
In Irlanda si vuole introdurre il reato d’odio
In Irlanda si potrebbe rischiare la galera per i cosiddetti reati d’odio transfobico (e non solo).
“Se il pensiero di alcuni mina il comfort identitario di altri cittadini, compito del legislatore è dare una stretta alla libertà di pensiero ed espressione per il bene della comunità”. Così ha parlato la presidente dei Verdi irlandesi, Pauline O’Reilly, a proposito della bill 105 of 2022.
Si tratta di una proposta di legge, in teoria contro l’incitamento a violenza e odio, che pare di fatto un’arma contro opinioni e idee difformi dal pensiero dominante. “Non capisco cosa ci sia di così grave”, ha detto O’Reilly in Senato:”Se ci pensiamo bene, ogni singola legge alla fine è una limitazione della libertà. Limitiamo la vostra libertà per il bene di tutti”.
Sulla stessa linea il ministro della Giustizia Helen McEntee: “L’entrata in vigore di questa legge non solo introdurrà il reato d’odio per chi si esprime contro le minoranze, ma cosa ancora più importante, finalmente riporterà l’Irlanda all’interno di un quadro normativo internazionale”.
LA PROPOSTA IN IRLANDA
Il testo si prefigge di tutelare “soggetti con caratteristiche protette (…) identificabili per razza, colore, nazionalità, religione (intesa anche come assenza di credenze religiose), origine etnica (inclusi i popoli nomadi irlandesi), discendenza, genere, caratteristiche sessuali, orientamento sessuale o disabilità”.
Gli aspetti più controversi del testo, per cui si potrebbe finire in stato di arresto anche solo per essere in possesso di materiale promotore d’odio, si trovano nelle sezioni 9 e 10.
In quest’ultima in particolare si legge che “sarà considerato colpevole chiunque prepari o possegga materiale che potrebbe incitare all’odio”, e che “sarà suo dovere dimostrare che il materiale non era stato preparato o posseduto per tali finalità, a soltanto come contributo artistico, politico, scientifico o religioso oppure per finalità legali. Altrimenti, in un qualsiasi procedimento, se non si riesce a dimostrare questo, l’imputato verrà considerato colpevole a tutti gli effetti”.
LE REAZIONI IN IRLANDA
Da una parte si colpisce la presunzione di colpa, dall’altra si sposta l’onere della prova dall’accusa all’accusato.
È proprio questo che il deputato Paul Murphy ha cercato di spiegare: “Questa proposta di legge di fatto crea il reato di pensiero. Qualcuno infatti può essere criminalizzato solo per il fatto di possedere materiale che la legge ritiene non a norma, anche se è per uso personale. Pensiamo ad un libro. Si dovrà dimostrare che il destinatario del testo sia il singolo lettore, perché altrimenti per la legge si partirà dal presupposto che quel libro sia destinato alla diffusione verso terzi”.
A difesa della libertà di espressione si è costituita l’associazione Free speech Ireland. E non tutta la comunità Lgbtq+ si schiera compatta con questa proposta di legge. “Usano la scusa dell’identità di genere per promuovere le loro leggi ed agende”, ha scritto la lettrice Annaig Birdy all’Irish Times: “La senatrice Annie Hoey ha utilizzato tutti i minuti a sua disposizione per dimostrare quanto fosse pericoloso e difficile essere Lgbtq+ in Irlanda. Da giovane donna omosessuale, posso dire che è assolutamente falso. Se non si definirà chiaramente il significato della parola odio ci saranno molti problemi in conseguenza a questa legge”.
CLAMORE INTERNAZIONALE
Analogamente Elon Musk in un tweet ha definito la bozza “un attacco massivo alla libertà di parola”.
Johnathan Turley, noto avvocato e giurista statunitense, dalle pagine del suo blog aveva a suo tempo già avvertito di questo pericolo. “Il movimento anti libertà di parola è stato largamente appoggiato dai leader democratici, incluso il presidente Joe Biden, nonché da tutti gli accademici che ora affermano che la Cina aveva ragione sulla censura”, dice Turley: “Ma c’è di più, una giornalista del Time, Charlotte Alter, ha definito la libertà d’espressione come un’ossessione dell’uomo bianco”.
Se la proposta irlandese divenisse legge, il problema maggiore consisterebbe nell’arginare la sua diffusione agli altri Paesi. D’altra parte l’Unione europea si è già espressa in merito a più riprese e piuttosto chiaramente.
MARTINA GIUNTOLI