
Lago Maggiore, il Mossad: pace in Ucraina, missione segreta coi russi?
Una missione segretissima e pericolosa, finita in tragedia. Coordinata da Israele e condotta in Italia, all’insaputa degli Usa. Obiettivo: arrivare alla pace in Ucraina. Perché Israele? Perché un terzo della popolazione israeliana ha anche la cittadinanza russo-ucraina. E che cosa c’entra l’Italia? Per via del Lago Maggiore: affollatissimo di miliardari russi, presumibilmente in contatto con l’establishment del Cremlino.
Autore della singolare ricostruzione è un reporter del livello di Franco Fracassi. Questa versione, in effetti, potrebbe spiegare cosa ci facessero, sulla “house boat” colata a picco il 28 maggio nelle acque del Verbano, tra Lisanza e Arona, oltre 20 agenti d’intelligence – italiani e israeliani – più un funzionario di Palazzo Chigi.
IL NAUFRAGIO DEI MISTERI
Missione teoricamente sgradita alla Casa Bianca? Il dettaglio – ipotizza Fracassi – potrebbe persino spiegare la fatale anomalia del meteo: cioè l’improvvisa comparsa della tromba d’aria, non annunciata da nessuna allerta e scatenatasi solo in quel tratto di lago. La burrasca ha rovesciato lo scafo dell’imbarcazione, causando quattro morti e svariati feriti.
Tempesta a comando? Sulla carta non lo si può escludere, afferma Fracassi: si tratta di una tecnologia oggi esistente, di cui gli Stati Uniti sono in possesso. Il giornalista lo illustra nel suo ultimo saggio, “Next”, nel quale esplora le sconcertanti frontiere, quasi fantascientifiche, ormai raggiunte dalla Darpa: l’impenetrabile agenzia del Pentagono che sviluppa armamenti non convenzionali.
TROMBA D’ARIA A COMANDO?
Dalla “polvere intelligente” al “potere della mente”. E inoltre: il pieno controllo della potenza della natura, manipolabile alla bisogna. Tutte armi invisibili e impensabili, anche biologiche: «Produzione di nuovi virus e nuovi batteri», oltre che di super-soldati e molto altro ancora. La Darpa, riassume Fracassi, è l’agenzia di ricerca scientifica più potente e più all’avanguardia, oggi, nel mondo. «Gestisce un budget faraonico e paga alcuni dei migliori scienziati».
Nel cuore profondo del Pentagono, da settant’anni «si adopera per trovare sempre nuove macchine di morte». E senza porre limiti alla fantasia: «Non importa quanto siano distruttive per l’uomo e per il pianeta Terra. L’unica cosa che conta è garantire il primato militare degli Stati Uniti». Affondare un battello in navigazione, scatenando un fortunale violentissimo? «Facile: si potrebbe usare un’emissione d’onda via satellite, localizzata millimetricamente e magari amplificata a terra dalla rete 5G. Sempre impiegando i satelliti, è possibile colpire – con un fulmine – anche una singola persona».
COLPITO IL MOSSAD
Disastro provocato? Semplice ipotesi, sia chiaro: finora, le indagini sono rimaste in superficie. E lo si può anche capire, date le caratteristiche dei naufraghi: uomini e donne dell’intelligence. Italiani dell’Aise e israeliani del Mossad. Tratti in salvo, alcuni ricoverati. E tutti, comunque, fatti sparire nel nulla. Gli stranieri subito decollati con un volo speciale, diretto a Tel Aviv.
Dramma purtroppo mortale, invece, per quattro persone. Due gli agenti italiani: Claudio Alonzi e la collega Tiziana Barnobi. Poi un’altra donna: Anya Bozhkova, moglie dello skipper (attenzione: russa). E infine Shimoni Erez, alto dirigente del Mossad. Ufficialmente in pensione, ma – ricorda Fracassi – per certe funzioni ancora in servizio: al funerale i colleghi hanno spiegato che, in Italia, non si era trattenuto solo per fare una gita in barca.
GLI ELICOTTERI DI LEONARDO
Ecco dunque un primo indizio solido: sul Lago Maggiore, il Mossad aveva spedito uno dei suoi uomini migliori. Il fidato e super-esperto Erez. Per fare che cosa, in compagnia degli 007 italiani? Suggerimento elementare, immediato: «A due passi dalle rive del Verbano c’è la sede di Leonardo Elicotteri», spiega Fracassi, alludendo allo stabilimento di Samarate (Varese).
«Magari c’era in ballo una collaborazione per progetti comuni, inerenti lo sviluppo bilaterale dell’elicotteristica. Oppure – aggiunge Fracassi – Israele è interessato all’acquisto di velivoli italiani. Strana, però, l’assenza – accanto agli 007 – di specialisti militari». Al loro posto, sullo sfortunato natante (“Good… uria”, il suo nome) si era invece imbarcata una persona qualificatasi come funzionario della Presidenza del Consiglio. Curioso, no?
MOTTARONE: VITTIME ISRAELIANE
Meno insolita – anche per via degli stabilimenti Leonardo, oltre che di vari laboratori di importanza strategica – è la presenza di israeliani, in quell’area. Peraltro, appena due anni fa, lo stesso Fracassi ricorda che furono proprio loro, i cittadini dello Stato ebraico, le principali vittime della tragedia del Mottarone, sopra Stresa, sempre sul Lago Maggiore.
Una vera e propria sciagura: in tredici morirono sul colpo, per il distacco di una cabina della funivia. Era il 23 maggio 2021. Particolarmente straziante la sorte del piccolo superstite Eitan Biran, rimasto orfano dei genitori e dei nonni (Cohen, il loro cognome). Sottolinea Fracassi: si tratta di una famiglia che in Israele è molto influente.
COHEN: UN NOME IMPORTANTE
Quei Cohen, infatti, hanno direttamente a che fare con la nascita della compagnia aerea di bandiera, la El Al. E il loro più illustre antenato, Eli Cohen, è considerato un eroe nazionale: infiltratosi in Siria al tempo delle guerre arabo-israeliane, riuscì a neutralizzare l’aviazione siriana. Una volta smascherato, fu poi impiccato a Damasco nel ’65.
Per la seconda volta, dunque, l’area del Verbano si è trasformata in una tomba per esponenti di spicco del potere israeliano. Una coincidenza che può far pensare a qualcosa di diverso, rispetto alla fatalità? La cabinovia in panne, l’imbarcazione che si capovolge: qualcuno ce l’ha con Tel Aviv? E perché colpire proprio in Italia gli uomini del Mossad?
MILIARDARI RUSSI SUL LAGO
Una possibile risposta – ipotizza Fracassi – la si potrebbe trovare esattamente lì, sulle sponde turistiche del grande lago italo-svizzero su cui si specchiano le Isole Borromee. «Negli scorsi anni, decine di lussuose ville sono state acquistate da russi facoltosi, quelli che la stampa maistream chiama “oligarchi”».
«In realtà sono semplicemente uomini d’affari molto ricchi. Che potrebbero rivelarsi un canale di comunicazione – discreto e non ufficiale – con il Cremlino». Un canale alternativo a quelli istituzionali: lontano dai consueti tavoli di trattative, come quelli turchi. E anche al riparo dall’occhiuta sorveglianza della Cia.
TEL AVIV VUOLE LA PACE
Non sorprenderebbe, l’eventuale attivismo diplomatico di Israele sul fronte del conflitto ucraino. «La componente russo-ucraina in Israele è molto influente, anche a livello elettorale: logico, quindi, che proprio il governo di Tel Aviv possa adoperarsi con convinzione per una soluzione di pace».
Non a caso, finora, gli israeliani sono rimasti piuttosto prudenti, a livello ufficiale: sempre cauti, riguardo alla guerra in corso nel Donbass. «E di fatto – sintetizza Franco Fracassi – sono l’unico soggetto che potrebbe davvero chiudere il contenzioso tra Kiev e Mosca in senso negoziale, per arrivare finalmente a un cessate il fuoco».
IL NETWORK EBRAICO
Lo stesso “inventore” di Zelenzky, l’onnipresente faccendiere ebreo Igor Kolomoisky, oltre a quella ucraina possiede anche la cittadinanza israeliana. Un analista indipendente come il russo Dmitry Koreshkov, acuto osservatore del potere moscovita, fa notare il ruolo – accanto a Putin – del rabbino Alexandr Boroda, capo della comunità ebraica in Russia. Un uomo a metà strada tra il Cremlino, Kiev e Gerusalemme. Per inciso: ha invitato a non condannare l’intervento militare russo.
E gli italiani? «Potrebbero aver deciso di collaborare con Israele – osserva Fracassi – se l’eventuale tentativo di negoziato fosse partito da Tel Aviv. Ed è proprio in Italia (sul Lago Maggiore, per l’appunto) che risiedono quei “paperoni” russi, evidentemente ritenuti in grado di fare da ambasciatori presso l’entourage di Putin».
SI MUOVE IL VATICANO
Non solo: l’Italia è anche il paese del Vaticano. E Papa Bergoglio ha appena incaricato un peso massimo come il cardinale Matteo Zuppi, capo della Cei, di tentare la strada della trattativa tra russi e ucraini. Poi forse è anche impossibile non notare certe sottigliezze. Non è eccessiva, in fondo, la profusione di pubblico affetto che Giorgia Meloni riversa su Zelensky, tra baci e abbracci, ben oltre il protocollo?
In altre parole: tanta ostentazione (“Ucraina o morte”) potrebbe forse servire a nascondere l’appoggio – sotterraneo – a una trattativa già in corso? Un tentativo magari coordinato proprio dal network ebraico internazionale, rispetto al quale Israele funge da supremo garante. E quindi: qualcuno ricorre anche a parole roboanti, per allontanare l’attenzione dalla vera partita in corso? Forse vale anche per le ultime esternazioni “guerrafondaie” di Draghi, apparse francamente eccessive: erano sincere o, pure quelle, funzionali all’ipotetico copione della dissimulazione?
UN ENIGMA CHE SCOTTA
Al di là degli atteggiamenti di facciata, dunque, l’Italia starebbe supportando (sottobanco) un inconfessabile piano di pace, avversato dai falchi di Washington? Non possiamo saperlo. Unica certezza: quei 23 agenti segreti non erano sul Lago Maggiore per una semplice festa di compleanno. Inoltre: siamo sicuri che a travolgerli sia stata davvero un’onda anomala di origine naturale? E se invece i malcapitati fossero stati deliberatamente colpiti, con armi atmosferiche misteriose, da qualcuno che voleva fermarli?
In quel caso, il risultato sarebbe stato doppio. Intanto, annegare (letteralmente) il possibile negoziato. E soprattutto: lanciare un avvertimento esplicito, minaccioso. Ovvero: se provate a cercare la pace, potete rimetterci la pelle (chi tocca, muore). Interpretazione plausibile? Ogni ipotesi è legittima, ribadisce Fracassi, quando la verità resta lontana, come in questo caso. Protetta da una nebbia fittissima, forse per nascondere qualcosa che scotta. E che può costare la vita: persino a un super-agente del Mossad.
GIORGIO CATTANEO