Quello che sta avvenendo in Canada ha enormi implicazioni dal punto di vista delle libertà democratiche ma pone anche una serie di questioni gravissime sul modello finanziario occidentale, sulla guerra contro il contante e sulle criptovalute.

I fatti: le proteste, sempre più partecipate, dei camionisti del “Freedom Convoy”, a cui si sono unite centinaia di migliaia di cittadini canadesi e non,  paralizzano ormai da settimane la capitale Ottawa .

In un primo momento il governo ha cercato di utilizzare le forze di polizia per bloccare i camionisti e i loro sostenitori, ma il risultato è stato fallimentare e il governo di Trudeau ha dunque pensato che fosse più utile un altro approccio, quello di prenderli per fame.

Prima, con una decisione senza precedenti, la piattaforma GoFoundMe ha sequestrato, senza alcun pronunciamento di un giudice, quasi 10 milioni di dollari inviati dai donatori, indispensabili per consentire ai “truckers” di sostenere i costi della protesta. Decisione questa che è anche destinata ad avere strascichi legali visto che due corti anche in Usa hanno aperto un’indagine per verificare gli illeciti nel comportamento della piattaforma.

Immediatamente i sostenitori della lotta del “Convoglio della Libertà” hanno dirottato le donazioni verso altri strumenti ritenuti più sicuri ed, in particolare, verso le criptovalute.

Sempre più deciso a bloccare le proteste, anche a costo di cancellare qualsiasi parvenza di Stato di diritto, il governo canadese ha deciso di congelare i conti correnti dei camionisti coinvolti nei blocchi e di sospendere l’assicurazione dei loro veicoli, il tutto in assenza di qualsiasi ordine di un giudice, e in base a “leggi speciali” non ancora approvate dal parlamento.

Ma l’aspetto più inquietante, dal punto di vista tattico, riguarda l’annuncio del governo di essere in grado di individuare e congelare le donazioni effettuate tramite criptovalute.

Il premier canadese avrebbe infatti emesso un ordine diretto alle compagne regolate dalla FINTRAC per bloccare le transazioni con almeno 34 wallet di crypto, associati al Freedom Convoy. La misura riguarderebbe 29 indirizzi  di Bitcoin, 2 di Ethereum e uno a testa per Cardano, Monero e Litecoin.

Un Wallet per criptovalute è una specie di contenitore che serve a conservare i Bitcoin o gli Ethereum acquistati su un exchange, ma anche a inviare e ricevere in modo sicuro le tue crypto, e sui wallet bloccati ci sarebbero in totale 1,4 milioni di dollari in Bitcoin.

Tuttavia non è chiaro se il governo canadese sarà davvero in grado di fare seguito alle sue minacce poichè sarà difficile sequestrare il contenuto, soprattutto se i wallet in questione non sono associati ad exchange. Sapendo di essere nel mirino delle autorità, i detentori realisticamente avranno usato dei mixer per far sparire i BTC non rendendoli tracciabili. Epica a questo proposito la replica dell’azienda Nunchuk, che offre servizio di self-custoding wallet. All’ingiunzione del giudice che intimava di consegnare i dati dei propri clienti, e di bloccarne le transazioni, ha risposto per le rime:

In ogni caso, sia che il furto governativo riesca o meno, siamo entrati in una nuova fase caratterizzata da una forma inedita di autoritarismo, con i nuovi regimi dittatoriali che non usano più il manganello fisico sui dissidenti, ma utilizzano la tecnologia per bloccare ogni forma di transizione digitale che, nella realtà contemporanea, è indispensabile alla vita materiale dei cittadini.

Ora capite perché le istituzioni finanziarie, i governi occidentali ed i media corrotti spingono da anni per l’abolizione del contante con la scusa della lotta all’evasione fiscale nonostante i maggiori evasori del pianeta siano proprio le grandi società transnazionali che il contante non lo utilizzano quasi per nulla?

ARNALDO VITANGELI

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