Tre metri cubi di quelle cellette erogano la stessa energia elettrica di una distesa di pannelli fotovoltaici vasta quanto un campo da tennis. Però non hanno neppure bisogno del sole: lavorano al buio, a temperatura ambiente. E che cosa usano? L’acqua.
Prego? Sì, conferma il loro inventore, Roberto Germano. Allievo di fisici geniali come Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata, tra i protagonisti mondiali della meccanica quantistica contemporanea. Lei, la francescana Sorella Acqua: può aiutarci a far funzionare tutto, a costi ridicoli.
PURA FISICA QUANTISTICA
Alla guida della sua start-up di Napoli, la Promete (nomen, omen), il novello Prometeo ha scoperto di non avere nemmeno più bisogno del fuoco sottratto agli dèi: gli basta la semplicissima acqua dolce, per costruire una pila praticamente inesauribile.
La scoperta nasce da un esperimento, costruito con due recipienti comunicanti. In ciascuno è inserito un elettrodo, in origine composto di platino. Collocando un “resistore” (un’alterazione) attorno a una delle due vaschette, si genera un trasloco spontaneo e permanente di elettroni verso la vasca gemella: corrente elettrica, per l’appunto.
IL MIRACOLO DELL’ACQUA
Il progetto – Oxhydroelectic Cell o Pila IR – è in fase di avanzato sviluppo: «Ci servono partner finanziari: con un milione di euro, al massimo, possiamo arrivare all’ingegnerizzazione e all’immissione sul mercato del prodotto, che intanto abbiamo brevettato».
Nel frattempo, addio costosi elettrodi al platino: funziona ugualmente lo stesso grafene e persino il comunissimo acciaio. La portata della pila ossidroelettrica sembra essere potenzialmente epocale. Tradotto: energia domestica e illimitata, per tutti, a costi bassissimi e senza alcun impatto ambientale.
ELETTRICITÀ GRATIS PER TUTTI
Primo passo: la creazione di batterie per dispositivi elettronici portatili. Poi, una volta miniaturizzate le celle, si può osare l’inimmaginabile. «Banalmente: una parete divisoria, realizzata con quelle cellette, può alimentare un’intera abitazione o un ufficio». In teoria, domani, qualsiasi edificio: magari anche una fabbrica. E gli stessi mezzi di trasporto.
Utopia? Tutt’altro. Innovazioni di questo genere – così rivoluzionarie – devono tutto alla fisica quantistica, che ha cambiato il nostro paradigma: permettendoci di scoprire il vero “funzionamento” della materia, letteralmente invisibile.
LE GUERRE PER L’ENERGIA
Energia democratica e liberamente diffusa sul territorio: senza più bisogno di un gestore unico, centralizzato, né di tecnologie costose e di faraoniche reti di distribuzione. E tra parentesi, addio bollette. Troppo bello, per essere vero? La soluzione, come sempre, è politica: avremo mai il coraggio di arrivare a tanto, una volta perfezionato lo standard tecnologico?
Basta uno sguardo attorno a noi per capire che i tempi non solo facili: l’ultimo capitolo della saga del nucleare, dopo l’incidente di Fukushima, è la decisione del Niger di negare a Parigi l’esportazione dell’uranio, decisivo per le centrali atomiche francesi. E uno dei maggiori moventi della guerra Nato contro Mosca è proprio la contesa sul gas russo.
NUOVO MONDO CERCASI
L’energia – quell’energia, pur sempre figlia della vecchia fisica ed erede della prima rivoluzione industriale fondata sul carbone, per poi arrivare al petrolio – è ancora un argomento validissimo attorno a cui scatenare crisi, speculazioni finanziarie, ricatti e terremoti geopolitici. E se di colpo tutto questo venisse soppiantato, grazie al trasparente Rinascimento tecnologico dell’energia pulitissima ricavata dall’acqua?
La sensazione è che, per tuffarsi nel Nuovo Mondo, occorra una sorta di salto quantico: una rivoluzione culturale planetaria. Lo conferma, per converso, l’enorme enfasi che oggi deforma la prospettiva della mobilità elettrica, venduta come panacea di alto valore ecologico.
AUTO ELETTRICA: UN BLUFF
Niente di più falso, spiega l’ingegner Fabio Castellucci, specializzato proprio in energia: perché la maggiore quantità di elettricità richiesta (per le odierne batterie delle auto) verrebbe ricavata, nella migliore delle ipotesi, bruciando ancora più gas nelle centrali di trasformazione.
E il metano – aggiunge l’ingegnere – resta comunque il minore dei mali: garantisce infatti un’alta resa e una produzione contenuta di emissioni inquinanti. Il guaio è che, nella maggior parte del mondo (paesi poveri) l’energia elettrica viene prodotta mediante la combustione del carbone e del petrolio grezzo, con livelli di inquinamento mostruosi. Passare all’elettrico vorrebbe dire farli esplodere ulteriormente.
IL FALSO GREEN
Ecco perché a nessuno viene in mente di elettrificare i trasporti davvero più inquinati: camion, navi e aerei. L’attuale auto elettrica? Un business per pochi. Unico vantaggio: l’aria più pulita, nelle nostre metropoli. Ma a che prezzo? L’impronta ecologica mondiale ne risulterebbe invariata, se non addirittura peggiorata.
Risvolti sociali allarmanti: visto il loro prezzo, le vetture a batteria restano alla portata di pochi. E tutti gli altri? Costretti a restare appiedati? Ma non solo: perché in Italia – aggiunge Castellucci – per strutturare la distribuzione (elettrodotti, colonnine) occorrerebbero vent’anni di cantieri. E con costi attualmente non affrontabili: non basterebbe un nuovo Piano Marshall.
ZERO IMPATTO AMBIENTALE
E se, partendo dai quei due semplici elettrodi inseriti nei laboratori napoletani della Città della Scienza, si arrivasse a concepire auto (elettriche, ma di nuovissima concezione) in grado un giorno di percorrere quantità illimitate di chilometri, grazie a batterie inesauribili, senza la necessità di ricariche esterne? Vero, oggi sembra un sogno: ma chissà.
In ogni caso, di tutte le possibili considerazioni attorno alla scoperta di Germano, forse la più imbarazzante riguarda proprio l’aspetto ecologico: impatto ambientale pari a zero. Nessuna complicazione: componenti comunissimi, economici, facili da reperire e non tossici. Una bazzecola, l’eventuale smaltimento.
LA SFIDA DI PROMETEO
Tutt’altra storia, come sappiamo, per il lito delle attuali batterie delle auto: difficile da trovare, costosissimo e pure pericoloso, vista l’inquietante frequenza degli incendi che può generare. Nulla a che vedere con il sistema, innocuo, scoperto a Napoli. La cui vera fonte – l’acqua (anche trasformata in idrogel, nelle celle) – è onnipresente, ovunque disponibile: per tutti.
Di fronte a conquiste scientifiche di questo tenore, si resta sempre a bocca aperta. La sensazione, di colpo, è che tutto il resto sia rimasto all’età della pietra: un mondo sporco, pesante, disonesto e violento. E quindi: riuscirà il nostro Prometeo a condurre a termine la sua impresa? Una cosa è certa: Sorella Acqua sta dalla sua parte (e dalla nostra).
GIORGIO CATTANEO