Man gave names to all the animals, in the beginning”, cantava un Bob Dylan in versione biblica, nel 1979, durante la sua fugace esperienza religiosa cristiano-evangelica. Suggestione potente e piuttosto antica, che risale all’ermeneutica ebraica della Genesi: il Gan-Eden elevato a simbolo dell’intero pianeta. Un giardino, le cui chiavi vengono consegnate al nuovo abitante della Terra: signore assoluto, tra i mortali, dell’orbe terracqueo.

Che cosa sappiamo, esattamente, delle nostre vere origini? I paleontologi raccomandano prudenza: l’ultima recentissima scoperta fossile – il russo Homo di Denisova, cugino siberiano di altri sapiens sparsi in tutto il mondo ma dotato anch’esso di Dna proprio, distinto cioè dal corredo genetico dai quasi-consimili – lascia supporre la possibile comparsa di più antenati, non identici tra loro, praticamente in ogni continente.

DALLE ORIGINI A GILGAMESH

Cautela anche dagli astrofisici: che cosa conosciamo, davvero, dell’esatta origine dell’universo? Temi affascinanti. Tra le pietre miliari dell’ultimo periodo, le acquisizioni della geofisica: circa 12.000 anni fa, il pianeta è stato letteralmente sconvolto da una pioggia cometaria. Un vero e proprio cataclisma, che – fra le altre cose – avrebbe prodotto tsunami e alluvioni catastrofiche, al punto da cambiare i connotati alla geografia terrestre.

Molti studiosi invitano a considerare certi testi antichi come la probabile testimonianza di eventi remoti e realmente accaduti. Agli appassionati non sfugge un dettaglio: il famosissimo Noè biblico potrebbe essere semplicemente il calco del precedente Noè sumero, Utanapištim, di cui parla diffusamente – ben prima dell’Antico Testamento – l’Epopea di Gilgamesh, poema che risale addirittura al XIX secolo avanti Cristo.

UN’ÉLITE PRE-DILUVIANA?

Diluvio universale, dunque? Sì, confermano oggi i geofisici: qualcosa del genere. È il tema di fondo (il possibile grande antefatto) che sovrasta “L’altra Europa”, libro-testimonianza di Paolo Rumor, nipote del cinque volte premier Mariano Rumor e figlio dell’ex braccio destro di monsignor Montini, futuro Paolo VI. Proprio lui, Giacomo Rumor, raccolse una clamorosa confidenza: saremmo governati da un’élite-ombra, di origine pre-diluviana.

Sconcertante? Eccome. Tanto più se si pensa alla fonte dell’esternazione: sua eccellenza Maurice Schumann, tra i fondatori del gollismo. Insieme a Giacomo Rumor (che rappresentava il Vaticano) era tra quanti – mentre ancora non era finita la Seconda Guerra Mondiale – già progettavano l’attuale Unione Europea. Una bazzecola, comunque, visto che quel network segreto avrebbe controllato ogni tappa essenziale dell’umanità, almeno nell’area euro-mediterranea e mediorientale.

DOGMA: L’ABIURA DI GALILEO

Vanterie, quelle di Schumann? Ricostruzioni iperboliche? Testualmente, quei tizi (“La Struttura”, formatasi in Mesopotamia e poi trasferitasi in Egitto) avrebbero dato via a regni e imperi. Avrebbero generato opportune credenze e creato all’occorrenza religioni, dosando la diffusione del sapere. Il primo a restarne sbigottito è proprio Paolo Rumor, il cui libro è stato letteralmente silenziato: come se avesse infranto un segreto inconfessabile.

Conoscenze rigorosamente pilotate? Era il 1633 – l’altro ieri, praticamente – quando Galileo fu costretto ad abiurare, sconfessando la teoria copernicana. Nemmeno quattro secoli fa, era ancora proibito affermare quanto gli antichi invece conoscevano benissimo: e cioè che è la Terra, a orbitare attorno al sole. Come dire: perché stupirsi, se oggi siamo letteralmente assediati dall’autoritarismo dogmatico di chi pretende di allinearci alla “teologia” gretina?

LA LEGGE DI DAVOS

Corsi e ricorsi: qualcuno – dietro le quinte – ha sempre stabilito che cosa dovessimo credere vero? Dalla Struttura di Rumor agli “scienziati” di Davos, il passo sembra brevissimo. E come ai tempi del Sacro Romano Impero, l’epicentro del problema pare essere ancora il medesimo, cioè l’Europa. L’unico continente – come sottolinea Ilaria Bifarini – che si sta candidando a perdere il treno del futuro, inchiodato mani e piedi alla follia “green”.

Ormai, fanno notare con amara ironia Augusto Bassi e Andrea Tosatto, proprio il colore verde – bellissimo – è diventato sinistro: sinonimo di sciagurata costrizione, a cominciare dal Green Pass. Disperatamente inutile, l’attuale tecnologia energetica green: lo assicura il professor Franco Battaglia. Il fotovoltaico, spiega, è la bufala del secolo. Inefficiente, costoso, dannoso. Ridicolo come l’auto elettrica. Eppure, incontestabile: tabù.

BILL GATES: OSCURIAMO IL SOLE

Siamo sempre a Galileo? Parrebbe. O meglio: dopo una breve “ricreazione” (il boom del dopoguerra, i grandi progressi sociali e democratici) stiamo tornando a bomba verso un avvenire che ha l’aria di essere antichissimo, soffocato da tenebre artificiali di origine nebbiogena. Un po’ come il reticolo che offusca i cieli grazie al rilascio quotidiano degli aerei, mentre l’ineguagliabile Bill Gates annuncia – senza giri di parole – di voler proprio schermare il sole.

Dramma nel dramma, le condizioni di salute – realmente pessime – dell’ecosistema terrestre. Il problema ha un nome ancora novecentesco: inquinamento. Nulla a che vedere con il clima, eternamente soggetto a variazioni cicliche e anche repentine. Il guaio sono i veleni, vomitati ovunque: nell’aria, nell’acqua, nei suoli. Il tasso di fertilità è crollato, con l’uso dei pesticidi. E gli scarichi industriali hanno fatto il resto.

LA TERRA AVVELENATA

Secondo una proiezione particolarmente cupa – avverte il professor Stefano Mancuso, eminente botanico – entro il 2070, dai nostri mari potrebbero sparire i pesci. Stando a svariati esperti, staremmo vivendo la “sesta estinzione di massa”, nella storia terrestre. Con la differenza che, quest’ultima, starebbe galoppando a velocità preoccupante. Colpa della contaminazione tossica? Macché: si punta il dito solo contro le temperature in rialzo, attribuite unicamente al ruolo antropico. Come se l’attività solare (quella che lo stesso Bill Gates vorrebbe “spegnere”) non esistesse proprio.

La sensazione è quella di abitare stabilmente in una specie di delirio, ora elevato a legge. Da almeno vent’anni, è crollato ogni freno. Le Torri Gemelle? Fatte crollare da un manipolo di beduini analfabeti, coordinati da un fanatico stragista rintanato in una grotta afghana. Saddam Hussein? Un pericoloso detentore di armi di distruzione di massa. Il debito pubblico? Una tragedia: tutta colpa del popolo spendaccione e dei suoi politici corrotti. Lo spread? Il giusto castigo, per gli italiani-cicale.

VIRUS E GUERRA, DOPPIA FARSA TRAGICA

Le ultime puntate della farsa – se non fossero reali – sarebbero spassose. Il virus inarrestabile, il morbo incurabile, il siero salvifico. Qualcosa di formidabile, in grado di paralizzare il mondo e traslocare trilioni come per magia. Ottenendo all’istante una sottomissione ultraterrena, di genere fantasy, oltre le più fervide menti dei cultori della fantascienza.

Seconda puntata: l’Uomo Nero, quello ovviamente annidato al Cremlino. Di nuovo, il business è colossale. E a doppio binario: gli armamenti e l’obbedienza. La censura assoluta, il lavaggio dei cervelli. Gli stessi cervelli, ormai strapazzati ininterrottamente da anni: pronti per essere irrigati anche con l’incessante pioggia di minacciose idiozie di marca gretina. La costante: tutta colpa nostra. Corollario: avremo sempre meno, ci dobbiamo rassegnare.

IL CULTO DEL CLUB DI ROMA

Strana religione, quella gretese. Maneggia l’immaginario collettivo andando a pescare in qualcosa di sacro: la sopravvivenza della Terra. Paure ancestrali, da usare per mandare il colpo fuori bersaglio: dirigendolo sul clima, anziché sull’avvelenamento. Seppellendo anche quel che resta dell’onorevole battaglia di ieri, condotta dall’ambientalismo degli esordi. I primi storici gridi di allarme: contro la cementificazione, la devastazione dei territori, lo spreco idrico, la spaventosa deforestazione.

I cantori più intonati – e più stentorei – erano però gli ineffabili signori del Club di Roma, così simili agli Schumann e agli Schwab: i primi a sbilanciarsi in profezie apocalittiche (psico-terroristiche e regolarmente sballate). E i primi a condannare, senza processo, il solito colpevole: il popolo. “Le regine del tua culpa”, li ribattezzerebbe De André. Greta e colleghi, in fondo, sono i loro nipotini. Vagamente mostruosi, proprio come i nonni.

IL MONOPATTINO MAGICO

L’ingiustizia della storia? Persino ovvia: a predicare l’austerity (oggi in formato pseudo-ecologico) sono gli stessi che fino a ieri avevano gonfiato a dismisura il cancro planetario dell’iper-consumismo inquinante e predatorio, a spese del terzo mondo colonizzato e depauperato. Massima perversione: la loro menzogna totalitaria, orwelliana, a questo punto inquina persino l’aria pulita di una nobile causa come la salvaguardia dell’ambiente.

Il loro modello di riconversione prevede essenzialmente l’addio al gas russo in favore del monopattino, evidentemente sospinto da energia di origine soprannaturale. Quanto al nostro habitat, pazienza: la Terra può attendere. L’importante è diffondere un sano terrorismo climatico, anche imbrattando monumenti e bloccando la circolazione stradale. E chi non professa la nuova fede è un cretino obsoleto, un nemico pubblico. Oggi non si salverebbe neppure quel tale che viveva ad Assisi, tanto tempo fa: l’autore del Cantico delle Creature. Magistrale esaltazione della natura, la sua opera. Ma nemmeno una parola sul vero, immane pericolo che incombe sulle nostre teste.

GIORGIO CATTANEO

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