L’Occidente ha fatto fallire i colloqui di pace fra Ucraina e Russia che si tennero ad Istanbul nel marzo 2022. Esistevano buone possibilità di concordare un cessate il fuoco, tra le due parti, ma Stati Uniti e alleati hanno ritenuto preferibile mantenere un approccio “più aggressivo”.
Fin qui la recentissima rivelazione dell’ex primo ministro israeliano Naftali Bennett. Si può tuttavia aggiungere un elemento.
All’inizio della guerra, le truppe russe erano nei sobborghi di Kiev. Si ritirarono proprio in coincidenza con la fase promettente dei colloqui di pace. Se il ritiro da Kiev, com’è verosimile, discendeva dai nascenti accordi che poi l’Occidente fece fallire, non c’è da meravigliarsi che ora l’Occidente debba aver paura della Russia. Ma andiamo con ordine.
BENNETT: “L’OCCIDENTE HA FATTO FALLIRE I COLLOQUI”
La rivelazione che la pace, o almeno la tregua fra Ucraina e Russia, era ad un passo è all’interno di una fluviale intervista – cinque ore – concessa domenica 5 febbraio 2023 dall’allora primo ministro israeliano Naftali Bennett all’emittente israeliana Channel 21. L’intervista è in ebraico. Chi volesse, la trova in versione integrale su Youtube.
Esistono vari riassunti in inglese della parte relativa ai colloqui di pace. Ad esempio, quello di Ians, un’agenzia giornalistica indiana.
In estrema sintesi, Bennett ricorda come il suo governo scelse una linea di neutralità rispetto al conflitto. Per questo lo stesso Bennett e un suo ministro, di madrelingua russo, furono i primi politici occidentali ad incontrare Putin dopo lo scoppio della guerra. Ne nacque un tentativo di mediazione effettuato in coordinamento con Stati Uniti, Francia, Germania. Risultati ottenuti: Zelensky era pronto a rinunciare all’adesione dell’Ucraina alla Nato, che fu il casus belli delle ostilità; Putin era pronto a rinunciare alla smilitarizzazione dell’Ucraina, che era la sua richiesta iniziale. La pace sembrava a portata di mano. L’Occidente preferì che la guerra continuasse.
IL RITIRO DEI RUSSI DA KIEV
Considerando, com’è ovvio, solo i fatti pubblicamente noti, l’intervista i Bennett conduce verso i colloqui di Istanbul. In quella sede, il 29 marzo 2022, si parlò proprio di qualcosa di molto simile a ciò che l’ex primo ministro riferisce e la Russia promise di ridurre l’attività militare nella zona di Kiev e Chernihiv per edificare la fiducia reciproca e per creare le condizioni adatte al prosieguo dei colloqui.
Il ritiro dei russi dai sobborghi di Kiev effettivamente avvenne in quei giorni. I grandi media preferirono scrivere che le truppe russe erano state scacciate.
Però dopo il 29 marzo 2022 i colloqui di pace non ripresero. Si disse che era molto difficile discutere di pace con la Russia dopo il massacro di civili a Bucha. L’intervista di Bennett chiarisce che non c’entra niente Bucha, un massacro sul quale peraltro gravano pesanti dubbi. C’entra invece la precisa scelta dell’Occidente di mantenere un approccio più aggressivo.
Nel frattempo tuttavia la Russia, rispettando le promesse fatte durante i colloqui, si era ritirata da Kiev. Se davvero i fatti sono andati così, se davvero l’Occidente ha avuto con la Russia un comportamento del tipo “passata la festa, gabbato lo santo”, è difficile immaginare come sarà possibile costruire quel minimo di fiducia reciproca indispensabile per imbastire qualsiasi trattativa.
GIULIA BURGAZZI