Funzionari europei spiati attraverso un software che ha infettato i loro smartphone: la notizia è stata lanciata da Reuters che riporta le dichiarazioni del commissario europeo  alla Giustizia Didier Reynders.

Apple lo avrebbe avvisato che il suo smartphone era stato probabilmente violato da “Pegasus“, un software di spionaggio sviluppato da NSO Group, un’azienda israeliana.

Suonato il campanello d’allarme sono scattati i controlli su tutti gli altri dispositivi in dotazione al personale della Commissione:  il software è stato creato in modo da non lasciare tracce evidenti, ma sono emersi “indicatori di compromissione” su molti degli Iphone analizzati.

L’indagine è ancora in corso ma, ad oggi, “è impossibile indicare uno specifico autore con piena certezza“. O almeno così dichiarano.

A Gennaio l’FBI era stata pizzicata ad usare proprio Pegasus, lo stesso software, per intercettare e controllare le comunicazioni di ignari cittadini.

Il software sarebbe in grado non solo di intercettare chiamate, ma anche conversazioni whatsapp  o di altri social, email, sms e persino di tracciare la posizione del’ignaro utente.

Presi di mira non solo gli smartphone aziendali dei funzionari e del personale della Commissione Europea, ma anche i loro dispositivi personali sia telefoni cellulari che Pc.

Qualche mese fa emerse  che ad essere controllato era anche il telefono del premier spagnolo Pedro Sanchez: ma anche attivisti, giornalisti, dissidenti, la lista è veramente lunga.

La NSO group era già stata denunciata da Apple per violazione dei termini di utilizzo dei loro dispositivi, proprio per cercare di porre un freno al dilagare di abusi di questo tipo: ma anche Will Cathcart, amministratore delegato di WhatsApp, aveva lanciato accuse simili e messo in guardia gli utenti in merito alla sicurezza, visto che più di 1400 account erano stati presi di mira.

La compagnia israeliana si difende dichiarando che vende tecnologia ad agenzie governative autorizzate al solo scopo – sostengono – “di combattere il crimine e il terrore, qualsiasi uso da parte di un cliente che prende di mira attivisti, giornalisti, e così via, è considerato un grave abuso”. Insomma offrono solo un mezzo, non è poi loro responsabilità se chi lo usa lo fa in modo illecito.

La società si è dichiarata inoltre disposta a collaborare con le autorità europee, per accertare le responsabilità su quanto accaduto; ma non c’è solo NSO Group a fornire i mezzi per il caro vecchio spionaggio.

Il Washington Post aveva rivelato che anche l’italianissima Hacking Team, con sede a Milano, forniva strumenti di sorveglianza a dozzine di paesi. E poi c’è Quadream, altra azienda israeliana, che sfruttava le stesse vulnerabilità per violare la privacy di personaggi politici o cariche pubbliche.

Insomma i talenti ingegneristici non mancano e già nel 2014 l’oltraggiato Julian Assange aveva scoperchiato il vaso di Pandora con i suoi “Spy files” su WikiLeaks.

Un losco campionato con tanti partecipanti: in squadra tutti assieme, servizi, politici, governi impegnati a carpire informazioni riservate, o personali per rendere ricattabile chiunque, al momento opportuno: tutti spiabili, molti spiati, ma sempre i soliti spioni.

ANTONIO ALBANESE

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