Excusatio non petita, accusatio manifesta, erano soliti commentare i latinisti medievali quando qualcuno metteva le mani avanti scusandosi per una colpa non ancora commessa, o magari già commessa ma tenuta ben nascosta.

In tutta onestà viene il sospetto che sia proprio questo il quadro  attuale concernente il traffico di minori in Ucraina durante il conflitto.  Da più fonti si legge in data di ieri infatti che già tutte le più grandi associazioni al mondo che si occupano di migrazione e di infanzia hanno lanciato l’allarme su come sarà “facile” che i bambini ucraini in fuga finiscano nelle mani sbagliate e poi divengano conseguentemente vittime di traffico. Ma è proprio quella sottolineata e ripetuta “facilità” che lecitamente insospettisce, ricordando più le profezie alla “Bill Gates“, che non le precauzioni da osservare in caso di aree geopolitiche in crisi.

In realtà, anche senza Putin Il Terribile ai confini,  l’Ucraina già da molti anni è tristemente nota per essere al centro del traffico internazionale di esseri umani. Il procuratore generale Iryna Venediktova ha recentemente parlato di almeno 260.000 persone di cui si è accertata la condizione di schiavitù negli ultimi trent’anni. Tuttavia, in occasione  dell’incontro tenuto con le forze dell’ordine, la Venediktova  ha anche commentato il dato sottolineando che “(…)sarebbe doveroso fare molto di più e farlo meglio visto che c’è il fondato sospetto che i numeri reali siano assai più grandi.(…)”.

Onestamente, una considerazione di questo tipo pare veicolare tra le righe il sospetto già evidenziato in precedenza,  ovvero che non si riesca a fare di più perché a qualcuno fa comodo che la situazione resti invariata. Già nel 2014, in concomitanza con la rivoluzione colorata, il dipartimento di stato americano per il traffico di esseri umani, sottolineava come gli orfanotrofi e altri centri simili in Ucraina  fossero luoghi da tenere sott’occhio. Si parlò addirittura del  fondato rischio che il denaro inviato dalle associazioni di beneficienza, o dai singoli, inconsapevolmente finisse per sovvenzionare e incoraggiare il traffico dei bambini ospiti delle strutture.

Contestualmente si apprendeva da Laurie Ahern, la presidentessa di Disability Rights International, che persino i bambini disabili in Ucraina venivano trafficati sia per il loro impiego nel mondo del lavoro, nel mondo del sesso,  per la vendita degli organi o addirittura nel mondo del porno. Era proprio in alcuni istituti compiacenti che i registi dei film hard si recavano per scegliere le loro prede.

Una nazione come l’Ucraina,  dal governo volutamente instabile, sottoposto a tremende pressioni esterne e crocevia di mille interessi stranieri, difficilmente potrà mai vedere la fine di questa piaga, semplicemente perché fermarla equivarrebbe a toccare gli stessi interessi di chi finanzia le condizioni grazie alle quali si riesce a mantenere in vita lo status quo. E chi inneggia alla guerra per conservare la “democrazia in Ucraina”, in realtà vuole solo mantenere l’Ucraina nella sua condizione di comodo “buco nero” per i traffici occidentali. Che siano di soldi, di virus… o di bambini.

MARTINA GIUNTOLI

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