C’è solo una spiegazione coerente per la corsa di Bergoglio a “consacrare” la Russia.

I credenti ortodossi probabilmente rimarranno imperturbabili a questo, e si può anche presumere che persino molti seguaci della chiesa cattolica romana rimarranno imperturbabili allo stesso modo,  tuttavia il  recente annuncio del Vaticano riguardante la “consacrazione” di Russia e Ucraina il 25 marzo  non dovrebbe essere preso alla leggera.

Per essere precisi, può e deve essere preso alla leggera solo in senso religioso, ma dovrebbe essere trattato con tutta la serietà e il rispetto dovuti per quanto il Vaticano conta politicamente. Avvenendo in stretto coordinamento con l’inizio della brutale campagna ad opera dell’Occidente per annientare la Russia politicamente, moralmente ed economicamente, la mossa di Bergoglio, mentre è vestito con abiti religiosi, è in realtà un gioco di potere secolare e geopolitico, puro e semplice.

La consacrazione è indissolubilmente legata a una presunta apparizione della Vergine Maria ai pastori a Fatima, in Portogallo, nel 1917, di fatto avvenuta in un modo del tutto simile una seconda volta dopo qualche decennio a Medjugorje, in Bosnia. Non è questa la sede per analizzare in dettaglio l’evento di Fatima. È sufficiente dire che è stato estremamente controverso sin dall’inizio.

L’idea su cui si costruiva la “visione” di Fatima era che il destino del mondo dipendesse misticamente dalla “consacrazione della Russia” al cuore della Vergine Maria,  altrimenti gli “errori della Russia” si sarebbero diffusi in tutto il mondo. Nel momento in cui la richiesta di consacrazione della Russia sarebbe stata avanzata dall’alto, erano gli anni della rivoluzione bolscevica. Era nelle sue fasi iniziali e il riferimento agli “errori” che la sua vittoria avrebbe potuto propagare a livello globale aveva un senso, non solo per i cattolici romani, ma per tutta l’umanità.

Il lasso di tempo e il contesto in cui è stata originariamente presentata la richiesta di consacrazione (1917) allo scopo di impedire il diffondersi degli “errori della Russia” è estremamente importante per valutare la vera natura e le probabili motivazioni dell’attuale iniziativa di Bergoglio di realizzarla proprio adesso, in questa particolare situazione geopolitica.

La rivoluzione bolscevica riuscì a consegnare la Russia all’ideologia comunista e atea, e la formazione simultanea dell’Internazionale Comunista, proprio allo scopo di diffondere gli errori che riguardavano la Beata Vergine, avrebbe ovviamente dovuto creare una minaccia chiara  che avrebbe immediatamente  innescato la consacrazione richiesta, sempre  che il Vaticano credesse seriamente nell’autenticità della narrativa di Fatima.

Invece, il Vaticano  per la maggior parte degli anni ’20 fu impegnato nel perseguire un accordo con lo stesso regime sovietico contro il quale la stessa mediatrice celeste aveva più volte messo in guardia. Il Vaticano di fatto stava offrendo la sua accettazione in cambio di aver mano libera  per annettere i resti maltrattati della Chiesa ortodossa russa perseguitata e per diffondere  liberamente il dogma cattolico romano alle popolazioni russe.

L’accordo alla fine fallì e il Vaticano assunse una posizione militante chiaramente  anticomunista e antisovietica. Successivamente vari papi fecero quelli che sembravano essere tentativi incerti e proceduralmente difettosi nel cercare di adempiere al mandato di consacrazione di Fatima, ma alla fine la maggior parte delle autorità cattoliche sostenne che tutti i tentativi di consacrazione fossero stati condotti in maniera impropria e quindi fossero falliti, deliberatamente o meno.

Sulla scia dell’“aggiornamento del concilio Vaticano II”, il non insistere troppo sulla questione della consacrazione aveva un senso politico. Mentre da un lato i conservatori della Chiesa dovevano essere accontentati con l’idea che prima o poi la consacrazione sarebbe avvenuta, considerazioni politiche pratiche (sempre prioritarie nei calcoli del Vaticano) hanno invece favorito la costruzione di un’area filo occidentale che avrebbe rimandato e accantonato il progetto (vedi il patto Reagan – Giovanni Paolo). Tali considerazioni hanno imposto che gesti evidenti e richiedenti una certa presa di posizione come quelli che sarebbero stati richiesti a Fatima,  fossero per lo meno temporaneamente accantonati.

E così è stato, fatta eccezione per alcuni innocui discorsi fatti in riferimento al contenuto del “terzo segreto” e le indiscrezioni  sulla possibile sostituzione di Suor Lucia, una delle originarie veggenti di Fatima, con un’altra suora portoghese di clausura più vicina all’attuale linea tenuta dal Vaticano nel periodo postconciliare.

Andiamo avanti velocemente all’anno 2022. Per chi non è addentro alle questioni, dovrebbe essere una sorpresa che la questione di Fatima, fino a poco tempo fa emarginata, sia diventata improvvisamente così urgente e centrale nella mente del Santo Padre:  perché Bergoglio ha così tanta fretta di ottemperare ad un rito che per poco più di cento anni è rimasto nel dimenticatoio del Vaticano?

Non bisogna essere scienziati  per rispondere a questa domanda. Non c’è alcuna urgenza religiosa. La stragrande maggioranza dei cristiani in Russia e Ucraina sono ortodossi orientali, il mumbo-jumbo cattolico romano non è nemmeno sul loro radar. Non li riguarda né li riguarderà mai minimamente. Una domanda quindi legittima potrebbe essere la seguente: cosa dà al Papa e al Vaticano il diritto di “consacrare” milioni di anime che non sono nemmeno affiliate a loro? Non sarebbe per lo meno giusto chiedere almeno il loro consenso? Probabilmente a questo punto è tardi per organizzare un referendum a riguardo nei fortunati paesi candidati perché il 25 marzo è troppo vicino, ma la pura e semplice arroganza di scegliere arbitrariamente soggetti per riti religiosi senza il loro consenso è davvero sbalorditiva. (E tipico, si potrebbe persino aggiungere.)

C’è solo una spiegazione coerente per la corsa di Bergoglio a “consacrare”. È la crisi ucraina attualmente in corso e la determinazione del Vaticano a dimostrare urbi et orbi il suo allineamento politico con l’assalto generale dell’Occidente alla Russia. È un segnale della determinazione del Vaticano finalmente, oltre un secolo dopo, di unirsi apertamente all’Occidente politico  per estirpare “gli errori della Russia” e, se possibile, contemporaneamente annientare la Russia stessa.

Una certa ironia è evidente in questa farsa che sarà presto perpetrata da una forza politica globale quale il Vaticano, una forza ormai a fine corsa, ma ancora formidabilmente di effetto, e solo mascherata da istituzione religiosa.

All’inizio, nel 1917 gli “errori della Russia” potrebbero essere stati un vero problema (in realtà erano le false dottrine dei nuovi governanti russi, piuttosto che le credenze del popolo russo ortodosso) e quelle dottrine erano davvero esecrabili non solo dal punto di vista religioso tradizionale,  ma erano tali anche  per tutte le persone rispettabili ovunque esse fossero. Ma quelli sono errori che la Russia contemporanea rifiuta completamente, avendo invece adottato molti dei valori che all’epoca in cui la Vergine di Fatima avrebbe parlato erano considerati fondamentali. Già solo questo fatto smentisce le pretese teatrali di Bergoglio.

L’altra sfacciata ironia è che è l’Occidente, con il Vaticano come suo nucleo spirituale, che deve al mondo una spiegazione per gli innumerevoli errori che sono negli anni diventati il ​​suo credo dominante. Se è necessario un rito di consacrazione per disperdere gli errori che minacciano la stabilità dell’ordine morale, Bergoglio farebbe meglio a modificare l’evento che ha fissato per il 25 marzo. Dimentichi la Russia e l’Ucraina e, se proprio deve, lo faccia per l’Occidente, Unione Europea e NATO comprese.

Lo spettacolo fissato dal Vaticano per il 25 marzo non è un esercizio religioso nel vero senso della parola. Sarà piuttosto una scena gestita da un uomo che durante il suo relativamente breve pontificato ha scavato anche le ultime  vestigia dell’insegnamento tradizionale della chiesa che ha trovato al momento della sua investitura. Se quell’uomo creda in Dio poi non è affatto una domanda irragionevole. Oggi ha molte meno divisioni rispetto al suo predecessore all’epoca in cui Stalin aveva scaltramente posto la sua famosa domanda, ma  proprio come un giocatore d’azzardo che scommette tutti i suoi denari sulla vittoria incondizionata dei nemici della Russia e dimostra in questo modo simbolicamente la sua fedeltà a loro.

Spera di contare qualcosa  nell’ignominioso ordine mondiale che è stato progettato grazie all’empia coalizione di cui la sua istituzione corrotta è diventata membro integrante. Sfortunatamente per lui, potrebbe aver puntato troppo e male il suo denaro. Chi se ne intende scommette  che quando verranno distribuite le ricompense per i vari servizi resi, e il romano pontefice aspetterà la sua, sarà scaricato senza tante cerimonie come nel corso dei secoli lui stesso aveva scaricato il Signore, di cui insolentemente  diceva di essere il vicario terreno.

di Stephen Karganovich, traduzione Martina Giuntoli

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