C’è anche un aspetto dolorosamente economico nella stoltezza con cui l’Europa e l’Occidente pompano ininterrottamente armi all’Ucraina affinché le usi contro la Russia. Si tratta di questo: i droni russi che sventrano le infrastrutture ucraine costano all’incirca quattro soldi. I missili che l’Occidente fornisce all’Ucraina per (cercare di) abbatterli costano invece l’iradiddio.
I conti relative alle armi usate per i bombardamenti dei droni in Ucraina vengono dal New York Times, che aveva già rilevato la mole impressionante di armi consumate dall’Ucraina: in un solo giorno ne esaurisce più di quante ne servivano in Afghanistan per un mese intero di guerra.
Ebbene, come scrive il New York Times la Russia sempre più impiega per bombardare l’Ucraina i droni suicidi di fabbricazione iraniana Shahed-136. Si tratta di velivoli senza pilota imbottiti di esplosivo. Hanno caratteristiche piuttosto essenziali e costano circa 20 mila dollari l’uno. Anche se il New York Times non lo sottolinea, questi droni sono in grado di provocare enormi danni quando centrano il bersaglio: una ferrovia, un deposito di materiale bellico, un impianto per produrre e distribuire energia…
Per difendersi, scrive il New York Times, l’Ucraina ha smesso di fare affidamento su cannoni anti aerei e su armi da fuoco leggere. Infatti i droni russi da 20 mila dollari l’uno ormai volano di notte. Dunque Kiev per contrastarli usa soprattutto missili.
Quanto costano questi missili? Il New York Times ha la risposta. Sparare un missile di fabbricazione sovietica – un solo missile – costa 140 mila dollari. Si sa (il New York Times tuttavia non lo precisa) che sono di fabbricazione sovietica alcune delle armi inviate all’Ucraina dagli alleati occidentali. Il conto lievita con i missili di fabbricazione occidentale più recenti. Un missile statunitense NASAMS – sempre uno solo – può arrivare a 500 mila dollari.
Fin qui il New York Times, che nota come dal punto di vista ucraino il prezzo non è un problema, almeno finché l’Occidente continua a mandare armi.
Però il prezzo è un problema, eccome se lo è!, per i contribuenti occidentali che pagano le armi all’Ucraina: è un problema perfino per quei contribuenti che sono entusiasti della guerra contro la Russia.
E dunque, ogni volta che l’Ucraina centra un drone russo – sostiene di averne colpiti quasi 500 solo da settembre – è come se essa estraesse centinaia di migliaia di dollari (o euro) dalle nostre tasche. La stessa cosa avviene ogni volta che l’Ucraina spara un missile senza colpire il drone: e solo il Cielo sa quante volte capita.
In compenso, la Russia usa per i bombardamenti i droni da 20 mila dollari l’uno. Praticamente, Davide contro Golia. Se arrivano sull’obiettivo, i droni russi fanno sfracelli. Se la contraerea li abbatte, la perdita è di poco conto.
Si dice che, in questa guerra, l’obiettivo dell’Occidente è quello di indebolire la Russia costringendola a consumare le sue risorse. L’Occidente farebbe però bene a pensare a quanto esso stesso si consuma.
GIULIA BURGAZZI