Se le cose precipiteranno in Ucraina, fra nove settimane l’UE avrà finito il gas: infatti quest’anno gli stoccaggi di gas sono ai minimi. Le forniture provenienti dalla Russia sono ridotte per via delle tensioni in Europa orientale. I prezzi, conseguentemente, sono stellari.

La politica degli Stati Uniti con la Russia non ha tenuto conto degli interessi commerciali dell’UE, per la quale il gas russo è vitale. E anche se il gas russo le è indispensabile, la UE non ha saputo differenziare la sua politica nei confronti della Russia rispetto a quella degli Stati Uniti. In questo quadro, a chi chiede il gas la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen? Lo chiede al presidente degli Stati Uniti, Biden. Come se lo chiedesse al papà.

Le scelte politiche di von der Leyen per porre rimedio alla situazione alla tragica situazione del gas si riassumono in un suo tweet.

Tuttavia gli Stati Uniti  – lo si sa da un pezzo – non hanno abbastanza gas per darlo all’UE. O forse ne hanno un pochino, a patto che noi lo strapaghiamo.

Ursula von der Leyen può trovare altrove il gas che all’UE serve come il pane? Risposta breve: con ogni probabilità no, anche se sta andando in giro per il mondo a cercarlo con il cappello in mano. In questo momento, a livello globale, di gas disponibile ce n’è ben poco. Morale della favola: per fare un piacere in politica estera agli Stati Uniti, l’UE si spara nei piedi (ma si potrebbero usare altre espressioni) e soprattutto spara nei piedi ai suoi cittadini.

La UE ha chiesto gas all’Azerbaigian, che può darne un po’ come “pronto soccorso” attraverso il gasdotto TAP: ma può darne solo un po’, a meno di non stipulare contratti a lungo termine. Implicito ma importantissimo: si tratterebbe di stipulare i contratti a lungo termine ora, tenendo conto dei prezzi stratosferici attuali.

E poi, l’UE ha chiesto gas alla Norvegia, che però ha già aumentato nei mesi scorsi le forniture senza che qui nell’UE ne sentissimo granché beneficio. E ci si domanda quanto altro gas potrebbe ancora dare. Si è rivolta al Qatar, che potrebbe mandarlo via nave, sotto forma di gas liquefatto da rigassificare in un terminal.

Andrebbero messi in contro i costi di liquefazione, trasporti e rigassificazione, ma non è l’unico particolare doloroso. A Norvegia e Qatar, l’UE ha proposto di fare uno “swap contract”. Significato: ottenere quantitativi di gas destinati ad altri mercati. Ovvero, per avere “swap gas” l’UE dovrebbe convincere qualcuno a rinunciare alle sue forniture.

Magari, se le cose dovessero andar male, il piumone della nonna per i cittadini UE potrebbe rivelarsi più risolutivo.

GIULIA BURGAZZI

Visione TV è stata censurata e penalizzata per 90 giorni su Facebook. Invitiamo tutti a iscriversi al nostro canale Telegram!

AIUTACI A FARE LUCE DOVE REGNA L'OMBRA

2045 SOSTENITORI MENSILI ATTIVI
OBIETTIVO 3000

FAI UNA DONAZIONE ADESSO
Mensile | Una Tantum