La vicenda del vaiolo delle scimmie salita alla ribalta in questi giorni è davvero ben strana. In vari Paesi occidentali, Italia compresa, stanno scoppiando piccoli focolai fra loro apparentemente slegati e indipendenti. La malattia è talvolta mortale. Si tratta di una zoonosi, ovvero di un virus trasmesso dagli animali. Il contagio fra uomo e uomo è possibile, ma non facile.

Tipicamente si contrae il vaiolo delle scimmie in Africa, in seguito al contatto con animali infetti: non necessariamente scimmie. Però uno ed uno solo malato, il primo (Gran Bretagna, 6 maggio), era appena tornato dall’Africa: e le persone con cui egli è stato in contatto non si sono a loro volta ammalate. Si sono ammalate invece altre persone che non avevano avuto nulla a che fare con lui. Non si conosce l’origine di vari casi fra loro geograficamente distanti. Intanto i ministri della Sanità del G7 svolgono un’esercitazione, ma tu guarda alle volte il caso!, proprio sul contenimento un’epidemia di vaiolo delle scimmie scatenata dal morso di un leopardo.

Fino a ieri, mercoledì 18, si contavano casi di vaiolo delle scimmie in Gran Bretagna, Spagna e Portogallo. La situazione però si evolve rapidamente. Oggi anche in Canada (si attende la conferma dei laboratori), in Italia e negli Stati Uniti. Complessivamente, diverse decine di persone.

Una situazione del genere – focolai indipendenti in vari Paesi di un’inconsueta malattia infettiva –  casca come il cacio sui maccheroni sul contestato protocollo che mira ad affidare più potere all’OMS per la gestione comune delle pandemie. E – ma tu guarda alle volte il caso!, di nuovo – proprio di questo protocollo si discuterà a Ginevra dal 22 al 28 maggio.

Il vaiolo delle scimmie, lo dice la parola stessa, è un parente stretto del vaiolo umano che mieteva stragi fino all’inizio del secolo scorso e che è stato eradicato nel mondo intero grazie ai vaccini obbligatori. Si trattava di vaccini ultracollaudati, sicuri ed efficaci: in Italia sono stati somministrati ai bambini fino al 1977.

I sintomi del vaiolo delle scimmie sono simili a quelli del vaiolo umano: fondamentalmente, febbre e macchie sulla pelle che diventano vesciche e poi croste. Tuttavia la malattia è più benigna: in Africa (ove finora si è quasi esclusivamente manifestata) la mortalità oscilla fra lo 0% e il 10%.

Non esistono farmaci specifici. Si ritiene che la vaccinazione antivaiolosa, come quella effettuata in Italia fino al 1977, protegga all’85% dalla malattia: una performance enormemente migliore di quella dei vaccini Covid. Tuttavia lo statunitense CDC (l’agenzia governativa incaricata di controllare e prevenire le malattie infettive)  ritiene che l’antivaiolosa offra protezione dal vaiolo delle scimmie solo per tre anni. Traduzione: praticamente nessuno, al mondo, è al riparo dal vaiolo delle scimmie se non fa o se non rifà l’antivaiolosa.

Il previdente e preveggente Bill Gates, nell’autunno scorso, aveva avvisato i Governi: è necessario prepararsi ad attacchi di bioterrorismo effettuati attraverso il virus del vaiolo. Ancor prima dei suoi avvertimenti, gli USA e l’Unione Europea hanno approvato vaccini contro il vaiolo di seconda generazione, fra i quali Jynneos, esplicitamente efficace anche contro il vaiolo delle scimmie. Proprio ieri gli Stati Uniti  hanno prenotato un bel po’ di dosi.

GIULIA BURGAZZI

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