Dunque è sostanzialmente vera la storia dei laboratori segreti statunitensi di armi batteriologiche letali che i russi temono in Ucraina. E in più ci sono tre particolari. Primo, alcuni di questi impianti possono conservare ceppi di agenti patogeni messi a punto dall’URSS per creare armi biologiche. Secondo, uno dei laboratori è ad Odessa e un altro, pare, a Kiev: sono città accanto alle quali ora si combatte. Terzo, gli Stati Uniti temono che di lì esca l’inferno.

All’inizio della guerra in Ucraina, Twitter si era scatenato seguendo la convinzione che i primi bombardamenti russi mirassero a conquistare rapidamente i laboratori USA di armi biologiche.

Effettivamente in Ucraina gli Stati Uniti hanno preso sotto la loro ala protettrice fin dai tempi di Obama i laboratori ex sovietici: si cita esplicitamente quello di Odessa. Essi hanno obiettivi del tutto pacifici, assicura l’ambasciata statunitense in Ucraina. Esattamente, si può aggiungere, come li aveva il laboratorio di Wuhan.

Però in questi giorni è emerso un fatto nuovo. Alcuni laboratori “potrebbero conservare” (così le dichiarazioni ufficiali) ceppi di agenti patogeni pericolosi,  frutto delle ricerche per le armi biologiche compiute dall’Unione Sovietica. L’ha scritto pochi giorni fa negli Stati Uniti The Bulletin, l’organo degli scienziati che si occupano di disarmo legato alle tecnologie letali e che curano il cosiddetto Doomsday Clock, il metaforico orologio che registra il conto alla rovescia verso la potenziale apocalisse nucleare.

The Bulletin dà la parola a Robert Pope, il direttore USA del programma che si occupa di gestire e rendere innocue le armi ex sovietiche di distruzione di massa. Il programma fa capo al Pentagono.

Pope garantisce che i biolab dell’Ucraina sono dediti a ricerche assolutamente pacifiche. Tuttavia c’è la possibilità, egli aggiunge, che alcuni di essi conservino in freezer per scopi di ricerca ceppi dei patogeni utilizzati dall’Unione Sovietica nella creazione di armi biologiche. Si dice preoccupato che, in seguito ai combattimenti,  nei laboratori ucraini manchi il personale in grado garantire la sicurezza. Inoltre, spiega, solo il freddo costante impedisce che gli agenti biologici si moltiplichino e diventino infettivi. Pope teme che manchi la corrente: se portati a temperatura ambiente riuscirebbero con facilità a diffondersi al di fuori.

In questa prospettiva vanno inquadrate le parole che il ministro degli esteri russo Lavrov ha pronunciato oggi, 3 marzo. L’Antidiplomatico gli attribuisce queste dichiarazioni

“Abbiamo informazioni secondo le quali il Pentagono sarebbe preoccupato per la situazione dei laboratori militari statunitensi a Kiev e Odessa, perché potrebbero perderne il controllo”

Ma che bella idea, quella degli americani, di non distruggere meticolosamente tutti i ceppi degli agenti patogeni messi a punto dai sovietici. Che bella idea quella di tenerli in freezer confidando che la corrente elettrica non sarebbe mancata per omnia saecula saecolorum. E desso, davvero, speriamo che di lì non esca l’inferno.

GIULIA BURGAZZI

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