“Chiunque desideri lavorare a distanza deve essere presente in ufficio per un minimo (e intendo minimo) di 40 ore settimanali o lasciare Tesla”.

Si tratterebbe di un leak, di una mail interna, di Elon Musk ai suoi dipendenti, trapelata e diffusa ai media.

Non smette di far parlare di se, insomma, il magnate canadese, probabile nuovo proprietario di Twitter: la sezione risorse umane della Tesla, secondo l’agenzia Reuters, avrebbe ricevuto circa una settimana fa la mail da parte del CEO, in cui Musk dimostra di avere poca fiducia nello smart working e di preferire la “old School” del lavoro in presenza: “Tesla ha e creerà e produrrà effettivamente i prodotti più eccitanti e significativi di qualsiasi azienda sulla Terra. Ciò non accadrà telefonando” avrebbe detto.

L’avvertimento infatti, riguarda la sezione office del colosso delle auto elettriche. i cosiddetti “white collars”, colletti bianchi, in quanto gli operai lavorano, ovviamente in fabbrica,  ” e a loro chiediamo molto di più” ha detto il canadese nella sua mail.

Insomma il lavoro a distanza non è più accettabile per Elon Musk: quello che per molti lavoratori era diventato uno dei (pochi) effetti positivi del lockdown insomma, non avrebbe una resa economica paragonabile al lavoro in presenza.

Ovviamente per molti lavoratori, potrebbe essere una comodità mantenere questa forma di lavoro da casa, evitando spostamenti, costi, e contatti e controlli magari troppo diretti con un capo ufficio troppo zelante, ma tutto sembra destinato ad avere una fine, come la pandemia, ed un ritorno alla normalità.

Che Musk non fosse un sostenitore della narrativa mainstream sulla pandemia, o almeno non del tutto, lo si era già intuito quando nel 202o quando la pandemia era da poco iniziata scrisse, in un’altra mail ai dipendenti di SpaceX, che “avevano più probabilità di morire in un incidente automobilistico che di coronavirus”.

Elogiati invece  i dipendenti di Tesla China per aver “bruciato il petrolio delle 3 del mattino” dicendo che gli americani stanno “cercando di evitare di andare al lavoro”.

“Queste persone dovrebbero far finta di lavorare altrove” ha sottolineato poi su Twitter a chi chiedeva spiegazioni.

Insomma sembra proprio che di tornare in ufficio, i dipendenti delle multinazionali non ne vogliano sapere, “fanno finta di lavorare” da remoto”, dice Musk.

La gestione dello smart working per alcune aziende americane, è stata molto diversa, c’è chi come Google ha richiesto la presenza almeno tre volte la settimana, ma la maggior parte delle aziende della Silicon Valley hanno tollerato questa forma flessibile di lavoro.

Le accuse di cialtronaggine non sono piaciute ai sindacati europei soprattutto a quelli tedeschi, pronti a dare battaglia in merito, battaglia appoggiata anche dalla concorrenza come BMW e Mercedes “Il lavoro ibrido – ha spiegato infatti un portavoce della casa di Stoccarda – è il modello di lavoro del futuro… sono possibili diverse forme, dalla presenza completa al lavoro prevalentemente a distanza”.

Sembra quindi che con la pandemia alcune classi di lavoratori, come manager, designer, tutti quei dipendenti che non svolgevano un lavoro manuale, abbiano acquisito uno status quo diverso da quello, per esempio, degli operai.

Stato che per un motivo o per un altro vogliono mantenere, vista la tenacità e le reazioni alla mail dell’imprenditore canadese.

Anche qui bisognerebbe appurare che ruolo giochi una reale paura di contagio rispetto alla volontà di mantenere gli agi di uno smart working, che elude la possibilità dell’accertamento delle reali ore lavorate di un dipendente a fronte di un salario identico rispetto a quando per lavorare ci si recava in ufficio: italianio sfaticati? Ennesimo luogo comune, come si dice “tutto il mondo è Paese”.

ANTONIO ALBANESE

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