Debutta sulle pagine di “Visione. Un altro sguardo sul mondo”, il nostro mensile giunto al quinto numero e dedicato al tema della censura, anche lo psichiatra Adriano Segatori che nel suo contributo si scaglia contro una categoria che in questo periodo storico è apparsa o silente o connivente, quella appunto degli “esperti della psiche”. Dietro i meccanismo di censura si celano anche costoro.
In tutte le svariate disgrazie che possono colpire una comunità umana, da quelle naturali a quelle provocate, c’è sempre chi ci guadagna in maniera più o meno illecita o illegale: dagli sciacalli che si aggirano depredando tra le rovine a quelli che arraffano valori e denaro commerciando in borsa nera. È l’oscura ombra dell’animo umano che emerge di fronte alla possibilità di ricavare degli utili annusando le opportunità derivanti da qualunque calamità. Niente di strano, anzi, per certi versi si potrebbero quasi invocare le attenuanti generiche di ogni cattiveria che derivi dalla bruttura nascosta negli anfratti delle debolezze umane.
C’è, però, una categoria che sfugge alle classificazioni normalmente applicabili ai comportamenti pulsionali dell’uomo ed entra, invece, a pieno titolo nell’ingiustificabile tipologia della premeditazione e del calcolo cinico. Tanto per fare un esempio, tra Renato Vallanzasca e Calisto Tanzi, capisco il pluriferito in scontri a fuoco della Comasina, ma mi ripugna il colletto bianco bancarottiere della Parmalat.
Fatta questa premessa, un’interessante analisi merita il periodo mistificato come pandemia, e il comportamento assunto da quelli che vengono spacciati come intellettuali e che – come li aveva argutamente identificati Majakovskij – quando la nave affonda sono i primi a scappare dopo i topi e molto prima delle puttane. Ma c’è di più. All’interno di questa oramai usurata e tradita categoria, dev’essere evidenziata un’ulteriore nicchia di sedicenti pensatori: gli esperti della psiche.
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