Si torna a parlare di politiche green, di emergenza climatica e di follia ad emissioni zero. Pochi giorni fa è rispuntato un vecchio report dell’organizzazione C40 intitolato The future of urban consumption in a 1,5C° world (“Il futuro del consumo urbano in un mondo ad 1,5C°”).

Il testo, del 2019, riporta una lunga e dettagliata lista di interventi atti a limitare le emissioni di CO2 e il cambiamento climatico, sapientemente divisi per categoria. Si parla di abbigliamento, viaggi, dieta e utilizzo delle auto private. Ma anche stili di vita in generale e, ciò che più importa, cosa sarà permesso fare e cosa non lo sarà. Nel marzo 2023 era già uscito un memorandum del report originale che esortava un numero sempre maggiore di città ad aderire al progetto.

In un recente comunicato stampa dell’organizzazione, invece, si parla di nuovi e cospicui fondi disponibili che saranno utilizzati in città come Bogotà, Dar es Salaam, Los Angeles, Quezon City, Vancouver e Varsavia, a patto che queste si impegnino in politiche green. Le somme, circa 60 mila dollari a città, provengono direttamente da George Soros e dalla sua Open society foundation secondo il progetto Ica (Inclusive climate action).

C40, WEF E SOROS

L’associazione C40 è un partner diretto del World economic forum (Wef). Dal Wef molto probabilmente assimilerà direttive, e al Wef dovrà parimenti rendere conto di quanto realizzato secondo le tempistiche e le modalità convenute.

C40 sta per Cities 40, l’unione originariamente di 40 città le cui istituzioni hanno combinato forze e fondi con la missione di limitare il riscaldamento globale a 1,5 C° e costruire comunità eque e resilienti. Il numero attuale di città aderenti si aggira attorno a 100, con altre 1.000 che, pur non facendo parte del network, si ispirano alle linee guida del report sopra citato. Tra i principali finanziatori troviamo i governi tedesco, britannico e danese. Sono attivamente coinvolte nel progetto anche aziende note al pubblico come Ikea, l’Oreal, FedEx e Google oppure associazioni come la Open society foundation di Soros nonché la Clinton foundation.

Particolarmente importante è il partenariato con Arup: un network globale di ingegneri, architetti e designer esperti nello sviluppo sostenibile nato nel 1946 a Londra. Arup e C40 hanno iniziato la loro collaborazione nel 2009 producendo diverse pubblicazioni. Gli investimenti fatti dall’azienda britannica nel progetto C40 sono stati milionari, specialmente quelli del 2019, l’anno in cui è stato pubblicato il report.

DECARBONIZZARE LA VITA DEI CITTADINI

Nel report si legge come siano proprio le città i nuclei su cui si può investire maggiormente per fermare le conseguenze dell’azione umana sull’ambiente. Infatti “solo unendo gli sforzi nazionali con quelli delle comunità locali” si potrà agire sul cambiamento climatico provocato dalle emissioni. Sono consumi e sprechi ad essere maggiormente sotto attacco. In particolare si legge nell’executive summary che “saranno consentite solo quelle attività che avranno un impatto limitato nell’economia generale delle emissioni”.

Come sostiene il direttore esecutivo di C40, Mark Watts, “le cose pratiche sono più facili da implementare a livello locale se le istituzioni fanno il loro dovere”. Inutile dire che non una singola parola di quanto scritto nel report è uscita da un processo democratico e consapevole in cui i principali attori siano stati i cittadini.

In cosa si tradurrebbe tutto questo nella vita pratica quotidiana?

C40 E LA NUOVA NORMALITÀ

Presto detto. I cittadini dovrebbero abbandonare lo stile di vita a cui sono abituati. Lo shopping a cui il mercato per anni li ha costretti dovrà subire un taglio pari al 66%. Niente più fast fashion con acquisti compulsivi, ma pochi articoli e possibilmente riciclati o riciclabili. Si parla di tre articoli a testa, praticamente un’uniforme invernale ed una estiva, e probabilmente una terza in caso una delle altre si danneggi.

Niente più tavole imbandite e barbecue con gli amici. Dieta ristretta, senza carne né latticini, con abbondanti frutta e verdura. Niente sprechi e ridottissima produzione di spazzatura. Praticamente zero. Nel report tuttavia si legge che il numero di calorie per soggetto dovrebbe rimanere lo stesso, ovvero 2.500. Ci sarebbe da chiedersi come si possa rimanere su quella cifra e con quali alternative dietetiche.

Le automobili diventeranno un lusso, o se preferiamo, un bene da condividere. Una macchina a testa non sarà più sostenibile, mentre il fenomeno del car sharing sarà implementato al massimo. Inoltre la vita media di una macchina passerà da 20 anni a 50. Niente più viaggi in aereo, a meno che non si scopra un carburante che sia eco-friendly. Fino ad allora, voli tagliati del 55%.

C40 E L’ATTACCO ALLE CASE PRIVATE

Anche le abitazioni diverranno un lusso. L’obiettivo nero su bianco è la riduzione del 20% della richiesta di nuove case entro il 2030. Questo significa che probabilmente dopo il car sharing il nuovo target sarà l’home sharing. Niente più case per singoli, ma stanze in condivisione per limitare spazi e sprechi.

Tutti coloro che stanno implementando attivamente questa agenda e stanno ricevendo ordini e denaro da poteri sovranazionali dovrebbero rendere conto delle loro attività. Mai nessuno infatti ha interpellato i diretti interessati, ovvero i cittadini. Eppure, in nome di basi scientifiche improbabili, questa gente sta letteralmente stravolgendo lo stile di vita di milioni di persone. Ancora una volta libertà fondamentali saranno messe in discussione e diritti come quello alla proprietà privata verranno negati.

D’altra parte lo avevano già chiaramente detto. Entro il 2030 “non avrai nulla e sarai felice”. 

MARTINA GIUNTOLI

 

 

 

 

You may also like

Comments are closed.