Green pass: la distruzione “creativa” delle imprese italiane che piace a Draghi

Non hanno capito che il green pass è uno strumento di distruzione creativa dell’economia a favore delle grandi, grandissime imprese: i poveri Zaia e Fedriga fanno quasi tenerezza quando invano pietiscono affinchè un Governo teoricamente loro amico (e teoricamente amico del loro elettorato) venga incontro alle difficoltà che le aziende incontreranno a partire da venerdì 15 ottobre. Ma Draghi tira diritto: un titolo, per inciso, che fa venire qualche brivido storico.

I lavoratori non vaccinati nel settore privato sono quasi 4 milioni: un quarto del totale. Zaia ha perfettamente ragione quando dice che da venerdì 15 tante aziende saranno nel caos: con ogni probabilità parte dei dipendenti vorrà evitare gli obblighi fisici e pecuniari prescritti dalla sadicocrazia governativa ai non vaccinati e preferirà restare a casa.

Zaia esprime le preoccupazioni degli imprenditori: una categoria che è molto affezionata al Presidente del Consiglio. Perché le sue orecchie rimangono sorde al grido di dolore?

Per rispondere, bisogna innanzitutto considerare quali aziende da venerdì 15 saranno davvero nelle grane e quali invece no. Si prospetta un dramma per le piccole e piccolissime imprese fondate sul lavoro specializzato di un pugno di dipendenti ciascuno dei quali è pressoché insostituibile: oltretutto il più delle volte queste imprese (e i loro dipendenti) sono uscite dai lockdown allo stremo delle forze economiche, sempre che siano riuscite ad uscirne, e il costo dei tamponi non è uno scherzo.

Invece il green pass non provocherà sconquassi particolarmente gravi nelle imprese grandi e grandissime, che hanno spalle larghe a sufficienza per convenzionarsi con laboratori e farmacie ed ottenere tamponi low cost da offrire gratuitamente ai dipendenti. Men che meno si troveranno nei guai le aziende grandi e grandissime che utilizzano in abbondanza contratti brevi per manodopera non specializzata e a buon mercato: i loro dipendenti sono perfettamente intercambiabili, e se uno sta a casa c’è la fila di disoccupati pronti a sostituirlo per un tozzo di pane.

Un esempio di azienda che fa abbondante uso di contratti brevi? Amazon, anche se certo non è l’unica. Un esempio di impresa che ha fatto affari d’oro durante i lockdown? Sempre Amazon, e sempre fermo restando che non è certo l’unica.

Eccola, la distruzione creativa dell’economia alla quale il green pass è funzionale: bastonare chi arranca, premiare chi corre. Il concetto fa parte della visione del mondo del Presidente del Consiglio attualmente in carica, anche se non ha mai usato parole così precise.

Per ricostruire il Draghi-pensiero sulla gestione dell’economia post epidemia bisogna innanzitutto scorrere il rapporto scritto in proposito dal G-30, di cui Draghi risulta membro senior. Il G-30 si presenta come un luogo di discussione indipendente fra i principali leader pubblici e privati del settore economico e finanziario. Non esattamente un gruppo di ininfluenti pensionati che si ritrovano alla Bocciofila, insomma.

Nel rapporto “Reviving and restructirung the corporate sector post-Covid”, datato fine 2020, i G-30 scrivono in sostanza  che in questo momento l’economia ha bisogno del sostegno di politiche pubbliche e che nell’attuazione di queste politiche pubbliche può essere necessaria una certa dose di distruzione creativa: sostenere solo le imprese che sanno cavalcare i cambiamenti in atto ed escono dalla crisi in gran forma e pronte a fare più profitti.

E cosa ha detto Draghi in Senato nel discorso di insediamento datato 17 febbraio? Ha detto testualmente: “Sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”.

Eccolo, il punto. Ecco il motivo per il quale il green pass è (implicitamente) uno strumento di distruzione creativa in campo economico. Traduzione del passo del discorso di Draghi: il Governo intende favorire solo le attività economiche più robuste e più in salute, che incidentalmente di solito sono anche quelle di dimensioni maggiori. Le piccole imprese, si arrangino o si trasformino.

Zaia e Fedriga, che poveretti pietiscono invano l’ammorbidimento del green pass, non lo hanno capito. Non hanno capito che le aziende sulle quali ricade la benedizione delle politiche governative sono in linea di massima quelle grandi mentre il nerbo del loro elettorato sono i padroncini e le imprese piccole o piccolissime. Qualcuno glielo spieghi, per favore, se non è già troppo tardi.

DON QUIJOTE

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