Se non ci pensano le grandi organizzazioni per i diritti umani, o le istituzioni di competenza, allora ci pensa Lucera, una cittadina con circa 33.000 abitanti in provincia di Foggia, a far qualcosa per Julian Assange, difendendone dignità e libertà.

In una riunione straordinaria lo scorso martedì, con 11 voti favorevoli e 5 astensioni, il consiglio comunale ha conferito al noto giornalista australiano la cittadinanza onoraria. L’uomo, lo ricordiamo, al momento é ancora detenuto in Inghilterra, con una sentenza di estradizione già emessa che potrebbe rispedirlo molto presto in USA.

Il Comune di Lucera è il primo comune in Italia ad avere perorato la causa di Julian Assange, su proposta del consigliere Davide Colucci e su iniziativa della Federazione regionale della Puglia del Partito Comunista.

Lo stesso Davide Colucci, tuttavia, una volta terminata la sessione e a mozione approvata, si é tolto qualche sassolino dalla scarpa:

“(…)Nel consiglio comunale è stata scritta una delle pagine più vergognose della storia di Lucera degli ultimi anni. Smentirei me stesso se non pensassi che ognuno è libero di comportarsi come vuole e prendere la posizione che più ritiene opportuna, ma astenersi sulla cittadinanza onoraria a Julian Assange senza manifestare la propria legittima motivazione mi ha lasciato senza parole. Sono scioccato. Cinque consiglieri lo hanno fatto. Almeno in teoria dovrebbero rappresentare la sinistra e quindi avrebbero dovuto accogliere la proposta più di qualche consigliere di centro destra che invece ha votato a favore.(…)”

Lo stesso segretario del Partito Comunista Marco Rizzo dopo aver dato merito a Davide Colucci per il successo ottenuto, ha sottolineato come quelle astensioni da persone dell’area di sinistra proprio stonavano in quel contesto.

Ad ogni modo, da oggi i cittadini di Lucera, possono affermare con grande orgoglio che Julian Assange é “lucerino a tutti gli effetti.”

Quello che fa tristezza in una causa come questa é il fatto che non si riesca a scindere il caso Assange dalla politica, e molto probabilmente dalle scaramucce di palazzo.

Mai come adesso la stampa e l’informazione in generale stanno facendo i conti con un clima di repressione e di censura, lo stesso clima che il giornalista australiano notoriamente vive sulla sua pelle ormai da molti anni, pagando le conseguenze sia sul fisico che sulla psiche davvero a caro prezzo.

La libertà, la dignità, l’epressione del proprio pensiero, dovrebbero essere valori che accomunano tutti, aldilà delle divisioni di partito e di ideologia, e invece proprio l’Occidente che da tempo sperimenta questo clima su di sé punta il dito contro il resto del mondo, autoproclamandosi giusto, aperto, sostenitore di libero dialogo tra le menti.

Nel presentare la mozione, ben consapevole di questo, lo stesso Colucci aveva infatti ricordato che:

“(…) Assange é un simbolo su cui dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione, anche per quello che può rappresentare nel nostro Paese. Abbiamo tutti bisogno di giornalisti liberi e portatori di verità(…)”.

E invece, come nella migliore delle italiche tradizioni, si ha più l’impressione che gli astenuti si siano espressi contro Colucci, piuttosto che contro Assange, e che lo abbiano fatto magari per rivangare vecchi dissapori.

Era proprio necessario?

MARTINA GIUNTOLI

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