Il colpo di Stato filorusso in Niger, o meglio anti occidentale, sta scatenando ritorsioni economiche e minacce di usare la forza da parte di Paesi africani fedeli ad Usa ed Ue. Ci sono anche di mezzo le forniture di uranio. Si aprirà in Africa il secondo fronte della guerra che si combatte in Ucraina fra Russia ed Occidente? Quest’ultimo deve scegliere se allargare o congelare il confitto: e segni di congelamento non se ne vedono.

Si pensava che un eventuale secondo fronte della guerra potesse aprirsi in Europa: Mar Nero, oppure Moldova e Georgia (quest’ultima non propriamente nel continente, ma ai suoi confini), o ancora Transnistria. Al momento, nubi nere ma niente tuoni e fulmini. Invece le pedine geopolitiche stanno rapidamente schierandosi in Africa, dove rullano i tamburi di guerra.

IL GOLPE IN NIGER

In Niger, la guardia presidenziale che doveva teoricamente difendere il presidente Mohamed Bazoum ha esautorato lo stesso Bazoum. Era un alleato dell’Occidente: anzi, un alleato chiave dopo i recenti colpi di Stato anti occidentali in Burkina Faso e in Mali. Lo scorso venerdì 28 luglio 2023 il generale Abdourahmane Tchiani è apparso in televisione proclamandosi capo della rivolta. Nel fine settimana, nelle strade della capitale Niamey i manifestanti che appoggiano i golpisti hanno inneggiato al presidente russo Putin e hanno assaltato l’ambasciata francese.

Il Paese è un ex colonia della Francia. Si trova nella tormentata regione del Sahel e confina fra l’altro con il lago Ciad, nel cui bacino operano organizzazioni terroristiche di stampo jihadista alle quali si teme vadano armi che l’Occidente ha donato all’Ucraina. Ospita una base militare e un migliaio di soldati statunitensi per operazioni anti terrorismo. Ospita anche circa 500 soldati francesi e una missione militare “di pace” dell’Ue.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI

Gli Stati Uniti hanno promesso aiuto al presidente deposto per ripristinare “l’ordine costituzionale”. Macron ha fatto spere ai golpisti che non tollererà attacchi contro la Francia e i suoi interessi. L’Ue ha sospeso la “cooperazione economica e di sicurezza” con il Niger. Ma soprattutto si stanno muovendo i Paesi africani filo occidentali.

L’Uemoa, l’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale, costituita da Paesi particolarmente legati alla Francia che come il Niger hanno come moneta il franco Cfa, ha adottato una raffica di sanzioni contro il Niger. Chiusura di confini e spazi aerei, congelamento di proprietà statali, sospensione delle operazioni economiche e finanziarie. Un tentativo di completo strangolamento economico.

Parallelamente – ed è la cosa potenzialmente gravida di sviluppi bellici – i Paesi africani filo occidentali dell’Ecowas hanno minacciato di intervenire in Niger. L’Ecowas è la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale. Ieri, domenica 30 luglio 2023, i leader di Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea Bissau, Nigeria, Senegal, Togo, Capo Verde hanno detto che sono disposti ad aspettare per una settimana: poi, se il presidente Bazoum non avrà nel frattempo ripreso il potere, prenderanno tutte le misure per reinsediarlo, compreso eventualmente l’uso della forza.

NIGER, RUSSIA E URANIO

Chiaro che in un caso del genere la Russia, alla quale i golpisti inneggiano, non potrà fare finta di niente. Oltre a portare avanti la guerra in Ucraina, dovrà dedicare al Niger parte delle sue energie.

Il Niger è importante sulla scacchiera geopolitica internazionale perché è il settimo produttore mondiale di uranio, indispensabile per far funzionare le centrali nucleari occidentali. La Francia ha 58 reattori e l’azienda di stato francese Orano ha miniere d’uranio in Niger. Attualmente, a quanto si sa, continuano a funzionare. Ma fino a quando, se i golpisti riusciranno a conservare il potere?

GIULIA BURGAZZI

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