Esiste una convinzione profondamente radicata nelle dure cervici di governanti e istituzioni: che le popolazioni, avendo aderito in stragrande maggioranza alla campagna di vaccinazione, di conseguenza amino follemente il green pass e accettino con entusiasmo la distruzione dei diritti fondamentali propri ed altrui. Il green pass in fin dei conti è un premio, come ha affermato ieri Locatelli, e a chi non piacciono premi e croccantini?

Il Canada ne è un esempio. Un Paese dove i diritti sono compressi, dove sulle prime pagine campeggiano titoloni che si rallegrano della morte e del bullismo verso i novax, dove tutti subiscono in silenzio ogni sorta di abusi. Tutto lasciava presumere che la maggioranza (vaccinata) dei canadesi ne godesse, d’altronde non hanno rivotato Trudeau pochi mesi fa, come sottolineano i nostri parlamentari?

Ebbene, no.  Sembra proprio che non siano solo pochi camionisti canadesi “golpisti” a pensare che è ora di dire basta alla repressione in salsa totalitaria. O meglio: finché l’unica campana a suonare era quella dei media, i cittadini del Canada si lasciavano portare là dove voleva il cane da pastore; ma non appena qualcuno ha solleticato il loro spirito patriottico, li ha informati meglio, e ha dimostrato loro che la direzione era molto pericolosa hanno prontamente cambiato idea. Guardate questo sondaggio:

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In appena due settimane, l’opinione pubblica canadese ha completamente rovesciato la propria posizione sulle restrizioni. Il 12 gennaio il 60% riteneva necessario mantenerle, il 27 gennaio ben il 54% vuole rimuoverle. La maggioranza ha cambiato di posto. Cosa è successo nel frattempo? Sono arrivati i truckers.

Questo conferma che i cittadini sono una mandria di pecore pronta a cambiare pascolo a seconda di come cambia il vento? Forse. Ma è vero anche che sono vittime di un’informazione strutturata come un vero lavaggio del cervello 24/7, e non appena si esce da quel metodo e li si informa come si deve sono più che disposti a cambiare idea. A questo sicuramente serve e servirà la protesta dei camionisti: ad aprire gli occhi all’opinione pubblica dei canadesi, che ora difficilmente digerirà altre campagne di demonizzazione del dissenso.

A dimostrazione che essere vaccinati non significa necessariamente ambire a vivere in Nordcorea. E questo farebbero bene a ricordarselo anche i nostri governanti, dato che le elezioni in Italia sono più vicine di quanto tutti sperino. E stavolta potrebbe non rivincere il solito “Trudeau”.

DEBORA BILLI

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