Dopo aver dato una prima lettura dei secret files di JFK in cui  si parla del coinvolgimento di George Bush Senior, oggi invece prendiamo in esame l’altro nome indicato nei documenti, ovvero Fidel Castro.

Il nome di Castro non compare mai da solo nei  file, ed i memo che possiamo analizzare legano indissolubilmente la sua figura a quella di Lee Oswald, colui che secondo la narrativa ufficiale avrebbe sparato dalla finestra della biblioteca a Dallas quel 22 novembre 1963.

Lee Oswald era un ex Marines, simpatizzante comunista,  che, in virtù della sua ideologia, era volato in Russia, per vivere a Mosca e ottenere la cittadinanza sovietica (che mai ottenne) fuggendo dalla  “decadenza capitalista”, come amava dire.  

Oswald era in realtà un uomo molto instabile. Si pensi che secondo un resocontò del 1964 dei fratelli Childs, due agenti FBI sotto copertura che lavoravano quasi esclusivamente per controllare il partito comunista, Oswald avrebbe fatto un viaggio in Messico due mesi prima dell’omicidio Kennedy, nel  settembre 1963, per cercare di ottenere un visto per Cuba, cosa, anche questa, che gli venne rifiutata.

I fratelli Childs nei loro report all’ FBI affermarono  che Fidel Castro seppe quasi immediatamente della richiesta di visto da parte di Oswald e che, incontrato,  quest’ultimo si offrì di “uccidere quel bastardo di Kennedy”, in nome della rivoluzione cubana.

I servizi segreti di Castro  supportarono ed incoraggiarono in maniera decisa l’idea di uccidere il presidente. Si legge che furono persino offerti soldi a Oswald, soldi che lui rifiutò nel modo più categorico, essendo, la sua, una lotta solamente ideologica e non legata al denaro. In sostanza Fidel Castro sapeva molto bene cosa Oswald aveva intenzione di fare e Oswald sapeva che poteva contare sull’appoggio del leader cubano. O almeno così credeva.

D’altra parte, e questa è assolutamente un’altra novità contenuta nei files, Fidel Castro sapeva che per anni i servizi segreti americani sotto Kennedy avevano provato ad ucciderlo facendogli recapitare del potente veleno in capsule.

Quindi, quando Oswald si presentò a lui, Castro avrà pensato “quale migliore occasione per togliere di mezzo il presidente?” Secondo alcune fonti vicine ai servizi segreti cubani, addirittura pare che ad Oswald  fu promesso che, se avesse avuto successo, Castro lo avrebbe messo in salvo a Cuba e lo avrebbe fatto volare fin lì con un suo velivolo in segno di ringraziamento.

In effetti, si documenta la presenza di un aereo che lo stesso pomeriggio del 22 novembre 1963 decollò da Dallas verso Havana. Ma sempre dagli stessi documenti si legge anche che i servizi segreti non avrebbero mai portato Oswald a Cuba, perché farlo avrebbe rappresentato un’ammissione del loro coinvolgimento. Piuttosto, lo avrebbero ucciso e buttato in mare per mettere un punto fermo alla questione.

Fidel Castro fu uno dei primi ad avere la notizia che Oswald era riuscito nell’impresa. Chi era con lui riferisce che si dimostrò subito preoccupato, affermando ,allarmato, che sarebbe stata una buona cosa trovare velocemente l’assassino, altrimenti avrebbero dato la colpa a  lui o ai suoi uomini più vicini, visti i rapporti  molto tesi tra i due paesi.

Quando fu messa in piedi la commissione Warren, ovvero la commissione che avrebbe dovuto far luce sulla morte di JFK, il coinvolgimento cubano venne taciuto appositamente. Si ritenne che parlarne avrebbe fornito un casus belli non indifferente, e secondariamente poiché avrebbe significato ammettere la volontà precisa di Kennedy di uccidere Castro, cosa di cui nessun americano era a conoscenza.

Ecco che quindi la commissione Warren confezionò la storiella che tutti abbiamo conosciuto per anni secondo la quale Lee Harvey Oswald fu dipinto come un pistolero solitario che, invasato dalla dottrina comunista, decise di uccidere il presidente del paese più capitalista al mondo, gli Stati Uniti d’America. 

Inutile dire che la commissione non solo fu un fallimento, ma fu percepita come tale anche dal popolo americano.

Oggi, sarebbe vitale poter capire la connessione tra George Bush Senior da una parte, e Fidel Castro dall’altra. Entrambi sapevano, entrambi avevano un uomo in comune. Ma se è vero quello che molti nella CIA sostenevano di Bush, ovvero che riuscisse a cancellare ogni traccia di ogni sua mossa fatta, potrebbe non essere mai possibile. Vedremo.

MARTINA GIUNTOLI

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