James O’Keefe di Project Veritas questa volta torna con una storia che mette letteralmente i brividi. A parlare è Victoria, un’infermiera di ventennale esperienza che riporta vicende scioccanti avvenute nei siti di vaccinazione di New York che le hanno fatto decidere dopo poco tempo di interrompere il lavoro che aveva cominciato appena qualche giorno prima.
Mancanza di foglietto illustrativo nelle confezioni, spostamento di fiale già aperte da una locazione ad un’altra, nessuna indicazione su come diluire il farmaco, sostanze sbagliate inviate al posto della soluzione salina, questi sono solo alcuni dei fatti che vengono denunciati. “Questa non è una storia anti-vax, ma è la storia di persone che per quanto pro-vax hanno dovuto ripensare alla loro posizione per lo meno per questo vaccino perchè impossibilitate a fare il loro lavoro per come avrebbero voluto”, dice O’Keefe, evidenziando come ormai entrambi gli schieramenti anti-vax e pro-vax dovrebbero riunirsi in un’unica grande area pro-verità e pro-trasparenza.
La fretta di vaccinare più soggetti possibili è enorme, la pressione contro il tempo è enorme, e quando il vaccino diviene disponibile anche nella fascia di età 5-11 anni, New York risponde prontamente subappaltando la distribuzione e la somministrazione dei vaccini a due società, la DOCGO e la Ambulnz, in maniera tale da dare capillare e professionale copertura sul territorio. Queste società si sono suddivise quartieri, stabili pubblici e scuole, si sono dislocate letteralmente ad ogni angolo di strada.
Uno dei punti più importanti della loro mission dovrebbe essere quello di fornire agli operatori che vengono reclutati una preparazione accurata sul prodotto da somministrare, in maniera tale che gli stessi conoscano i possibili eventi avversi, sappiano rispondere ai dubbi dei genitori e soprattutto sappiano maneggiare diluenti e principi attivi. E, sebbene raggiunto telefonicamente il presidente di DocGo dichiari che questa procedura è avvenuta anche per gli operatori reclutati in occasione del vaccino contro il covid 19, l’infermiera intervistata da O’Keefe racconta una storia molto diversa.
L’operatrice sanitaria, nel campo vaccinale dal 2006, mai come questa volta si è trovata a disagio in un posto di lavoro. “Il primo giorno mi sono trovata nel posto sbagliato, tanto per cominciare, quindi sono rimasta per due ore a cercare di capire dove andare”, racconta la donna, “ma non sapevo che il bello doveva ancora arrivare. Quando arriva il supervisore e gli chiedo come diluire il farmaco mi risponde di cercare un tutorial su YouTube.“.
Cosa? Cercare un filmato su YouTube tipo quelli che mostrano come riparare il tubo del bagno? Per iniettare qualcosa ai bambini? Questo avrebbe lasciato senza parole chiunque, figuriamoci un professionista del settore. “Ogni volta che ho dovuto lavorare con un nuovo farmaco, ho dovuto frequentare un corso, anche un’ora soltanto, ma che desse la possibilità all’operatore di orientarsi in maniera corretta tra i vari prodotti. Non mi è mai accaduta una cosa simile”, ammette sconcertata Victoria.
Victoria è addirittura a conoscenza anche di distribuzione di borse contenenti l’occorrente per le preparazioni, all’interno delle quali, invece della soluzione salina c’era un agente batteriostatico, quindi di fatto un qualcosa che avrebbe potuto anche annullare l’effetto del vaccino stesso, per di più con conseguenze sconosciute sui soggetti cui l’agente fosse stato somministrato. “In nessuna delle confezioni che ho aperto ho mai trovato il foglietto illustrativo, una cosa che mi ha dato veramente fastidio visto che così non sono in grado di sapere cosa somministro e come rispondere alle mille domande che mi fanno i genitori. E pensare che questo sarebbe il mio lavoro.”, racconta Victoria. E quel che è più sconvolgente, prosegue, “nessuno dei genitori è mai venuto a conoscenza della errata somministrazione con agente batteriostatico, perchè nessuno del team ha mai riportato l’incidente”.
Stessa cosa dicase delle fiale già aperte. “La priorità del boss è non gettare le dosi per cui una volta hanno fatto arrivare una fiala già aperta da un hub a Brooklyn fino a qui“, confessa una collega a Victoria. Seppur rispettate tutte le norme di trasporto, la catena del freddo e quant’altro, nessuno può garantire al 100% che in quella fiala già aperta non fosse stato introdotto qualcosa di cui non si era a conoscenza e che poi sarebbe stato somministrato a dei bambini. E questa cosa non è mai solo una volta stata messa in discussione.
Ma la cosa non è ristretta solo allo stato di New York, i notiziari sono invasi da storie di bambini che ricevono dosi sbagliate in giro per la nazione, quando sono proprio due medici, fuori onda a dire aProject Veritas che “lo sanno che non funziona questo vaccino, non funziona la prima dose, non funziona la seconda, nè la terza, e loro lo sanno, è solo questione di soldi”.
Quindi, a questo punto, quando ormai dichiararsi pro-vax o anti-vax non ha più senso considerando le evidenze riportate e la mancanza di trasparenza lamentata anche dal mondo medico, è oggi chiaro che la battaglia deve essere portata avanti con una sola voce che chieda unanimemente e unicamente verita?
MARTINA GIUNTOLI
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