Non ha il green pass e non ha nemmeno il Covid. L’onorevole Sara Cunial, ex M5S ed ora nel gruppo misto, non ha potuto votare ieri, lunedì 24 gennaio, alla prima chiamata per l’elezione del Presidente della Repubblica. Minaccia ricorsi per fare invalidare tutte le operazioni.
All’onorevole Cunial era vietato raggiungere i grandi elettori che sono ammessi a Montecitorio in virtù del possesso del green pass. Le è stato vietato anche di comportarsi come i grandi elettori malati di Covid, in quarantena o in isolamento. Sono privi di green pass e per loro è stato allestito un seggio drive in fuori dal palazzo.
La vicenda dell’onorevole Cunial è surreale e riconducibile al concetto del bacio della pantofola. Ovvero, i politici che contestano le scelte del Governo in materia di gestione del Covid devono innanzitutto piegarsi a quelle stesse scelte che essi contestano. Detto in altre parole, devono munirsi del green pass. L’onorevole Cunial rifiuta il green pass. Non ce l’ha nemmeno nell’effimera versione base che si ottiene col tampone.
Si possono apprezzare o criticare le posizioni e gli atti dell’onorevole Cunial, ma una cosa le va comunque riconosciuta. E’ l’unica che conduce una battaglia senza quartiere, senza se e senza ma, contro il green pass. Ne vuole la cancellazione. Di conseguenza, non ha modo di far valere la sua volontà.
Riassunto delle puntate precedenti. L’elezione del Presidente della Repubblica, oltre a somigliare ad una lotta nel fango fra caimani e forze oscure, si svolge nell’era del Covid. Diversi grandi elettori sono positivi al virus o anche malati. Un decreto legge contiene le disposizioni che consentono anche a loro di votare. Come si legge in premessa, esso discende da due ordini del giorno del Parlamento “che impegnano il Governo a garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare” alla scelta del prossimo Presidente.
Il frutto di questo decreto legge è l’inedito voto in un drive in fuori da Montecitorio per i grandi elettori sprovvisti di green pass in quanto malati, contagiati o in isolamento: ad essi infatti è accordato il permesso di lasciare, a determinate condizioni, le loro abitazioni. E chi non ha il green pass perché semplicemente rifiuta il principio? Forse che non fa parte dei 1.009 grandi elettori?
E’ il caso dell’onorevole Cunial, appunto. Ha chiesto di votare anche lei al seggio drive in e la risposta è stata no. Ci è andata lo stesso, accompagnata dal suo avvocato. I commessi non l’hanno fatta passare. Cacciata via come un cane in chiesa.
Qui siamo al di là della politica e anzi ben al di sotto della politica: i diritti – perfino quelli dei parlamentari – sono subordinati al green pass e al tampone. Alle prossime elezioni toccherà anche a noi?
GIULIA BURGAZZI