
Il giorno della locusta (a pranzo e a cena)
“Vivi nel buco, mangia il bruco“. Questo divertente meme molto in uso sui social riassume efficacemente il messaggio divulgato negli ultimi mesi dai media mainstream di mezzo mondo: nel new normal da Grande Reset è bello essere soli, precari, ricicloni e salvare il pianeta nutrendosi di larve anziché dell’inquinantissima carne. Ma quella che fino allo scorso anno sembrava solo un’esagerazione da fissati del clima, disposti a ricorrere ad ogni sacrificio pure di assecondare gli appelli di Greta, pian piano si trasforma in un’attività legalmente incoraggiata e alla fine in un obbligo.
Finestra di Overton in purezza, insomma, da cui entrano insetti di ogni genere.
L’Autorità UE per la Sicurezza degli Alimenti aveva infatti dato il via alle danze nello scorso gennaio, in piena seconda ondata Covid (o era la terza?), mentre tutti eravamo distratti dalla lotta al nemico invisibile: il consumo umano dei vermi della farina come “nuovo cibo” è autorizzato e sicuro, essendo tali insetti ricchi di proteine, fibre e carboidrati. Chissà quante belle ricettine! E soprattutto, quando dal pacco della farina cominciano a uscire le farfalline non si deve più prenderlo con due dita e gettarlo con disgusto nella pattumiera: è invece il momento di preparare un bel pane “proteico” che fa bene alla salute e salva il pianeta.
Passati inosservati i tutto sommato innocui vermicelli della farina, la UE pigia l’acceleratore e passa a cose ben più consistenti e disgustose. E’ di qualche giorno fa la notizia che ora sono ammesse al consumo umano anche le locuste, cavallette più cattive che devastano i raccolti africani. Locuste congelate, essiccate, in polvere, nelle prossime liste ingredienti al supermercato, ma pure in snack, riporta Dissapore. Invece della patatine o del pop corn, sgranocchiare una locusta con l’aperitivo farà presto figo per tutti i millennials.
Ancora voglia di riderci su? Proviamo allora a lanciarci in una bella teoria complottista, e ad ipotizzare cosa abbia in serbo per noi la finestra di Overton al momento spalancata. Prossimi passi: legalizzare l’inserimento di farine di insetti nei preparati alimentari, magari nascondendole tra gli ingredienti con sigle numeriche analoghe a quelle dei coloranti e degli additivi, in modo da farci salvare il mondo a nostra insaputa; in seguito, obbligo dell’uso di farine di insetti in preparati o snack; più avanti, paletti e divieti all’impiego della carne, aumento di prezzo della stessa, diffusione universale degli insetti come alternativa proteica per i molti che non potranno più permettersi la bistecca.
Ah: naturalmente non mancherà lo stigma sociale per chi si ostina a far danni al clima mangiando polpette e arrosti, un egoista che se ne frega degli altri e che quindi andrà sgridato e diffamato. Come dire… conosciamo la canzone.
DEBORA BILLI