Gli Stati Uniti hanno avvertito la Russia di non toccare la loro “tecnologia nucleare sensibile” presente nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. La centrale si trova in Ucraina, è controllata dalla Russia ed è vicinissima alla linea del fronte.

Quale mai sarà il segreto di Zaporizhzhia che gli Usa vogliono difendere? Non lo dice nessuno. Si può però avanzare una ragionevole ipotesi: questo segreto riguarda le barre del combustibile nucleare.

IL SEGRETO DELLA TECNOLOGIA SENSIBILE

La Cnn ha diffuso la notizia dell’ammonimento statunitense il 19 aprile 2023, dopo aver visto una lettera che il dipartimento dell’Energia statunitense ha inviato all’azienda di Stato russa Rosatom, attuale gestore di Zaporizhzhia. La testata non fa ipotesi a proposito della natura della “tecnologia nucleare sensibile”. Scrive però che la lettera è del marzo scorso.

Tuttavia la Russia ha preso possesso della centrale nucleare nel marzo 2022: un anno prima.

Il tempo intercorso fra la conquista russa di Zaporizhzhia e la lettera statunitense è un particolare consono al fatto che si tratti proprio delle barre del combustibile. Ma non è l’unico. Andiamo con ordine.

La centrale nucleare di  Zaporizhzhia conta sei reattori ed è la più grande d’Europa. Come le altre centrali dell’Ucraina, risale a quando il Paese faceva parte dell’Unione Sovietica. L’Unione europea ha finanziato l’ammodernamento di tutti questi impianti.

Nei mesi successivi ad Euromaidan  – la violente svolta filo Ue ed atlantista – alle autorità ucraine non piaceva l’idea di dover alimentare le loro centrali nucleari con il combustibile russo, fatto per così dire su misura per le centrali nucleari di epoca sovietica. Per cui ben presto a Zaporizhzhia sono arrivate barre di combustibile della statunitense Westinghouse.

LA SOSTITUZIONE DEL COMBUSTIBILE

La sostituzione del combustibile russo con quello statunitense è avvenuta poco per volta, nel corso degli anni. Non è come cambiare benzinaio: esistono problemi tecnici e di design, e dunque rischi.

Lo ricordava qualche anno fa una rivista di ingegneria nucleare facendo il punto della situazione: nel 2012, cioè in epoca pre Euromaidan, l’Ucraina aveva già sperimentato il combustibile nucleare made in Usa. Si era accorta però che le barre di Westinghouse, se usate in centrali nucleari di design sovietico, potevano deformarsi danneggiando il reattore. E dunque, allora, aveva lasciato cadere la cosa.

Dopo la svolta atlantista, l’Ucraina ha rispolverato l’idea del combustibile nucleare statunitense anziché russo. Ma alla luce di quanto era avvenuto nel 2012,  l’inizio dell’impiego delle barre Westinghouse a Zaporizhzhia, nel dicembre 2014, ha causato preoccupazione: almeno, l’ha causata fuori dall’Ucraina. Si diceva perfino che si fosse verificata una fuga radioattiva, nascosta e negata dalle autorità. Sono passati quasi 10 anni e gran parte di quelle vicende non è più online. Bisogna far ricorso alla “macchina del tempo” di Internet per ricostruire i fatti.

Le barre vanno sostituite solo ad intervalli abbastanza lunghi. Quando la centrale nucleare è passata sotto il controllo russo, verosimilmente non era necessario preoccuparsi subito che i russi mettessero le mani sui segreti ad esse connessi. Si poteva ad esempio sperare (invano) in una riconquista.

QUAL È IL SEGRETO DI ZAPORIZHZHIA?

Che il segreto di Zaporizhzhia riguardi proprio le barre, lo si desume anche da quanto pubblica oggi il magazine World Nuclear News. Non cita Westinghouse, ma scrive che l’impianto possiede combustibile nucleare statunitense sufficiente per quattro anni. I russi, dice ancora World Nuclear News, intendono usare il proprio combustibile e sono disposti a negoziare la questione che sta a cuore agli Stati Uniti.

Negoziare significa “concedere qualcosa in cambio di qualcos’altro”. Cosa vorrà la Russia per restituire intatti i segreti made in Usa?

Però a proposito del segreto nucleare di Zaporizhzhia le ragionevoli supposizioni possono arrivare solo fin qui: solo cioè fino all’oggetto del segreto, ma non alle sue caratteristiche e al suo valore. Del resto, altrimenti che segreto sarebbe?

GIULIA BURGAZZI

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