Covid in Cina, l’Unione Europea offre un altro giro in giostra a tutti. Sta cercando una “risposta comune” all’aumento dei contagi verificatosi dopo che la Cina ha abbandonato la politica “zero Covid”. Questo giro in giostra dovrebbe tradursi – come minimo – in un revival dei tamponi aeroportuali e della “sorveglianza” all’interno dell’UE. Anche altro, tuttavia, sembra bollire in pentola.
In Cina circolano, almeno per ora, le stesse varianti e sub varianti di Omicron (la forma meno pericolosa del virus) che sono presenti in Europa. Per questo l’ECDC, l’agenzia UE per le malattie infettive, ha messo nero su bianco che in base ai dati e alle informazioni ora disponibili non c’è motivo di preoccupazione. Le sue parole, in traduzione:
Non ci si attende che un aumento dei casi [di Covid] in Cina abbia un impatto sulla situazione epidemiologica dell’Unione Europea o dell’Area Economica Europea
Eppure, vinta ma non doma, l’UE torna alla carica offrendo in regalo alla Cina i vaccini occidentali. L’Unione Europea ne ha acquistato (coi nostri soldi) 4,6 miliardi di dosi, 10 per ogni residente nell’UE. Solo i cinesi, che sono 1,4 miliardi, potrebbero garantire un adeguato smaltimento. La Cina non ha neanche preso in considerazione l’ipotesi di accettare il dono.
Oltre a voler vaccinare anche i cinesi, l’UE organizza summit ormai giornalieri, o quasi, per stabilire le contromisure al Covid in Cina.
Come riferisce su Twitter la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides, la commissione UE per la sicurezza sanitaria si è riunione martedì 3 gennaio 2023. Ha preso tre decisioni.
La prima decisione prevede il test Covid effettuato in Cina ai viaggiatori che partono alla volta dell’Unione Europea. La seconda riguarda la necessità di monitorare gli scarichi fognari.
A questo proposito, va ricordato che le analisi degli scarichi fognari di Milano e di Torino hanno rivelato la presenza del virus già nel dicembre 2019: uno degli elementi che retrodatano l’inizio delle infezioni rispetto alla narrazione ufficiale. Le analisi delle fognature urbane consentono effettivamente di stabilire se, e quanto, circola il virus: ma l’UE (anche se la commissaria non lo dice) a quanto pare vorrebbe analizzare gli scarichi delle toilette degli aerei.
Infine, la terza decisione ormai presa ed annunciata dalla commissaria alla Salute riguarda una “maggior sorveglianza interna” a proposito del Covid. Traduzione: l’UE offre un altro giro in giostra tutti.
Ma non basta. Mercoledì 4 gennaio le contromisure per il Covid in Cina sono l’oggetto di una riunione dell’IPCR. Anche questo è annunciato nel tweet del commissario Kyriakides. L’IPCR è l’insieme dei dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi. Dunque, l’UE ritiene assodato che sia in corso una crisi a causa del Covid in Cina.
Non è noto quali siano le ipotesi e i provvedimenti in discussione all’IPCR. È noto invece che la Cina non sta prendendo per niente bene tutta questa agitazione a Bruxelles.
Pechino ribadisce che la situazione è sotto controllo e soprattutto annuncia che prenderà provvedimenti simmetrici a quelli europei. Ovvero, chi dall’UE vorrà andare in Cina dovrà presumibilmente tornare a destreggiarsi con tamponi e quarantene. Cose che ormai sembravano morte e sepolte perfino in Cina, ma che la UE sta riesumando.
GIULIA BURGAZZI