Il capo della diplomazia Ue, Joseph Borrell, esorta i Paesi europei a inviare navi militari nello stretto di Taiwan per pattugliarlo. È la frase saliente dell’articolo che lo stesso Borrell ha pubblicato domenica 23 aprile 2023 sul settimanale francese Le Journal du Dimanche. L’Italia, si può aggiungere, ha eseguito prima ancora che Borrell aprisse bocca.
Traduzione: dopo aver tagliato i ponti con la Russia, l’Unione Europea e l’Italia si apprestano a fare altrettanto con la Cina. Del resto, è ciò che vogliono gli Stati Uniti. Per loro, Taiwan – l’isola di fatto indipendente ed allineata con gli Usa che la Cina considera parte del proprio territorio nazionale – sempre più somiglia alla prossima Ucraina.
E se la rottura dei ponti con la Cina ci lascerà in braghe di tela così come è successo con la Russia per l’energia e gli altri suoi prodotti, dal punto di vista statunitense amen. Gli Usa, al contrario dell’Europa, sono sufficientemente provvisti di materie prime e di risorse naturali. Risentiranno meno degli effetti collaterali derivanti dalla loro attuale politica di dividere il mondo nella speranza di dominarlo.
LA CINA HA PRESO MALE LE PAROLE DI BORRELL
La Cina ha preso malissimo le parole di Borrell sulle navi militari nello stretto di Taiwan con ruolo di pattuglia. Il Global Times, quotidiano in lingua inglese riconducibile al Partito Comunista Cinese, ha pubblicato oggi un editoriale di fuoco il cui titolo suona: “Borrell e i suoi pari dovrebbero evitare di condurre l’Europa nella fossa”. È la cosa più gentile che si può leggere nell’articolo.
L’editoriale collega infatti le parole di Borrell all’ “infame storia coloniale”. Lo paragona a un declinante vecchio rimasto a lungo senza contatto col presente: anche se non cita esplicitamente un declino cognitivo, in pratica lo evoca, dato che il capo della diplomazia Ue ha 75 anni. Dice che a proposito di Taiwan egli mostra ignoranza ed arroganza. Afferma che se le navi da guerra europee comparissero nello stretto di Taiwan, per l’esercito cinese affrontarle sarebbe come alzare un sopracciglio.
Nella parte meno direttamente polemica e più politica, l’editoriale cinese afferma che l’Unione europea è profondamente influenzata da Washington. Ricorda inoltre varie affermazioni di Borrell che mostrano apertura verso la Cina e conclude che l’Ue vuole tenere il piede in due scarpe. Da un lato, compiacere gli Usa; dall’altro, conservare i rapporti commerciali con la Cina che le sono essenziali.
Del resto, il Global Times non vi fa cenno ma basta guardare la bilancia commerciale Ue-Cina: senza importazioni cinesi, stiamo freschi.
MATERIE PRIME E TERRE RARE
Anche se il Global Times ricorda le affermazioni di Borrell che mostrano apertura verso la Cina, non si infila affatto un ramoscello d’ulivo nel becco. Tutt’altro. L’ultima frase del suo editoriale dice infatti che sulla questione di Taiwan una scelta sbagliata da parte di chiunque, Europa compresa, è sufficiente per azzerare tutti i fattori positivi in altre aree: è sufficiente non solo per portare la situazione fuori equilibrio, ma anche per portarla fuori controllo.
Fin qui il Global Times. Le parole di chiusura dell’editoriale suonano come una minaccia più che come un avvertimento. Del resto, non c’è bisogno che l’esercito cinese “alzi il sopracciglio” di fronte alle navi italiane e dei Paesi Ue. Per la Cina, chiudere i ponti commerciali basta e avanza per colpire duro.
Non è questione di importare dalla Cina le magliette, ma – ad esempio – le materie prime e le insostituibili terre rare, indispensabili per l’elettronica: cioè per tutto. Già la Cina medita lo stop all’esportazione delle terre rare.
Cosa ancora potrebbe fare Borrell senza l’elettronica, sarebbe interessante scoprirlo. Ma il punto è un altro. Cosa potrebbero fare l’Italia e l’Ue?
GIULIA BURGAZZI