni riuscivamo a catturare gente che possedeva e distribuiva materiale pedopornografico. Ed è lì che ho cominciato a chiedermi dove fossero i bambini. Vedevo questi video, il mio cuore andava in mille pezzi perché poi dovevo anche descriverne le scene nei report. C’è una parte in particolare nel film che mi distrugge letteralmente, ovvero quando Jim Caviezel deve fare quello che facevo io, descrivendo terrificanti scene di sesso con bambini. E quando dico bambini, intendo 5, 6 o 7 anni”.

“È nel 2012 che finalmente arriva la svolta”, continua Ballard :”Stavo lavorando a due casi diversi, uno ad Haiti ed uno in Colombia (il film si concentra sul caso della Colombia, ndr). Entrambi erano casi estremamente importanti, tuttavia mi fu detto per l’ennesima volta di tornare a casa, terminata la ricerca dei criminali. Sapevo che prendere quella gente avrebbe fatto la differenza, infatti, per la prima volta avrei salvato dei bambini. Eppure mi chiesero di tornare a casa. Ebbene, decisi di non farlo e rimasi sul posto. Questo avrebbe significato lasciare il mio lavoro. Allora chiamai mia moglie, sperando che mi dicesse di tornare a casa, visto che avevamo sei bocche da sfamare. Volevo lo dicesse perché ero un codardo, anche se sapevo che rimanere lì era la cosa giusta da fare. Lei invece mi disse di lasciare il mio lavoro e salvare quei bambini”.

Rimasto senza soldi e senza lavoro, fu Glenn Beck, autore e opinionista politico conservatore, a mettere insieme i fondi di cui Ballard e la sua squadra necessitavano per terminare le operazioni di salvataggio.

OPERATION UNDERGROUND RAILROAD

Da quell’esperienza nasce Operation underground railroad, un’organizzazione senza scopo di lucro che opera in tutto il mondo e ha condotto migliaia di operazioni di salvataggio di successo. 

Tra l’altro Tim Ballard, che crede profondamente nella condivisione come potente mezzo per sensibilizzare la popolazione, ha postato filmati piuttosto crudi ed espliciti sul suo account Instagram. Uno addirittura che mostra un raid condotto in Africa per fermare il traffico di organi.

In una recente intervista con Jordan Peterson, psicologo e saggista canadese, Ballard si rivolge con parole taglienti contro il pubblico che ancora parla di complottismo: “Adesso basta. È tutto assolutamente reale. Dietro ci sono riti di stregoneria. Prendono questi bambini, prendono i loro organi, prendono il loro sangue e lo bevono, e prendono anche i loro organi genitali. Sono cose vere. Il fatto che questo sia vero e lo abbia visto con i miei occhi non significa che noi abbiamo a che fare con complottismi vari tipo Q-Anon. Più di una volta abbiamo chiarito che non siamo legati a niente del genere“.

Come si apprende dal suo sito web ufficiale, Tim Ballard non è soltanto il fondatore di Operation underground railroad. C’è anche un’altra organizzazione chiamata The Nazarene fund che si occupa di liberare membri della comunità cristiana, o gente perseguitata per la sua religione, o infine appartenente a minoranze etniche.

I MEDIA CONTRO SOUND OF FREEDOM

Tematiche che dovrebbe unire tutti, come il traffico di esseri umani e la pedofilia, riescono invece ancora a dividere gli animi.

Molti media apertamente vicini al mondo dem, o comunque alla sfera degli anti conservatori, lamentano il fatto che la lotta alla pedofilia sia stata politicizzata. Inoltre, diversi di loro collegano il tema al mondo del cospirazionismo di tipo Q-Anon. Il quotidiano britannico Guardian, ad esempio, ha apertamente parlato del film in questi termini. Al quotidiano ha risposto dal proprio profilo Twitter il noto giornalista americano Jack Posobiec, accusandolo di inutili paranoie. Infatti, in passato, più di un canale mainstream, tra cui la Bbc, ha parlato apertamente dei crimini raccontati da Tim Ballard, quali traffico di minori, di organi e di sangue. Ma non solo. Lo stesso Guardian, ed è sempre Posobiec a dirlo, nel 2018 aveva coperto in maniera completamente diversa la storia dei bambini salvati in Colombia.

Il Guardian, però, non è rimasto solo nella sua battaglia.

Si sono uniti alla crociata contro il complottismo anche il Washington post e la rivista Rolling stonesLe due testate non solo hanno criticato Sound of freedom, ma hanno addirittura spinto un altro film, Cuties, che mostra bambine in tenera età che ballano in pose provocanti. Su Rolling stones si legge che spingere Cuties non è altro che una tattica per colpire l’ossessione dell’estrema destra per la pedofilia. Sul Washington post si legge invece che Cuties offre uno sguardo su cosa significhi davvero essere in età preadolescenziale: “È quel tipo di storia che nessuno sa raccontare bene e invece merita più considerazione. Come ci fanno sentire queste scene? Queste sono le discussioni che l’arte deve incoraggiare”.

SOUND OF FREEDOM E TRUMP

Al netto di scuse complottiste varie, la verità è che Sound of freedom è un film che piace all’area conservatrice. I media, generalmente in mano a editori ultra liberal e woke, si schierano dunque contro la pellicola con ogni possibile scusante, mentre spingono l’ideologia gender e l’ipersessualizzazione dei bambini.

D’altra parte, appoggiare il film di Monteverde significa anche appoggiare una delle più grandi battaglie di Donald Trump. L’ex presidente degli Stati Uniti non ha mai nascosto che uno dei principali obiettivi della sua amministrazione fosse quello di fermare il traffico di esseri umani. Quindi spingere Sound of freedom significa per i media anche schierarsi politicamente. E, nella loro ottica, dalla parte sbagliata.

Nel frattempo anche i cinema sembrano dare una mano al boicottaggio del film. Molti utenti hanno infatti postato sui social video in cui si lamentano del fatto che nelle sale manca l’aria condizionata. E non parliamo di una sala o due, ma di molte, moltissime location. 

MARTINA GIUNTOLI

 

 

 

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