Lo avevamo già capito durante le maldestre imitazioni occidentali col tentativo (fortunatamente fallito) di mettere al bando Dostoevskij in Italia, ma in Ucraina sta avvenendo una “purificazione della cultura” con tanto di roghi di libri russi. Cosa che da parte di un regime nazista non deve troppo stupire, ma che comunque lascia basiti nell’Europa del XXI secolo.
E’ notizia di ieri che il Parlamento di Kiev ha vietato l’importazione di musica e libri russi. Il Parlamento ucraino ha approvato un disegno di legge che vieta l’importazione e distribuzione di libri e prodotti editoriali da Russia, Bielorussia e «territori temporaneamente occupati» dalle forze russe in Ucraina. Lo hanno riferito i media di Kiev. Limiti sono stati decisi anche per la musica, con il divieto di esibizioni pubbliche, proiezioni, concerti di cittadini russi”.
In realtà questa “derussificazione” di stampo nazista era già cominciata. Già dall’inizio di giugno Oleksandra Koval, direttrice dell’Istituto del Libro Ucraino, ha deciso di far mandare al macero “libri di propaganda” custoditi nelle biblioteche ucraine e utilizzarne la carta come “riciclo”. Tra questi libri nocivi sono comprese le opere di Dostoevskij e Puškin. Dei libri russi saranno conservate le fiabe di era sovietica e i romanzi d’amore perché, a detta della Koval, serviranno agli specialisti (perché solo gli specialisti potranno leggerli) per “studiare le radici del male e del totalitarismo”.
Agghiacciante. Roba degna di un romanzo di Orwell o di Ray Bradbury. O dei “Bücherverbrennungen” della Germania nazista. Ma non stupisce, visto che l’eroe nazionale ucraino è il criminale nazista Stepan Bandera, quindi gli ucraini seguono l’esempio dei loro maestri del Terzo Reich.
In realtà, per parafrasare il Qohelet, non vi è nulla di nuovo sotto il sole. Esisteva già un bando di pubblicazioni in lingua russa almeno dal 2016 per ordine dell’allora presidente Petro Poroshenko che provocò le vivaci reazioni degli editori ucraini. La derussificazione della cultura ha qualcosa di nazista.
Cosa resta all’Ucraina? Ben poco. La messa al macero dei libri russi depriverà le biblioteche ucraine di ben cento milioni di volumi. E verranno mandati al macero anche i due più grandi autori ucraini, Gogol e Bulgakov, che scrivevano in lingua russa. Diciamo che questo rogo nazista dei libri si ricollega alla “Cancel Culture” di matrice anglosassone: in fondo in Canada è successo qualcosa di simile o come quando in Usa è stato cambiato il nome al premio Lovecraft per la narrativa fantastica a causa delle opinioni personali dell’autore.
“Chi brucia i libri prima o poi brucerà anche le persone” scriveva nell’Ottocento il poeta ebreo tedesco Heinrich Heine. Beh, in Ucraina in realtà si sono portati avanti, bruciando prima le persone e solo in un secondo momento i libri.
ANDREA SARTORI
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