Energia, la crisi causata dalle sanzioni contro la Russia quest’anno costa all’Europa circa un trilione di euro.

Cioè quasi il 6% del Pil dell’Unione Europea: di tanto è aumentata la spesa per l’energia.

Un trilione di euro: già il vocabolo fa impressione. Se lo si scrive in numeri, fa ancora più impressione: 1.000.000.000.000.000.000.

Vale a dire un miliardo di miliardi. Tutti soldi sborsati dalle famiglie e dalle attività economiche per effetto delle politiche autolesionistiche di Unione Europea e governi nazionali.

La stupefacente cifra figura sia in un rapporto pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale sia in un articolo della prestigiosa testata economica Bloomberg. Tutti e due sono usciti negli ultimissimi giorni.

Il trilionario rapporto del Fondo Monetario Internazionale si sofferma su quelle che, a suo avviso, sono le cure. In estrema sintesi, si tratterebbe di fare due cose. Da un lato, tenere bassa la domanda di energia. Sarebbe autolesionismo anche questo, si può aggiungere. Infatti si tratterebbe di ridurre ulteriormente il riscaldamento nelle case e il funzionamento delle attività produttive. Dall’altro lato, il Fondo suggerisce di aumentare la disponibilità di energia anche producendone di più. Il rapporto consiglia di puntare anche sulle rinnovabili.

Ma per il resto, è necessario aggiungere a quanto dice il Fondo Monetario Internazionale che il continente ha ben poche risorse naturali. Si può anche raschiare il fondo del barile: sono però briciole, e se non lo si è fatto finora magari c’è anche un motivo, come nel caso dei piccoli giacimenti di gas italiani.

Quanto all’analisi di Bloomberg, essa ribadisce un suo precedente avvertimento: l’anno prossimo, sarà ancora peggio. Fa impressione quanto un altro trilione.

Bloomberg innanzitutto fa presente che i sussidi e le agevolazioni governative per far fronte al rincaro dell’energia finora ammontano a 700 miliardi. Afferma tuttavia che non si potrà andare avanti in questo modo: troppa spesa pubblica, e metà degli Stati UE ha già un rapporto debito-Pil superiore al fatidico 60% delle regole UE.

Soprattutto, Bloomberg fa presente che, sì, quest’anno l’Europa è riuscita a riempire gli stoccaggi di gas in previsione dell’inverno: ma fino all’estate il gas russo è continuato ad affluire in quantità non trascurabili. Ora invece ne arriva ben poco: dunque bisognerà rivolgersi sempre più al gas liquefatto (stracaro, sarebbe opportuno aggiungere) ma su questo fronte si addensano nuvoloni neri.

I principali nuvoloni neri, stando alla descrizione di Bloomberg, vengono dalla Cina. Il gas liquefatto non abbonda sui mercati internazionali, e quest’anno l’Europa è riuscita ad attirare rifornimenti anche grazie al fatto che la Cina ha ridotto i suoi acquisti del 5%. Un effetto del rallentamento dell’economia dovuto alla politica “zero Covid”.

Però il vento è cambiato. Lo “zero Covid” è ormai rottamato. Nel 2023, la Cina prevede di acquistare il 7% del gas liquefatto in più rispetto al 2022.

Come se non bastasse, Bloomberg avverte che altri nuvoloni neri possono venire dal Giappone. Quest’anno è stato il primo importatore mondiale di gas liquefatto. Si sta muovendo per non rimanerne a corto. Il governo sta considerando sia di costituire una riserva strategica sia di offrire sussidi per l’acquisto.

Secondo Bloomberg, la situazione non cambierà fino al 2026, quando Qatar e Stati Uniti dovrebbero incrementare la produzione.

Crisi energetica fino al 2026: campa cavallo…Qui si ferma Bloomberg e possono cominciare le deduzioni. Se la disponibilità di gas liquefatto sui mercati internazionali non è abbondante, gli appetiti convergenti di Europa, Cina e Giappone non potranno che indurre ulteriori aumenti dei prezzi. E poveri noi, se il trilione di quest’anno nel prossimo futuro ci sembrerà ancora poco.

GIULIA BURGAZZI

 

 

 

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