La notizia della morte di Colin Powell ha fatto il giro del mondo. L’ex segretario di Stato americano ai tempi della presidenza di George Bush Junior, dal 2001 al 2005, si è spento per complicazioni legate alla Covid.

«Era vaccinato con due dosi e pienamente immunizzato», hanno precisato sui social la famiglia e lo staff di Powell dal suo account ufficiale, destando non poco clamore tra gli utenti che si sono trovati dinanzi all’ennesima anomalia di una morte per Covid di un paziente che era “fully vaccinated” con doppia dose di Pfizer.

Negli Stati Uniti è così divampata la polemica riguardo alla sua morte: molti hanno sospettato, infatti, una correlazione alla vaccinazione anti-Covid, altri hanno mostrato l’inefficacia del siero. Come riportato dalla CNN, Powell soffriva di mieloma multiplo, un tumore delle cellule del plasma che provoca un grave indebolimento della risposta immunitaria.

Per allontanare i sospetti su questa morte, è intervenuto in Italia persino Massimo Gramellini che in un editoriale ha cercato di derubricare a pregiudizio, fake news e malafede il clima di sospetto intorno alla morte di Powell:

«ormai, tra morti e ricoverati, si trovano quasi soltanto persone che non hanno fatto il vaccino, e aggrapparsi a quel “quasi” per delegittimarne l’efficacia è un’operazione disonesta intellettualmente».

E a proposito di fake news, Powell ha segnato la storia recente con una delle menzogne più celebri e drammatiche che valse anche come pretesto per spingere la Casa Bianca a lanciare la guerra globale al Terrore. I media in queste ore hanno ricordato la figura dell’ex Segretario di Stato cercando di minimizzare la “macchia” più tragica della sua carriera, come egli stesso la definì nel 2005.

Primo afroamericano nella storia degli Stati Uniti a ricoprire il ruolo di capo di Stato maggiore delle forze armate statunitensi e quello di capo della diplomazia americana, Powell è infatti passato alla storia per una delle messinscene (e conseguente fake news) più tragiche della storia recente, che ha innescato una spirale di violenza, guerra e morti.

Ci riferiamo al celebre discorso al Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite, che Powell tenne il 5 febbraio 2003, quando parlò delle armi batteriologiche in possesso dell’Iraq, mostrando ai rappresentanti degli altri Paesi, con un gesto teatrale, una fiala che conteneva una polvere bianca.

Agitando la fiala, Powell accusò l’Iraq di essere in grado di produrre circa 25 mila litri di antrace, secondo quanto dicevano gli ispettori delle Nazioni Unite. Nel suo discorso Powell fece anche riferimento al “grosso faldone dei servizi segreti sulle armi biologiche dell’Iraq” e di laboratori mobili per la produzione di quelle armi, di testimonianze che accreditavano quanto riportato, mentre alle sue spalle il direttore della CIA George Tenet seguiva le sue parole con espressione seria e coinvolta.

Il ricordo delle lettere all’antrace, diffuse all’indomani dell’11 settembre era ancora vivo nell’opinione pubblica e l’immagine di quella fiala ancorò l’idea di una minaccia estrema e globale che proveniva da Saddam Hussein.

Per diversi mesi, a partire dal 18 settembre 2001, negli Stati Uniti era dilagato il panico per la diffusione di missive contenenti l’antrace. Una serie di pacchi con spore di carbonchio venne inviata a uffici giornalistici e a due senatori del Partito Democratico (Tom Daschle e Patrick Leahy), causando la morte di 5 persone e l’avvelenamento di altre 17. Il clima di terrore e di esasperazione in seguito agli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono portarono a elaborare la tesi ufficiale che le missive velenose rientrassero nella “seconda parte” dell’attacco dell’11 settembre.

La responsabilità dell’invio della posta avvelenata fu inizialmente attribuita ad Al Qaeda. Il segretario di Stato americano Colin Powell strumentalizzò tale minaccia per convincere il mondo della necessità di attaccare l’Iraq, in quanto Saddam Hussein avrebbe avuto i magazzini pieni di antrace.

Si scoprì però successivamente che le spore usate negli attacchi statunitensi appartenevano a un ceppo particolarmente potente, denominato “Ames”, usato in almeno una dozzina di laboratori di ricerca degli Stati Uniti per testare i vaccini e le nuove cure per la malattia.

Soltanto nei mesi successivi al discorso tenuto alle Nazioni Unite, si scoprì che le informazioni presentate da Powell davanti ai membri del Consiglio di Sicurezza erano false. Non c’erano laboratori mobili né enormi arsenali di armi di distruzione di massa. Il principale autore delle testimonianze evocate da Powell, un ingegnere chimico iracheno, si era inventato tutto.

Non solo, perché l’incubo delle lettere all’antrace non proveniva nemmeno dai terroristi di Al Qaeda ma dal laboratorio americano di Fort Detrick.

Il 4 aprile 2005, dai documenti della FBI, emerse come indiziato principale il nome di Bruce Edwards Ivins, un microbiologo di 62 anni che lavorava come operatore di laboratorio presso l’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito degli Stati Uniti proprio a Fort Detrick. Sebbene non avesse confessato, l’11 aprile 2007 Ivins fu messo sotto sorveglianza a causa dell’aggravarsi della sua posizione, che impose la prosecuzione delle indagini. Il 27 luglio 2008 morì suicida per un’overdose di tranquillanti, a un mese di distanza dall’annuncio della sua incriminazione e il caso venne chiuso.

Due giorni dopo, il senatore Chuck Grassley e il deputato Rush Holt richiesero di leggere la documentazione fino ad allora prodotta dal Dipartimento della Giustizia e dall’FBI, ma il 19 febbraio 2010 i federali chiusero definitivamente le indagini. Ivins venne così offerto all’opinione pubblica come il classico “lupo solitario” che avrebbe tenuto in scacco l’America per mesi e il caso venne facilmente insabbiato.

Dopo tredici anni di ricerche, un professore di una delle più prestigiose università canadesi, Graeme McQueen della McMaster University in Ontario, ha pubblicato il risultato delle sue indagini in un saggio inchiesta che è stato osteggiato e non ha trovato distribuzione né negli Stati Uniti né in Europa: Il caso truffa dell’antrace 2001. Una cospirazione interna agli Usa. Nel libro McQueen sostiene che

«Gli attacchi all’antrace fanno parte dello stesso piano dell’11 settembre. Sono stati funzionali all’Amministrazione Bush per poter lanciare la guerra al terrore. Un vero colpo di Stato a livello mondiale. L’antrace è anche servito per assoggettare il Congresso al volere dell’esecutivo. Hanno aiutato a stravolgere la Costituzione scritta da Washington, Franklin e Jefferson […] Il combinato 11 settembre-antrace ha prodotto il ritorno a una nuova guerra fredda. Questa volta, però, con un solo attore in campo: la Casa Bianca».

In sintesi, secondo McQueen,

«l’ipotesi che al Qaeda e l’Iraq fossero connessi tra loro nell’azione terroristica [dell’antrace] era falsa, era riconosciuta come falsa, non fu dunque un errore, fu diffusa mediante ripetute azioni ingannevoli del governo statunitense durante quel periodo».

Amerithrax permise infatti di intraprendere la guerra infinita contro il terrore islamico con l’approvazione del Patriot Act, l’attacco all’Afghanistan e la guerra contro l’Iraq. Il ruolo di Powell fu fondamentale: senza la sua messinscena non si sarebbe ottenuta la legittimazione morale della guerra.

ENRICA PERUCCHIETTI

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