Per alcuni la Balkenkreuz dei soldati ucraini non è un simbolo nazista bensì dell’attuale esercito tedesco. Ho verificato con la Bundeswehr, la quale prende le distanze da tale simbolo.

Nelle ultime settimane l’uso di simboli neonazisti da parte dei militari di Kiev è diventato così evidente che addirittura il New York Times, in un articolo del 7 giugno 2023, ha sentito la necessità di trattare il tema. Per chi segue la questione da anni, non è certo una novità. Siamo abituati a vedere quei simboli sbandierati fieramente da alcuni reparti dell’esercito di Kiev: simboli che con molta ipocrisia in Occidente sono stati a lungo definiti “non neonazisti”, arrivando a negare l’evidenza.

Il problema è tuttavia diventato così pressante per i mezzi di informazione che non hanno potuto fare a meno di parlarne addirittura gli account social OSINT: quelle organizzazioni che provano a monitorare nonché analizzare le informazioni tramite fonti di intelligence open source, e che peraltro sostengono l’Ucraina.

LA BUNDESWEHR E LA WEHRMACHT

In particolare l’account Twitter OSINTdefender, con quasi 400mila follower, il 25 giugno 2023 ha pubblicato un tweet in cui mostrava un fuoristrada con a bordo un militare che porta sulla fiancata la Balkenkreuz: la croce simbolo della Wehrmacht, le forze armate tedesche durante il periodo nazista.

La Balkenkreuz, va detto, fu usata per la prima volta dall’esercito e dall’aviazione tedeschi durante la Prima guerra mondiale. È una croce che richiama quella dell’ordine teutonico, dalla quale deriva anche la famosa decorazione tedesca “croce di ferro”. Dopo lo scioglimento dell’esercito dell’Impero tedesco, la Repubblica di Weimar rinominò le nuove forze armate come Reichswehr (difesa del Reich), per sottolinearne la volontà difensiva imposta dal trattato di Versailles. Come simbolo venne adottata convenzionalmente la croce di ferro, abbandonando quindi la Balkenkreuz.

Nel 1935, in pieno nazismo, la Germania rifondò le sue forze armate con la denominazione di Wehrmacht (forza di difesa), tornando ad adottare la Balkenkreuz. All’epoca l’intento era quello di comunicare una continuità tra le forze armate dell’Impero e quelle del Terzo Reich, per trasmettere la volontà tedesca di ottenere nuovamente le glorie del passato anche grazie allo strumento militare. Le tantissime immagini di aerei, carri armati e navi tedeschi che riportano la Balkenkreuz sulle loro fiancate hanno definitivamente associato questo simbolo alle forze armate tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Per questo la Bundeswehr (le forze armate delle Repubblica Federale Tedesca) dopo la guerra abbandonò tale simbologia, tornando alla croce di ferro, di tradizione antica nella storia militare tedesca e già utilizzata appunto nella Repubblica di Weimar.

BALKENKREUZ, LA POLEMICA

L’account OSINTdefender, dopo la pubblicazione del già citato tweet, è stato sommerso dalle critiche dei supporter dell’Ucraina: lo hanno accusato di riportare informazioni prive di contesto e di sostenere la “propaganda russa” riguardo al tema del nazismo in Ucraina.

Il giorno successivo lo stesso account ribadiva che c’era poco da contestualizzare, dato che bastava fare una semplice ricerca su internet per rendersi conto del fatto che sui mezzi militari ucraini era stata più volte disegnata proprio la Balkenkreuz della Wehrmacht, non la croce di ferro della Bundeswehr, che tra l’altro avrebbe dovuto suscitare un interrogativo: perché le forze armate ucraine dovrebbero usare un simbolo identificativo di un esercito europeo? Nello stesso tweet, OSINTdefender sosteneva che era assolutamente possibile sostenere l’Ucraina ma al contempo criticare l’utilizzo di queste simbologie.

Eppure la polemica non si placava, screenshot e contro-screen di mezzi militari della Bundeswehr e dell’Ucraina, con la pretesa che la croce utilizzata fosse quella di ferro. “Non ci sono riferimenti alle forze armate della Germania nazista; è solo propaganda dei troll russi!”. L’invito di OSINTdefender a criticare la deriva nazista presente nelle forze armate di Kiev rimaneva così inascoltato. Per molti follower pro Ucraina non è assolutamente possibile sostenere l’Ucraina criticando il suo uso dei simboli nazisti. Chissà perché?

PAROLA ALLA BUNDESWEHR

Di fronte a questo teatrino ho deciso di verificare. Ho quindi inviato una mail al centro stampa delle forze armate tedesche chiedendo la loro versione circa il loro simbolo. “Usate la Balkenkreuz o la croce di ferro?”, insomma. Dopo poco meno di un’ora, con teutonica efficienza, mi arrivava già la risposta. Un sergente del reparto informazioni mi inviava un link ad un articolo sul sito ufficiale della Bundeswehr in cui veniva descritta la storia del loro simbolo, che è proprio la croce di ferro.

L’articolo è molto onesto e riporta anche il fatto che nel 1955, quando fu deciso di adottare tale croce, alcuni politici della Germania occidentale non furono proprio contenti della decisione, interrogandosi sulla necessità di un simbolo del genere, mentre gli altri Paesi Nato si limitavano ai colori nazionali. Della Balkenkreuz non si parla. La rifondazione delle forze armate della Germania occidentale (così come avvenne nella Germania orientale) doveva troncare ogni riferimento simbolico all’esercito nazista, simbologia compresa. La croce di ferro rappresentava per questo un compromesso accettabile, per far contenti i nazionalisti e allo stesso tempo troncare con il passato.

CONCLUSIONI

La conferma è quindi ufficiale, definitiva e arriva direttamente dalla Bundeswehr. Le forze armate ucraine, che utilizzano la Balkenkreuz per le fiancate dei loro mezzi, non lo fanno in riferimento all’esercito tedesco odierno. Naturale quindi pensare, come hanno fatto anche alcuni sostenitori dell’Ucraina, che questo simbolo sia utilizzato per richiamare le forze armate della Germania nazista: quelle che nel giugno del 1941 invasero l’Unione Sovietica e sui cui mezzi svettava proprio la Balkenkreuz.

Ciò naturalmente passerà in sordina nel democratico Occidente, il quale evidentemente non concepisce la possibilità di sostenere l’Ucraina senza sostenere anche i “nazisti buoni” che combattono la cattiva Russia. L’Occidente del resto sembra aderire alla politica del “fin quando ammazzano i russi, possono pure dichiararsi figli di Satana”.

ANDREA LUCIDI

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