In un vecchio video, divenuto ormai super virale, l’ex presidente Cossiga, al telefono con un attonito Luca Giurato, definisce l’attuale premier Mario Draghi un vile affarista e si pente di averlo “raccomandato e quasi imposto” a Berlusconi. Nello stesso video Cossiga afferma che Draghi, se fosse divenuto presidente del Consiglio, avrebbe svenduto “ai suoi comparuzzi di Goldman Sachs” quel che resta del patrimonio pubblico italiano, cioè Eni, Enel e Finmeccanica, che ora si chiama Leonardo.

Draghi è presidente del consiglio da un anno e a quanto pare la profezia di Cossiga inizia ad avverarsi; è infatti all’ordine del giorno la vendita di un pezzo di Leonardo, la più importante azienda tecnologica italiana, e che pezzo!

Si tratta di Oto Melara e Wass, gioielli della produzione di armamenti navali e terrestri, dunque società di importanza strategica anche per la sicurezza nazionale. I più accreditati come possibili acquirenti sono i franco-tedeschi di Knds, che hanno messo sul piatto circa 700 milioni e garantito che non ci saranno tagli al personale. Al momento Oto Melara e Wass impiegano più di 1.500 lavoratori in quattro stabilimenti italiani (La Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli).

A dire la verità esiste ancora una remota possibilità che l’azienda rimanga in extremis in mani italiane.

Anche Fincantieri ha fatto un’offera per le due società ma viene giudicata “meno strutturata” rispetto a quella del consorzio franco-tedesco. Un’ulteriore possibilità potrebbe essere la separazione delle due società e la vendita a soggetti diversi; Fincantieri si prenderebbe la produzione degli armamenti navali mentre Knds quelli terrestri.

Nell’operazione entrerebbe anche la Cassa Depositi e Prestiti, che è proprietaria del 71% delle azioni di Fincantieri, e che dovrebbe fornire la liquidità per l’acquisto.

Quello che è certo è che dopo la firma del trattato del Quirinale continuano gli acquisti francesi (e tedeschi) dei nostri gioielli industriali, mentre da parte nostra l’acquisizione di aziende strategiche dei nostri partner europei continua a rimanere una chimera.

ARNALDO VITANGELI

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