Francia e Germania stanno guidando manovre sotterranee per abolire il diritto di veto e trasformare definitivamente l’Unione Europea in una sorta di super Stato nel quale i non eletti popolano le stanze dei bottoni. Se la metamorfosi arriverà a compimento, saranno annullati i (residui) poteri degli Stati membri. Confidano di riuscirci entro la fine del 2023.

Con l’arrivo di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea, l’Ue ha iniziato una metamorfosi che ha notevolmente aumentato la sua capacità di essere un rullo compressore. Le punizioni di Polonia e Ungheria, le vicende dei vaccini Covid, gli acquisti congiunti di armi per l’Ucraina sul modello degli appalti per i vaccini… Ancor più che in passato, a Bruxelles si sono prese decisioni che toccano direttamente la spesa pubblica e le tasche dei contribuenti senza che gli elettori possano punire (o premiare) i responsabili.

Il diritto di veto degli Stati all’interno del Consiglio Ue è l’ultimo baluardo delle sovranità nazionali. Ed è proprio quello ora preso di mira.

COME FUNZIONA IL DIRITTO DI VETO

Il Consiglio Ue è la voce dei governi degli Stati membri. Al suo interno, il dritto di veto ha limiti precisi e viene usato ben di rado: si possono facilmente immaginare le pressioni, le minacce, i ricatti politici che, nelle riunioni a porte chiuse, ne scoraggiano ampiamente l’impiego. Però la possibilità di porre il veto alza il potere contrattuale di ogni Stato. Rappresenta inoltre una sorta di estrema opzione, tipo quella nucleare, per la difesa degli interessi nazionali.

Se le grandi manovre avranno successo, addio anche a questo. Francia e Germania prendono di mira soprattutto le possibilità di porre il veto in ambiti legati alla politica estera e alla sicurezza comune. Traduzione: guerra in Ucraina, armi all’Ucraina, soldi all’Ucraina, sanzioni alla Russia. Sono ambiti in cui il “fateprestismo” che piace a Washington e Bruxelles ha incontrato ostacoli dovuti soprattutto (ma non solo) all’Ungheria.

In teoria, i trattati che ora assegnano ad ogni Stato il diritto di veto in politica estera e sicurezza sono modificabili solo con lunghe procedure che comportano decisioni unanimi: ovvero, si può porre il veto anche all’abolizione del veto e in ogni caso ci vogliono degli anni. In pratica, i trattati sono così complessi e articolati che basta ravanare a fondo: e qualcosa si trova.

LE CLAUSOLE PASSERELLA UE

Francia e Germania hanno trovato due delle cosiddette clausole passerella, peraltro ben note, che finora non risultano utilizzate per rottamare il diritto di veto.

In estrema sintesi, queste due clausole passerella contemplano procedure rapide attraverso le quali è possibile eliminare la necessità di decisioni unanimi nel Consiglio Ue senza però modificare i trattati. L’iniziativa deve partire dal Consiglio Europeo, un altro Consiglio quasi omonimo al Consiglio Ue ma ben diverso. Comprende infatti i capi di Stato e di governo.

In base ai trattati Ue l’uso delle clausole passerella – quando proposto dal Consiglio Europeo – deve ricevere  l’approvazione unanime del Consiglio Ue oppure, a seconda dei casi, l’approvazione di tutti i Parlamenti nazionali. Quindi anche in questo caso si può porre il veto all’abolizione del veto. Vuoi che Francia e Germania non lo sappiano? Eppure confidano di farcela ugualmente.

Non è noto che cosa Francia e Germania stiano tramando per portare a termine l’impresa. Sicuramente stanno effettuando in proposito un’intensa azione di lobbying. Si tratterebbe di persuasione politica ma spesso diventa il mercato delle vacche, ossia uno scambio di favori politici reciprocamente vantaggiosi.

Nello scorso mese di maggio 2023, Francia e Germania erano già riuscite a convincere 9 dei 27 Stati Ue, Italia compresa. Se le loro grandi manovre avranno successo, la metamorfosi dell’Ue a trazione von der Leyen raggiungerà lo stadio definitivo.

GIULIA BURGAZZI

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