
La seconda guerra fredda è arrivata: verrà combattuta a colpi di supply chain
Stiamo per sperimentare la mappa della catena di approvvigionamento più drammatica e imprevedibile che abbiamo vissuto dalla seconda guerra mondiale.
Se le ramificazioni internazionali del conflitto Russia-Ucraina continuano a intensificarsi, allora ci troviamo di fronte a una reale possibilità di un’economia globale biforcata, in cui le alleanze geopolitiche, i flussi energetici e alimentari, i sistemi valutari e le rotte commerciali potrebbero dividersi.
Durante la prima guerra fredda il mondo era tutt’altro che piatto. C’erano due mondi: l’Oriente e l’Occidente. Quello stesso assetto viene ricreato adesso proprio mentre stiamo parlando e, con esso, le aziende occidentali inizieranno a spostare l’approvvigionamento via da oriente e verso gli stati occidentali e neutrali. L’integrazione economica nordamericana diventerà una nuova priorità. Il trasporto di superficie attraverso il continente eurasiatico diventerà sempre più complesso e anche non sempre possibile.
Intere catene di approvvigionamento verranno riscritte, con nuove fonti e nuovi partner, il tutto nell’interesse della sicurezza aziendale e nazionale. Ciò creerà un’enorme volatilità e imprevedibilità.
Le aziende daranno la priorità ai fornitori in grado di fornire forniture coerenti e affidabili, probabilmente dando loro un bonus. Alla fine, tali costi verranno trasferiti ai consumatori sotto forma di prezzi più elevati.
Mentre i prezzi diventeranno un fattore importante per i consumatori, i marchi che offrono una serie di scelte disponibili in modo coerente e prevedibile avranno il potere di determinare i prezzi.
I futuri vincitori di questa guerra di mercato saranno le società che effettueranno investimenti nell’infrastruttura della catena di approvvigionamento e in luoghi di produzione affidabili e vicini all’occidente.
I ruoli di analista delle catene di approvvigionamento diventeranno i lavori più importanti del prossimo decennio, apprezzati da aziende, consulenti e persino da Wall Street per la capacità di interpretare, analizzare e prevedere interruzioni e rischi presenti in un nuovo ordine mondiale. Quegli stessi analisti si ritroveranno reclutati dalle organizzazioni di sicurezza nazionale, intelligence e difesa, poiché i conflitti futuri sorgeranno in gran parte dal desiderio di controllare i materiali e la produzione.
Saranno accelerati i nuovi investimenti nelle tecnologie della catena di approvvigionamento e nell’automazione, così come la preferenza per il near-shoring e l’approvvigionamento domestico.
I modelli di dati storici, basati sulle tendenze del mercato del trasporto merci, diventeranno meno rilevanti in futuro. Le aziende con catene di approvvigionamento dinamiche richiederanno dati e previsioni aggiornati costantemente man mano che nuove informazioni e set di dati saranno disponibili.
La crisi ucraina è forse la fine del preambolo di una lunga storia di conflitti geopolitici, economici e militari tra Oriente e Occidente nella cosiddetta seconda Guerra Fredda. Ora la trama si infittisce. Attori come Russia e Cina stanno preferendo l’egemonia regionale rispetto all’integrazione globale: vedremo come si evolvono le cose più avanti nei Paesi baltici e nel Mar Cinese Meridionale, per non parlare del Medio Oriente e del grande Pacifico.
La globalizzazione guidata dall’Organizzazione mondiale del commercio ha richiesto decenni, ma ha subìto un’accelerazione quando la Cina è entrata nel 2000. Il disaccoppiamento globale – se si arriva a questo – e una più stretta integrazione socioeconomica regionale richiederanno decenni, e il ritmo del cambiamento varierà, a volte velocemente e a volte impercettibilmente.
Di Tyler Durden, traduzione Martina Giuntoli