Ora che il gas bisogna pagarlo in rubli – la Russia ha già chiuso il rubinetto a due recalcitranti – l’UE e vari Stati europei si trovano fantozzianamente in pieno marasma.
Le novità della giornata: l’italiana Eni sta aprendo il conto in rubli, ma questo non basta per avere il gas. E’ la condizione necessaria, e non quella sufficiente. La Germania ha provato tortuosamente a pagare in gas in rubli attraverso un’azienda russa requisita con le sanzioni belliche, ma la Russia ha rifiutato di ricevere il pagamento.
L’Algeria inoltre minaccia di non dare più gas alla Spagna. La disputa non ha nulla a che vedere con il pagamento in rubli, ma avviene in un momento in cui le conseguenze di qualsiasi ulteriore riduzione del flusso di gas verso l’Europa risulterebbero enormemente amplificate.
Ieri, mercoledì, i grandi media hanno scritto che l’italiana ENI si prepara ad aprire un conto in rubli presso Gazprombank. Tuttavia l’ENI, per il momento, si mette solo in condizione di poter eventualmente pagare il gas in rubli. Attende indicazioni dal Governo. Ed esse sono ambigue.
Sempre ieri, il ministro Di Maio ha dichiarato che l’Italia pagherà in euro. E proprio qui sta l’ambiguità. La formula di pagamento richiesta dalla Russia prevede l’apertura di due conti – uno in euro ed uno in rubli -presso Gazprombank, una banca che non può essere raggiunta da eventuali sanzioni occidentali. Il pagamento del gas avverrebbe sempre in euro, ma Gazprombank provvederebbe a cambiare gli euro in rubli. Quindi il “Pagheremo in euro” di Di Maio va bene sia per l’adesione sia per il rifiuto di questo meccanismo.
Anche nelle indicazioni UE sul pagamento in rubli regna la piena ambiguità. La Germania ha tentato a suo modo di rimanere all’interno di queste fumose linee guida. Ha pagato il gas attraverso un contro in rubli presso Gazprom Marketing & Trading, una società russa finita sotto sequestro in seguito alle sanzioni belliche. La Russia però ha rifiutato di ricevere il pagamento.
Ora, o la Germania trova un’altra soluzione o la Russia, prevedibilmente, le chiuderà il gas. Importa dalla Russia circa il 65% del suo fabbisogno di gas. Si troverebbe in una situazione ancora peggiore di quella dell’Italia, che acquista dalla Russia solo, si fa per dire, il 40% del gas.
E poi, tanto per aggiungere altra legna al fuoco, c’è la faccenda della Spagna. Importa poco o niente gas russo, ma circa la metà del suo gas viene dall’Algeria, attraverso il gasdotto Maghreb-Europe, che attraversa anche il Marocco. E adesso c’è una grana seria.
Il Marocco è ai ferri corti con l’Algeria e ha disperato bisogno di gas. Così ha deciso di acquistare gas liquefatto: solo che non possiede gli impianti di rigassificazione indispensabili per immetterlo nella rete di distribuzione. Per questo prevede di effettuare la rigassificazione in Spagna e di farsi spedire il gas attraverso il gasdotto Maghreb-Europe.
Apriti cielo. Nell’ambito dell’instabilità del Nord Africa, l’Algeria qualche mese fa ha rotto i rapporti diplomatici col Marocco per una disputa relativa al Sahara occidentale. Contemporaneamente ha smesso di mandare gas al Marocco attraverso il gasdotto Maghreb-Europe. E ora questa stessa cosa vorrebbe farla la Spagna?
L’Algeria non vuol nemmeno sentirne parlare: e non importa se il Marocco comunque non riceverebbe un solo centimetro cubo di gas algerino. Così minaccia la Spagna di chiuderle il rubinetto. E la Spagna, pur non dovendo gestire la grana dei rubli per il gas russo, si troverebbe anch’essa in braghe di tela.
GIULIA BURGAZZI
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