
La Francia spegne le centrali. Prende corpo lo spettro del blackout europeo
La Francia aggiunge un ingrediente di peso – e che peso! – allo scenario che rende plausibile un grande e duraturo blackout europeo, magari sotto Natale.
Il blackout sarebbe una mano santa, non certo per la gente: per la disperata necessità dell’UE di far scendere l’inflazione che galoppa. Un modo per far scendere l’inflazione è ridurre i consumi e le attività: come durante i lockdown. E se non c’è elettricità, tutto si spegne: non solo le lampadine.
Per produrre un blackout continentale sarebbe sufficiente che in un solo Paese, in un dato momento, si verificasse un eccesso di domanda di energia elettrica rispetto a quella effettivamente disponibile. Questo causerebbe un effetto domino, dato che le reti nazionali sono interconnesse. Le operazioni di ripristino richiederebbero una settimana o due. E ora, per motivi precauzionali legati alla sicurezza, la Francia ha deciso di spegnere altri due reattori nucleari, quelli della centrale nucleare di Chooz.
Gli stop sono avvenuti, rispettivamente, giovedì 16 e ieri, sabato 18 dicembre. In inverno, la domanda di energia elettrica sale e già in precedenza era fermo il 30% del parco nucleare francese. Si tratta soprattutto di manutenzioni programmate ma rimandate causa Covid e ora effettuate contemporaneamente.
In Francia, il 70% dell’energia elettrica è di origine nucleare. La Francia è sempre stata un grande esportatore di energia elettrica: il più grande esportatore europeo fino al 2019 ed ora il secondo più grande esportatore dopo la Norvegia. E’ sempre stata un grande esportatore, ma adesso deve importare energia elettrica per non restare al buio.
Certo, per scongiurare il blackout si possono accendere le centrali a gas tenute “di riserva”. Disgrazia vuole però che quest’anno gli stoccaggi UE di gas siano semivuoti e si stiano ulteriormente svuotando con rapidità. Dal Nord Africa arriva poco o niente gas; resta il gas russo, sul cui flusso pesano il grande risiko in atto nell’Europa dell’Est e le minacce della Bielorussia. Fra l’altro ieri, sabato, è improvvisamente diminuito l’afflusso del gas russo in Germania.
In questo quadro davvero un blackout è verosimile. Si bloccherebbe tutto: dai telefoni ai treni, dagli acquedotti ai bancomat e ai supermercati. Ancor più verosimile è un razionamento dell’energia elettrica, o del gas, per scongiurare il blackout. Infatti a Bruxelles e a Roma non si vede traccia della volontà politica di disinnescare le cause della scarsità di gas.
Col blackout o col razionamento, andrebbero in lockdown le attività economiche e quotidiane. Un lockdown complementare a quello che, per via del Covid, è tornato in Olanda e si affaccia all’orizzonte in mezza Europa, Italia compresa. Abbassare la produzione e il consumo per salvare l’euro: del resto, ce lo chiede l’Europa.
DON QUIJOTE