Mentre l’agenda gender avanza, Putin le oppone un secco niet.

Con un disegno di legge presentato il 19 ottobre 2022 alla Duma, si propone che gli stranieri che propagandano valori non tradizionali nei confronti di adulti e bambini, in Russia, rischino una multa salatissima e persino l’espulsione dal Paese.

Quello che per i benpensanti del mondo woke costituirà senz’altro un attacco frontale ai diritti del mondo Lgbt, in realtà pare colpire solo la propaganda, mentre non tocca la libertà personale. Inoltre il provvedimento protegge piccoli e meno piccoli.

Si apprende dall’agenzia Tass:

È stato presentato alla Duma di Stato un disegno di legge che vieta la propaganda di relazioni sessuali non tradizionali in media, internet, pubblicità, libri e film.

Il capo del Comitato per la politica dell’informazione della Duma, Alexander Khinshtein, ha dichiarato che il progetto di legge è stato sponsorizzato da 390 legislatori, tra cui il presidente della Camera Vyacheslav Volodin.

Il documento vieta la propaganda di relazioni non tradizionali, pedofilia e visualizzazione di informazioni relative al tema Lgbt nonché informazioni che incoraggiano la transizione di genere tra gli adolescenti, su internet, nei media, nei libri, nelle piattaforme audio e visive, nei film e nelle pubblicità.

Il disegno di legge introduce anche un meccanismo che limita l’accesso dei minori alle informazioni Lgbt sui servizi a pagamento. In particolare, richiede che gli utenti inseriscano codici o compiano altre azioni per confermare la loro età. Inoltre, il documento suggerisce di vietare ai servizi audio e visivi di diffondere informazioni dannose per la salute e lo sviluppo dei bambini.

E ancora:

I cittadini stranieri coinvolti nella propaganda di relazioni sessuali non tradizionali saranno espulsi dalla Russia e multati fino a 400.000 rubli (6.500 dollari).

Il disegno di legge propone di punire la propaganda di valori non tradizionali tra gli adulti, anche su internet, con una multa amministrativa da 100.000 a 200.000 rubli (1.600-3.200 dollari) e la successiva espulsione dalla Russia. Un reato simile, che coinvolge i minori, dovrebbe comportare una multa da 200.000 a 400.00 rubli (3.200-6.500 dollari) e l’espulsione dal Paese.

Chissà cosa penserebbe del provvedimento Christy Wade, una mamma statunitense che durante un recente consiglio scolastico ha gridato pubblicamente il proprio sdegno.

La donna ha trovato tra i testi presenti in uno scaffale dell’aula del suo bambino, frequentante la seconda media, un libro dai contenuti sessuali molto espliciti: con un linguaggio semplice e apparentemente amichevole, si invita all’autoerotismo come esercizio propedeutico al “sesso tra ragazzo e ragazzo”. Niente di male nel sesso tra ragazzo e ragazzo, ovviamente, ma che nelle scuole si invitino i 12enni a masturbarsi per prepararsi al passaggio successivo, con messaggi più o meno impliciti come libri lasciati in giro per le aule, magari è un po’ diverso.

La Wade, dopo l’esperienza vissuta a scuola, ha deciso di rendere pubblica la storia.

Ha preso parte ad una puntata del popolare programma di Fox News Primetime, condotto da Jesse Watters (vedi video allegato all’articolo).

In tale occasione la Wade si è presentata sullo schermo insieme a un’altra mamma, Brooke Weiss.

Entrambe le donne sono note attiviste di Moms for Liberty, un’associazione statunitense che si propone il nobile fine di proteggere i diritti genitoriali.

Bambini e famiglia infatti negli Usa oggi ricevono un costante attacco da parte delle politiche ultra “liberali” internazionali.

Queste ultime, giorno dopo giorno, spesso nell’indifferenza generale, stanno scardinando il concetto di famiglia, da un lato, e dall’altro i diritti costituzionalmente garantiti.

Moms for Liberty vuole quindi tutelare non solo i genitori ma tutto quello che gira attorno al concetto di famiglia.

Le parole della Wade nei confronti degli insegnanti sono state davvero dure:

Chiunque scelga di mettere questo tipo di contenuti su di uno scaffale in un’aula di bambini del settimo grado [cioè seconda media, nell’ordinamento americano] o è un cattivo insegnante o è un pedofilo.

La donna ha inoltre denunciato che i risicati due minuti, a sua disposizione per l’intervento davanti al consiglio scolastico, sono trascorsi nel silenzio generale.

Non si sa se per indifferenza o per conformismo. Poco cambia.

Rimane il fatto che mentre un tempo guardavamo a queste notizie con un certo distacco, oggi invece dobbiamo velocemente realizzare che la propaganda gender non è più solo un affare estero.

Anche nelle scuole italiane si stanno introducendo criteri gender correct, con il rischio che la non accettazione della mera propaganda venga rivenduta come spicciola omofobia.

Il Corriere della Sera ha pubblicato recentemente una lista di istituti pubblici di istruzione superiore che prevedono la cosiddetta carriera alias.

Si tratta di un normale corso di studi a cui viene applicato un protocollo che vuole permettere anche agli studenti che si percepiscono come “diversi” di sentirsi a proprio agio.

Le motivazioni citate sono sempre le stesse: inclusione, benessere psicologico, libertà personale, paura del bullismo.

La carriera alias inoltre, riguardando spesso alunni minorenni, si basa su un patto di riservatezza tra le varie parti in causa.

Lo studente, l’istituzione scolastica e la famiglia possono concordare pronomi di genere ritenuti più appropriati allo status dello studente (ogni istituto coinvolto declina ciò in base a un proprio regolamento interno).

E addirittura, se l’edificio lo permette, si può richiedere che sia dotato di aree “sicure” come spogliatoi o bagni gender.

Però, se da una parte questo non garantisce che gli episodi di bullismo finiscano, al contempo espone gli altri studenti alla pressione di una costante propaganda.

Quanto la questione sia conosciuta in Italia non si sa; di certo non molto.

Ancora meno numerosi sono i genitori che si palesano alle autorità competenti, chiedendosi e chiedendo se sia giusto e formativo che la scuola si occupi di una sfera così personale.

Tuttavia, quanto i genitori accetteranno la cosa e lasceranno correre, sarà un fattore determinante nella diffusione della questione gender a scuola e più in generale in Italia.

MARTINA GIUNTOLI

 

 

 

 

 

 

 

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