E’ uscito finalmente il periodico Rapporto sul Covid dell’Istituto Superiore di Sanità, la cui ultima edizione risaliva allo scorso luglio. Sembra che tale rapporto contenga molti dati interessanti, Repubblica ieri li ha analizzati e ha colto un aspetto subito assai pubblicizzato: i morti non vaccinati sarebbero molti di più rispetto quelli già inoculati.
Ma a Repubblica sembra essere sfuggito un altro dato molto più importante, che denuncia stamattina Franco Bechis dalle colonne de Il Tempo: la gran parte dei decessi imputati al Covid, fin dall’inizio della pandemia nel marzo 2020, non sarebbero affatto causati dal Covid ma da una serie di altre gravissime patologie. Una gran parte che assomma addirittura al 97%.
Secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto -riporta Bechis- solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid 19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del virus in sé. Perché tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque malattie che secondo l’Iss dunque lasciavano già loro poca speranza.
Il Covid avrebbe dunque ucciso direttamente neanche 4000 persone, molto meno di una normale influenza. Tutti gli altri erano individui di età molto avanzata e/o afflitti da numerose patologie di tale gravità, da essere a rischio di morte praticamente con ogni refolo di vento. E allora come mai ci ritroviamo con quei “130 mila morti di Covid” alla base di ogni decisione su vaccini, green pass, e restrizioni di ogni sorta, usati cinicamente come il “milione di morti al tavolo della pace” di mussoliniana memoria?
Tutto risale alle decisioni prese all’inizio della pandemia, quando “gli esperti” stabilirono che ogni positivo al tampone, poi deceduto, fosse classificato come “morto Covid”. Tutti ricordiamo i casi estremi usciti sui giornali: come quello dell’ucraino morto per annegamento, risultato positivo post mortem, e quindi conteggiato come “decesso Covid”. Nei nosocomi si effettuano anche tamponi ai deceduti per qualsiasi patologia, per poi rubricarli come Covid qualora positivi. In questo modo i numeri dei morti salgono alle stelle, è sufficiente che addirittura si rilevi la presenza del virus nelle vie aeree di una salma.
Insomma, il rapporto ISS di oggi certifica che i sospetti di tanti “negazionisti” erano in realtà del tutto fondati: basta truccare il metodo di rilevamento per manovrare i numeri in alto o in basso. Ricorda un po’ quel che accadeva per lo spread, non è vero? E come allora, siamo sicuri che Repubblica e tutto il mainstream farà finta di non accorgersene.
DEBORA BILLI