La scure della cancel culture non si abbatte solo su Roald Dahl. Le case editrici ora assumono i sensitivity readers. Tradotto dalla neolingua: i censori.
L’editore Puffin ha recentemente ripubblicato l’opera di Dahl, prendendosi la licenza di modificare i testi originali, senza il consenso del defunto autore: niente più donne e uomini, in quanto parole considerate non inclusive, ad esempio.
Ma andiamo con ordine.
Come nasce la censura di Roald Dahl
Le attuali edizioni in inglese dei libri per bambini di Dahl, pubblicate da Puffin Books, riportano la seguente dicitura a fondo pagina del copyright: “Le parole sono importanti. Possono trasportarvi in mondi diversi e farvi conoscere i personaggi più meravigliosi. Questo libro è stato scritto molti anni fa e quindi rivediamo regolarmente il linguaggio per garantire che possa continuare a essere apprezzato da tutti oggi”.
Tali revisioni sono state effettuate a partire dal 2020 con il contributo di un’organizzazione chiamata Inclusive minds (menti inclusive), di cui parleremo tra poco, e l’ok della Roald Dahl Story Company. Sostituiscono la precedente edizione del 2001.
A ciò il Telegraph ha dedicato un’inchiesta. Il quotidiano conservatore ha trovato centinaia di tagli o casi di riscrittura sistematica: riguardano i passaggi relativi a genere, razza, peso, salute mentale o violenza. I giornalisti hanno verificato l’esistenza di 59 cambiamenti solo ne Le streghe, per dire. Ma la censura colpisce numerose opere di Dahl.
Come funziona la censura di Roald Dahl
I testi risultano letteralmente sezionati. Si aggiungono termini, se ne rimuovono altri: via tutto ciò che non è politicamente corretto, oppure gender friendly, senza pensarci troppo. Non ci sono più “uomini e donne” (men and women), ci sono persone. Non c’è più “il piccolo topolino grassottello”, ma solo “il piccolo topolino”.
Non esistono più colori, nemmeno se si riferiscono agli oggetti. Spariscono infatti “i trattori neri”, allo stesso modo in cui spariscono le “tartarughe che vengono dal Nord Africa”. Rimangono invece quelle che vengono “dal resto del mondo”.
Se prendiamo ad esempio Le streghe, molte modifiche hanno a che vedere con le donne. Il titolo in particolare ha dato problemi: la parola strega (witch) è considerata offensiva ed esiste solo al femminile. L’editore è dunque uscito dall’‘impasse aggiungendo il seguente disclaimer: “Una strega è sempre una donna, perché non esiste una cosa come una strega al maschile”. Come a scusarsi. All’interno dello stesso testo, ci sono poi modifiche che ne cambiano in maniera sostanziale il significato. La “cassiera” diventa una “scienziata di punta”, la “segretaria di un uomo d’affari” una “donna d’affari”.
La piccola e geniale Matilde, protagonista dell’omonimo romanzo, non può più leggere Kipling (troppo colonialista) ma deve dedicarsi a Jean Austen. E così via.
Il ruolo dei sensitivity readers: i censori sensibili
Come anticipato, nel fare ciò Puffin si è avvalso dell’aiuto di Inclusive minds. Tale organizzazione descrive se stessa come un “collettivo di persone appassionate di inclusione, diversità, uguaglianza, accessibilità nella letteratura per l’infanzia e impegnate a cambiare il volto della letteratura per l’infanzia”.
Come spiegato dalla Cnn, in particolare Inclusive minds ha fornito all’editore i cosiddetti sensitivity readers: i “lettori sensibili”, letteralmente. Ma i “censori” sarebbe una traduzione più aderente al reale. Si tratta di una nuova figura professionale che va affermandosi nel mondo dell’editoria, con il compito di andare a caccia di stereotipi, frasi o vocaboli considerati offensivi nei confronti di una qualche minoranza.
L’editore che oggi mette sullo scaffale della libreria un testo di Dahl dice di fare ciò per interfacciarsi con generazioni di lettori che hanno presumibilmente cambiato il loro modo di ridere e di parlare, mentre il confine tra umorismo e offesa si sarebbe notevolmente assottigliato.
La riscrittura di Dahl tuttavia è evidentemente parte di un processo di adeguamento al politicamente corretto, che ha origine soprattutto nella letteratura infantile, ma che ormai investe il mondo culturale nel suo insieme.
L’umorismo dark di Roald Dahl
Roald Dahl (1916-1990) è stato un autore britannico molto amato. La sua produzione letteraria è così ricca e diffusa che a ciascuno di noi sarà capitato di imbattersi in una delle sue storie per bambini: oltre a quelle già citate, James e la pesca gigante, Il GGG (grande gigante gentile), Gli sporcelli…
Il suo umorismo non è mai scontato, ma pungente e a volte persino un po’ dark, mentre le trame sono costellate di colpi di scena. Proprio queste caratteristiche rendono i suoi racconti adatti non solo ai bambini ma anche agli adulti.
Prendiamo ad esempio La fabbrica di cioccolato, un best seller divenuto per ben due volte anche un film di successo, nonché emblema dell’abilità di Dahl di offrire diversi livelli di lettura. Da una parte c’è l’affascinante viaggio attraverso tavolette al latte e praline. Dall’altra, la consapevolezza dolce amara che tutti i bambini caricati di frustrazioni dagli adulti finiscono per essere persone infelici.
Per raggiungere questi risultati, Dahl non è stato sempre carino nelle sue pagine. E molto probabilmente lo sapeva. Non sempre ha cercato di essere delicato, anzi: il tono spinoso e pungente gli era spesso necessario per trasmettere il suo messaggio. Eliminarne questi aspetti molto probabilmente ha danneggiato l’opera di Dahl per sempre.
Salman Rushdie e le altre reazioni
Salman Rushdie, il noto autore di Versetti satanici, ci è andato giù pesante. L’uomo, che si è trovato a vivere isolato dopo essere stato colpito da una fatwa dell’Ayatollah Khomeini e ha rischiato la vita poiché accusato blasfemia, così ha commentato: “Roald Dahl non era un angelo ma questa è solo assurda censura. Puffin Books e l’associazione di Dahl si dovrebbero vergognare”.
Il noto scrittore britannico Andrew Doyle ha lanciato un eloquente appello: “I libri di Roald Dahl sono stati censurati da Puffin. Questi non sono i libri originali. Comprate le vecchie edizioni”.
Più in generale, Anthony Horowitz ha parlato della censura da lui stesso subita a proposito di un suo personaggio nativo americano che attaccava un altro personaggio con uno scalpello: “Ho cambiato il testo ma mi ha fatto male. Non è giusto che una terza parte dica cosa si deve scrivere anche se quel che dice suona bene”. E all’Hay Festival del 2022, sempre Horowitz aveva detto: “Gli editori di libri per bambini sono i più spaventati di tutti”.
Anche i lettori del Telegraph hanno manifestato orrore, scrivendo al quotidiano inglese in risposta all’inchiesta. Questi alcuni dei messaggi che la gente ha inviato: “Io e i miei nipoti amiamo Roald Dahl, per amor del cielo, lasciate le sue opere in pace”. “Non sarà stata la persona più facile con cui aver a che fare, ma quando si parla di bambini, sapeva come trasformare la sua comunicazione”. “Io e i miei nipoti leggiamo Roald Dahl da una vita e non ci ha mai dato fastidio il suo modo di scrivere”. “Anche se non amo la sua letteratura mai mi sognerei di volerla vedere censurata”.
MARTINA GIUNTOLI