L’uscita del rapporto Istat sulle nascite in Italia, nella giornata di ieri, è deflagrato come una (diversa) bomba tra le tante della guerra in corso. Nel 2021 sono nati appena 399 mila bambini. Un crollo drammatico anche rispetto agli anni precedenti, che porta ad un perdita del 31% di nuovi italiani rispetto al 2008. Al 2008: cioè un anno a noi vicinissimo.

Il 2008 è stato l’anno della crisi economica da cui non ci siamo più ripresi, ed ha avviato una controtendenza rispetto al lieve aumento che si andava prospettando negli anni precedenti. La curva che vediamo qui sopra segnala una sola cosa: la morte del Paese. E’ praticamente impossibile riprendersi da una cosa come questa, semplicemente perché non ci sono abbastanza giovani per invertire la rotta: è impossibile chiedere a tutte le ragazze di vent’anni di accingersi a fare 5 figli a testa.

In molti si dannano per cercare di capire “le cause”. La crisi, appunto. E poi la pandemia, la paura, l’incertezza, la disoccupazione, il governo, i costi delle case, il carovita. Tutte motivazioni serie e gravi, ma assolutamente non sufficientemente valide. Non c’è nulla, in questa lista, che sia peggiore di una guerra, peggiore ad esempio della Seconda Guerra Mondiale: se non si fanno figli perché l’affitto costa, o perché lo stipendio è precario, tantomeno se ne farebbero sotto i bombardamenti e l’occupazione nazista, non è vero? Beh, infatti non è vero.

In questo grafico (fonte Wikipedia/Istat), in blu sono segnate le nascite a partire dall’Unità d’Italia. C’è un crollo in coincidenza della Prima Guerra Mondiale, e un calo durante la Seconda. Ebbene: nel 1943 sono nati 800 mila italiani, pari alla media nascite di fine anni ’70. Il doppio esatto di quanti ne sono nati nel 2021, e con una popolazione totale del 25% inferiore. Sotto le bombe, senza cibo, tra i rastrellamenti, e con gli uomini al fronte, nascevano gli ultimi esponenti di quella “generazione silenziosa” che avrebbe poi ricostruito e reso prospero il Paese.

Ancora convinti che siano una valida spiegazione il precariato e il carovita? No: guardando questi grafici la colpa è inequivocabilmente nostra. Abbiamo semplicemente deciso di non riprodurci più. Sicuramente influenzati da propaganda battente su quanto sia bello lavorare o girare il mondo, su quanto siano di peso i figli, e tutte quelle altre ragioni che conosciamo benissimo. Ma sta di fatto che alla fine è stata una decisione nostra, come Paese, come collettività e anche come singoli.

Chissà se esiste qualcosa come “il destino delle Nazioni”. Nella Storia, abbiamo assistito all’ascesa e al crollo di imperi (Roma, nel sesto secolo, ospitava appena 20 mila abitanti… quanto Frascati), forse siamo giunti a quella svolta in cui abbiamo tutti deciso di spegnerci. E prima di accusare con rabbia -l’abbiamo fatto tutti- qualcun altro o il complotto mondiale che ci ha portati fin qui, guardiamo nella nostra casa: quanti bambini contiamo? E senza bombardamenti, né nazisti alla porta.

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