È di nuovo appeso ad un filo l’arrivo di quel filo gas russo che l’Italia continua a ricevere insieme ad altri Paesi europei, benché in quantità ridotta rispetto ai tempi d’oro, e che rappresenta una vitale boccata d’ossigeno.

Il gas russo transita dall’Ucraina, dove Naftogaz – la società nazionale del gas – ha due fronti di liti con il colosso russo del gas Gazprom. Il quale si è stufato e da settimane minaccia i chiudere i rubinetti. In ogni caso, salvo miracoli, l’arrivo del gas russo in Italia e in Europa occidentale dovrebbe cessare definitivamente il 31 dicembre 2024. Quel giorno scadrà il contratto quinquennale per il passaggio del gas russo attraverso l’Ucraina, che non intende rinnovarlo.

LA ROTTA DEL GAS RUSSO

Cosa perderemo il 31 dicembre 2024, o anche prima nel caso che Gazprom decida di farla finita con Naftogaz? Ora, ogni giorno, entrano ancora in Europa occidentale circa 40 milioni di metri cubi di gas russo attraverso la rotta di Sudzha, l’unica sopravvissuta. Le statistiche generali in questo momento sono ferme alla fine di febbraio 2023, ma sono confermate dagli ultimi dati di Naftogaz.

Dall’Ucraina, questo gas prende le strade che lo conducono in Austria, in Slovacchia (dove soddisfa rispettivamente circa il 50% e circa il 95% del fabbisogno nazionale) e anche in Italia. Entra dal valico di Tarvisio. I dati del Ministero dello Sviluppo economico in questo momento sono aggiornati al 31 maggio. Fino a quella data, nel 2023 l’Italia aveva importato via Tarvisio poco più di due milioni di metri cubi di gas. Sono pari ad un quarto delle importazioni via Tarvisio nello stesso periodo dell’anno scorso. Ma soprattutto sono pari al 7% del consumo nazionale di gas nel periodo gennaio-maggio 2023.

IL GAS RUSSO IN ITALIA

Se il 7% vi sembra poco… Oltretutto, il consumo di gas in Italia nei primi mesi di quest’anno è diminuito del 16,8% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando la crisi del gas aveva cominciato a mordere. Non è risalito in modo significativo neanche con la diminuzione dei prezzi rispetto alle folli cifre dell’estate 2022. Si sono ridotti gli impieghi domestici – principalmente il riscaldamento – ed industriali. A sua volta, la produzione nei settori industriali più energivori si è ridotta del 20%.

C’è la crisi economica – una crisi nera – dietro la riduzione dei consumi del gas in Italia. Immaginarsi cosa può succedere se ne arriva un altro 7% in meno, o se magari lo si sostituisce con quello a costi folli dei rigassificatori galleggianti.

Prima della botta che – pare – arriverà comunque con il 31 dicembre 2024, sono da tener presenti gli sviluppi delle liti fra Gazprom e Naftogaz. Queste liti potrebbero portare in qualsiasi momento allo stop nell’arrivo del residuo gas russo.

LA CONTESA TRA NAFTOGAZ E LA RUSSIA

La prima lite riguarda la Crimea. Naftogaz ha fatto causa a Gazprom per le sue proprietà requisite dalla Russia in Crimea. La Corte permanente di arbitrato dell’Aia, a giugno 2023, ha condannato la Russia a pagare 5 miliardi di dollari. La Russia non ha pagato: o almeno, non ancora.

Nel frattempo, Naftogaz ha aperto un secondo fronte di lite, stavolta presso la Corte internazionale di arbitrato di Parigi. Riguarda la “porta d’ingresso” del gas russo in Ucraina situata a Sokhranivka. Quando la Russia l’ha occupata, l’Ucraina ha deciso di bloccare il passaggio del gas.

Però il contratto fra Naftogaz e Gazprom relativo a Sokhranivka contiene la clausola detta take-or-pay, cioè l’obbligo per Gazprom di pagare una certa cifra anche qualora non utilizzi i servizi legati al passaggio del gas. Così ora l’Ucraina –  dopo aver bloccato il passaggio del gas a Sokhranivka – vuole essere pagata da Gazprom per il passaggio del gas da Sokhranivka. Col risultato che Gazprom potrebbe chiudere il rubinetto dell’unico gasdotto attraverso il quale passa ancora il suo gas diretto ad Ovest.

Non risulta che nessuno dei Paesi ai quali va ancora il gas russo stiano provando a far ragionare l’Ucraina. Non lo fanno neanche la Slovacchia e l’Austria, per le quali la perdita sarebbe ancor più tragica che per l’Italia. L’Ucraina non fa parte dell’Ue – non ancora, almeno – ma detta legge a Bruxelles e per gli Stati membri. Curioso, come tutti lo trovino normale.

GIULIA BURGAZZI

 

 

 

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