Il progetto nichilista e autodistruttivo che attanaglia l’Occidente è oramai conclamato e palese. Senza scomodare miti millenari come quello di Amyclae, rivelatori di come il germe dell’etnomasochismo abbia origini antichissime, per tirare le somme della situazione è sufficiente ripartire dalle soppressioni napoleoniche, e in particolare da quell’editto di Saint Cloud con cui il giacobinismo laicista e massonico, antesignano del globalismo attuale, decise di cancellare dalla vista dei cittadini le vestigia funerarie dei loro defunti, recidendo quella millenaria cultualità del ricordo sulla quale si fonda l’intera spiritualità occidentale.
Ebbene, fateci caso: per strada come su internet, abbondano le pubblicità di gestioni funebri ed ereditarie; mentre il mercato immobiliare è statico perché il numero dei giovani che cercano casa è addirittura inferiore a quello delle abitazioni già lascito diretto dei loro genitori (e talvolta di zii sprovvisti di eredi).
Questo perché, dopo aver reso asfittica la nostra vitalità demografica con ogni mezzo (dall’abortismo degli anni ’70 sino al recentissimo Covid), e dopo averla quindi privata del suo naturale ciclo successorio e testimoniale, fanno di tutto per insufflare nella società un clima mortifero e decadente volto a dissuaderci da progettazioni esistenziali all’insegna della procreazione e della continuità.
Restava quindi solo il problema dello smaltimento delle salme; uno smaltimento ecologico, naturalmente, come tutto il campionario pseudo-fricchettone “gretino”, dalle bistecche bandite per non far scorreggiare le vacche, alla demonizzazione del diesel per lucrare sulle batterie cinesi zeppe di cobalto africano.
L’importante è farci sloggiare senza lasciare tracce che possano in futuro solleticare il complottismo di qualche paleontologo troppo esuberante nel voler capire da chi fosse stato abitato l’Occidente prima del Grande Reset.
“L’idrolisi alcalina” è l’ultimo ritrovato messo a punto a tal uopo. E’ già in uso da anni negli Usa e in Canada, gli stati precursori del grande laboratorio mondialista globale. Consiste nello sciogliere il cadavere in poche ore attraverso la sua immersione in una soluzione acquosa a base di idrossido di sodio e potassio; una soluzione che, in parole povere, scomporrà chimicamente ogni particella di tessuto organico del nostro corpo riconducendola ad una condizione inorganica primordiale, senza così che resti traccia del DNA del “de cuius” o, men che mai, dell’etnos a cui costui apparteneva.
Valore aggiunto di tale tecnica è lo spogliare preventivamente la salma di qualsiasi indumento o monile che un giorno possa essere riesumato con pericolosa potenzialità testimoniale dell’estetica del suo tempo, prassi millenaria, la sepoltura completa di abiti e monili, grazie alla quale l’archeologia ha potuto garantire il tracciamento di gran parte dell’oggettistica tradizionale dei popoli europei.
Ebbene, invece, attraverso questa nuova forma di smaltimento umano, ogni singola molecola di quel che resterà di noi sarà riversata nell’ambiente sotto forma di elementi “naturali” e indistinguibili come acqua e fertilizzanti.
Certo, loro vi diranno che tale tecnica non esigerà terreno per le sepolture, che ridurrà il costo degli ammennicoli funerari, che vi farà risparmiare sul carburante dei forni crematori, sull’ebano delle urne cinerarie e sulla bolletta della luce perpetua.
Ma in realtà sarà solo l’estremo atto sacrilego con cui la fottutissima “cancel culture” proseguirà a scardinare quello che siamo per fare spazio a quello che vuole farci diventare.
E allora, così come Foscolo dichiarò guerra poetica e letteraria all’editto napoleonico di cui sopra, noi che siamo i suoi eredi, faremo altrettanto con questa nuova follia iconoclasta, prima che i suoi becchini ci usino per annaffiare la giungla creata dai loro padroni.