Interessante per quello che ammette – in Ucraina esistono addirittura 46 i biolab finanziati dagli USA – ed ancor più interessante per ciò su cui sorvola, ovvero quali sono i patogeni che essi trattano e che fine hanno fatto le armi biologiche sovietiche che si trovavano in Ucraina. Il Pentagono si è sentito in dovere di pubblicare un comunicato stampa, nientepopodimeno!, dedicato ai laboratori biologici che esso tiene sotto la sua ala protettrice in Ucraina, rivelandone anche il numero. Era ignoto ed oggetto soltanto di speculazioni.
Perché il Pentagono ha diffuso il comunicato stampa proprio ora, innanzitutto? L’argomento era silente da un pezzo e caldo un mese fa, quando i russi resero pubblici i documenti di cui affermano di essere entrati in possesso relativi all’attività di queste strutture. Legittimo domandarsi se per caso al Pentagono sanno che sta per venire fuori altro e hanno voluto portarsi avanti col lavoro.
In sostanza, il comunicato stampa del Pentagono spiega che i 46 biolab dell’Ucraina con i quali gli Stati Uniti collaborano (questi i termini in cui presenta la questione) hanno scopi del tutto pacifici legati alla salute pubblica. Inserisce la “collaborazione” fra le attività degli Stati Uniti dedicate allo smantellamento dell’arsenale chimico e biologico a suo tempo posseduto dall’Unione Sovietica e alla rinuncia da parte dell’Ucraina a conservare armi atomiche sovietiche. Afferma che l’Ucraina non possiede armi nucleari, chimiche o biologiche.
Ed ora, ciò su cui il Pentagono sorvola. Innanzitutto, il comunicato stampa dice che l’Ucraina ha consegnato alla Russia le sue armi nucleari ex sovietiche ma non spiega quale fine hanno fatto le armi chimiche e biologiche sovietiche ereditate dall’Ucraina.
Di potenziali armi chimiche in Ucraina si è parlato poco o niente. Si è parlato invece molto di agenti patogeni utilizzabili come armi: e non l’hanno fatto solo i russi.
Mica per caso i biolab dell’Ucraina avranno conservato in freezer qualche virus letale sovietico? Perché proprio questo fu il timore pubblicamente espresso da scienziati statunitensi allo scoppio della guerra. Addirittura l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha consigliato all’Ucraina di distruggere i ceppi patogeni dei suoi biolab, senza specificare se erano conservati a scopi pacifici e di studio o meno. Non risultano simili consigli ad altri Paesi coinvolti in conflitti.
Il comunicato stampa avrebbe potuto fare chiarezza su questo punto. Invece il Pentagono si è sentito in dovere di parlare dei biolab in Ucraina omettendo questo aspetto sostanziale.
Così pure il Pentagono sorvola sul livello di biosicurezza di questi laboratori. Il livello di biosicurezza va a braccetto con la pericolosità dei patogeni trattati. Eppure si sa che con i soldi USA il laboratorio di Odessa è diventato di livello biosicurezza 3. Il massimo è 4, e i biolaboratori di livello 4 sono pochi nel mondo. Inoltre i finanziamenti USA hanno permesso al biolaboratorio di Odessa di trattare agenti patogeni particolarmente dannosi anche derivanti da bioterrorismo.
Quali patogeni sono conservati ad Odessa e altrove in Ucraina? Il comunicato stampa del Pentagono sorvola anche su questo punto fondamentale. Eppure gli USA lo sanno, o almeno hanno il diritto di saperlo. La “collaborazione” (per usare il vocabolo del comunicato stampa) che essi offrono all’Ucraina in base ad un trattato del 2005 prevede infatti che i patogeni stoccati in Ucraina siano resi disponibili agli USA quando essi ne fanno richiesta.
In sostanza, il comunicato stampa del Pentagono offe all’opinione pubblica un’informazione interessante ma non richiesta dalle circostanze – sono 46 i biolab USA in Ucraina – insieme a due omissioni sostanziali: i patogeni trattati e conservati nei biolab, il destino dei virus letali sovietici ereditati dall’Ucraina. Il tempo, magari, si incaricherà di illuminare questa apparente stranezza.
GIULIA BURGAZZI
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