
Il vergognoso silenzio dei media sul massacro di Natale nel Wisconsin
Il silenzio si può definire violenza? Se la risposta è sì, allora un sacco di persone, dai set Hollywood alla virtuosa sinistra, sono colpevoli di una grave violenza in questo momento. Il loro silenzio sul massacro di Waukesha, sul massacro di sei innocenti da parte di un uomo che utilizza il suo SUV come arma micidiale, è assordante. Forse peggio, è sinistro. Nonnine che ballano, un bambino di otto anni, gente che canta e fa il tifo per una parata di Natale, tutti falciati via. Sei morti, 62 feriti, in quello che la polizia considera un sospetto atto di omicidio volontario. Cioè, che sarà meglio definire come omicidio di massa. Eppure non c’è stato nulla, nemmeno un commento, da parte delle star di Hollywood, che invece normalmente amano tener viva l’attenzione su terribili atti di violenza.
Gli influencer sembrano essere rimasti muti. Non c’è alcun segno di lutto su Instagram. Le grandi corporation del nuovo mondo ultra liberale non stanno emettendo compulsivamente comunicati stampa dolorosi e preoccupati. C’è il niente piu’ assoluto, ovunque. Quella di cui parliamo è la storia del brutale attacco veicolare avvenuto domenica durante una parata di Natale a Waukesha, nel Wisconsin. Il bilancio delle vittime è stato grave. Tre membri delle Milwaukee Dancing Grannies sono stati uccisi, di 79, 71 e 52 anni. Un uomo di 81 anni è morto per ferite terribili. Due fratelli, Tucker Sparks di 12 anni e Jackson Sparks di otto anni, sono stati colpiti. Tucker è sopravvissuto, Jackson no. L’autista del SUV era Darrell Brooks.
Non sappiamo ancora perché l’autista abbia fatto quello che ha fatto, anche se le prime notizie secondo cui egli stesse semplicemente guidando molto veloce per fuggir via da una rissa con un coltello sembrano, senza grandi sorprese, essersi sgonfiate da sole. Chi fuggirebbe da una rissa guidando ad alta velocità su una folla di persone? Brooks è stato accusato di cinque capi di omicidio volontario. Un sesto potrebbe presto aggiungersi, dopo la morte di Jackson, un bambino di otto anni che è spirato martedì dopo aver subito un intervento chirurgico al cervello per le sue ferite. E in tutto questo, dov’è la rabbia? E la solidarietà social?
Dov’è la feroce preoccupazione sugli account Twitter della sinistra ultra liberale per la crescente violenza estremista? Persino qui nel Regno Unito, la sinistra e gli utenti di Twitter riescono a snocciolare i nomi delle tre persone a cui ha sparato Kyle Rittenhouse – seppur opportunamente dimenticando che uno di loro era un pedofilo condannato – eppure scommetto che le stesse persone non sono riuscite a nominare una sola vittima di quello che è stato un atto di violenza molto più ampio e soprattutto, almeno all’apparenza, più intenzionale compiuto a Waukesha.
Gli stessi sinistroidi che ricordano e piangono ancora, a ragion veduta, l’orribile uccisione di una donna da parte di un uomo di estrema destra che ha usato la sua auto come arma a Charlottesville nel 2017, sono quelli che adesso fissano goffamente il terreno, alzando virtualmente le spalle, passando sopra all’ uccisione di sei persone da parte di un uomo che ha usato il suo SUV come arma a Waukesha. Questo atto di violenza è forse meno importante? Meno orribile? Come mai? Sì, gli orribili eventi di Waukesha vengono coperti dai media. Proprio così.
Ma c’è indiscutibilmente anche altro che manca, qualcosa che sempre, immancabilmente, segue gli atti di violenza compiuti dai nazionalisti bianchi o sempre più, se siamo sinceri, dai bianchi, punto e basta. Quello che manca sono le voci arrabbiate sui media “liberali”. L’incessante tweettare sulla piaga della violenza nell’America moderna, così come i post ostentati di Instagram sull’aumento implacabile dell’odio nella nostra società. Gli sforzi frenetici di attribuire la colpa di questo presunto omicidio di massa a un politico o a un commentatore, a chiunque abbia mai detto qualcosa di troppo acceso o di troppo prevenuto. Lo abbiamo visto in relazione a Rittenhouse. Lo abbiamo visto in maniera molto evidente dopo Charlottesville. Ma ora? Ora niente. Tutte quelle stesse persone sono mute.
Anche la copertura mediatica è radicalmente diversa dal tipo di narrativa che vediamo costruita per altre forme di violenza. È una cronaca passiva, che tratta il massacro quasi come fosse un disastro naturale. O come l’opera malvagia del SUV che ha fatto tutto da solo. “Ecco cosa sappiamo finora sulla sequenza di eventi che hanno portato alla tragedia di Waukesha causata da [un] SUV”, ha affermato il Washington Post. Causato da un SUV. L’attenzione è quindi spostata dal sospettato al mezzo. Il problema, a quanto pare, sono i SUV killer. Sembra che, per quel che riguarda il massacro di Waukesha, assistiamo allo stesso tipo di tentativo di manipolazione della risposta emotiva che vediamo dopo gli atti di terrorismo islamico.
Come se qualcuno dicesse “È triste, deplorevole, persino terribile, ma non guardare al passato con rabbia. Non ossessionarti. Sono cose che capitano.” Spetta alla polizia, e poi ai tribunali e alla giuria, capire perché Darrell Brooks ha fatto quello che ha fatto e se si trattava, in effetti, di omicidio volontario. Ma ci sono cose che al momento già sappiamo sul signor Brooks che rendono il silenzio delle élite liberali ancora più curioso e al contempo vergognoso. Sappiamo ad esempio che ha pubblicato invettive contro i bianchi sui social media. Ha scritto roba del tipo “knokkin white ppl TF out” (ndt. espressione colloquiale per dire “stendere i fottuti bianchi”), ha condiviso commenti sul problema del “privilegio bianco”. Sembra addirittura che ci fossero stati anche accenni di antisemitismo in ciò che scriveva.
Ha condiviso un’immagine di Hitler e un meme che diceva che gli ebrei in Israele sono “falsi ebrei bianchi”. Sembrava riecheggiare l’eccentrica convinzione nazionalista nera che gli afroamericani siano i veri discendenti degli israeliti. Non si dovrebbe parlare piu’ ampiamente di un fatto come questo, quindi? Non si dovrebbe forse discutere animatamente del fatto che un uomo, sospettato di aver massacrato intenzionalmente sei bianchi durante una parata di Natale, abbia pubblicato commenti contro i bianchi online? Per vedere quanto sia perverso il silenzio del mondo ultra liberale su Waukesha, basta fare questo semplice esperimento mentale.
Immagina se un uomo bianco guidasse un’auto in mezzo a una folla di festaioli natalizi per lo più neri e ne uccidesse sei. Immagina se si scoprisse che questo uomo bianco ha pubblicato commenti sui social media dicendo che dovremmo tutti far fuori tutti i fottutissimi neri. Immagina se si fosse dilettato in commenti da nazionalista bianco sui social media. Cosa pensi che starebbe accadendo in questo momento? Sarebbe l’unica grande notizia sui media e nella discussione politica, e, in tutta onestà, anche giustamente. La sinistra si galvanizzerebbe. Ci sarebbero state manifestazioni.
Ci sarebbero condanne severe e costanti da parte della Casa Bianca, al posto delle striminzite dichiarazioni che ha rilasciato su Waukesha. L’evento sarebbe stato rapidamente definito come un atto di svolta dell’America moderna: prova dell’esistenza della supremazia bianca, prova della necessità di un cambiamento totale. E invece dopo Waukesha? Come ho già detto, niente di niente. Il problema qui, la causa di questo oltraggio selettivo – di questo oltraggio selettivo dal punto di vista razziale – è la politica dell’identità. La natura velenosa della visione del mondo identitaria si è resa cristallina in seguito agli eventi di Waukesha.
L’identitarismo è ormai molto radicato come opinione del consenso d’élite, ovunque, dalle redazioni alle università, dalla sinistra radicale alla Casa Bianca, che coloro che lo sostengono giudicano persino il valore delle vittime a seconda della loro identità e dall’identità della persona che le ha attaccate o uccise . L’uccisione di sei bianchi da parte di un uomo di colore interferisce con la narrativa identitaria elaborata dalle élite liberali. Si confonde ciò che è diventato il credo fondamentale nonchè principio organizzativo del nuovo establishment, vale a dire che la supremazia bianca è diffusa, che i bianchi sono un problema e che i neri sono vittime che richiedono la nostra solidarietà, le nostre lacrime, fino al punto di inginocchiarsi per loro.
Gran parte dei moderni media liberali sono molto più interessati alla narrativa piuttosto che ai fatti, molto più interessati a fare propaganda per la visione “corretta” del mondo che a dire ai lettori e agli spettatori cosa sta succedendo nel mondo. Il che significa che anche i giornalisti ora evitano l’obiettività, concentrandosi invece su eventi mondiali che fortificano la loro intoccabile narrativa identitaria mentre al contempo sminuiscono o trattano passivamente gli eventi mondiali che la mettono in discussione.
Il giorno prima del massacro di Waukesha, la CNN ha pubblicato un articolo intitolato “Non c’è niente di più spaventoso in America oggi di un uomo bianco arrabbiato”. Il tema era il problema del privilegio bianco, della violenza bianca, dell'”identità maschile bianca”. Di converso se un organo di stampa avesse pubblicato un articolo sulla piaga degli “uomini di colore arrabbiati“, sull’arroganza e la violenza dei neri, e se nello stesso giorno qualcuno avesse attaccato un felice raduno di persone di colore, ne staremmo ancora parlando. Diventerebbe un punto focale globale del dibattito politico.
Invece l’odierna patologizzazione dell’esser bianchi ottiene il via libera, e un uomo che ha postato commenti anti-bianchi prima di uccidere un gran numero di bianchi pochi anni dopo non è soggetto a molte indagini o condanne da parte dei media. In verità, la politica dell’identità ha fatto marcire l’anima delle nuove élite. Ha corroso la loro umanità. Li ha portati a vedere tutto attraverso le gerarchie razziali che hanno costruito, dove i bianchi e gli ebrei sono privilegiati, e quindi incerti, mentre i neri e i musulmani sono oppressi, e quindi meritevoli di un trattamento più morbido.
Razzismo su razzismo. Scopriremo presto perché Darrell Brooks ha compiuto questo atto atroce. Ma già da ora, possiamo dire con certezza, basandoci sull’orrore degli eventi di Waukesha che le élite dei media hanno abbandonato la verità e la ragione per le corrosive certezze del dogma dell’identitarismo.
di Brendan O’Neill , traduzione di Martina Giuntoli