Nel quinto volume del nostro mensile “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, torna il contributo di Stefano Re, esperto in tecniche di manipolazione e propaganda, che ripercorre alcune tappe della diffusione delle pratiche di censura relativamente ai contenuti presenti sul web.

Nell’epoca della comunicazione universale, è davvero paradossale osservare il massiccio risorgere di limitazioni all’espressione che pensavamo ormai propria di epoche e contesti superati. Che al potere in ogni sua forma non abbia mai fatto piacere la libera diffusione di informazioni, opinioni e critiche nella popolazione che pretende di amministrare è certamente un fatto, ma nel cosiddetto “mondo occidentale”, l’affermarsi di concetti come pluralismo culturale, diritto e garanzia di libera espressione e un sempre minore utilizzo di metodi censori, sembravano aver segnato una direzione impossibile da invertire. Eppure, così come per molte altre iatture che consideravamo appartenere al passato, si pensi all’inviolabilità dei diritti fondamentali dell’Uomo, assistiamo in questi primi decenni del nuovo millennio a una drastica inversione a U. Vediamo, infatti, risorgere e moltiplicarsi applicazioni censorie forgiate in forme inedite, avanzate, nel contesto e con l’avvallo di tecnologie in precedenza non disponibili.

I regimi autoritari del secolo scorso sovente vietavano la diffusione di informazioni sgradite e reprimevano con metodi polizieschi la loro diffusione, giungendo persino a ritualità pubbliche come il rogo dei libri messi all’indice. Queste operazioni richiedevano l’impiego capillare di risorse umane e materiali e ciò ne limitava, almeno in parte, l’attuazione. Oggi, con la digitalizzazione di gran parte dei veicoli di comunicazione, discussione e confronto, come delle stesse fonti di riferimento culturale, storico e ogni altro possibile campo dello scibile, l’azione censoria si concretizza eccezionalmente a buon mercato. Bastano pochi controllori umani, del software di smistamento basato sui famigerati algoritmi, e miliardi di persone finiscono stabilmente inquadrati sotto il vaglio inflessibile dell’occhio del censore elettronico. Tutte le loro opinioni, espressioni, comunicazioni e confidenze controllate, valutate e – quando classificate come sgradite – rese invisibili al resto della popolazione. Come è stato possibile?

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