
Bombe a grappolo, gli Usa non hanno altro da dare a Kiev
Gli Stati Uniti mandano all’Ucraina le terrificanti bombe a grappolo perché non hanno più altro da darle. Lo ha ammesso con un giro di parole il presidente Usa Joe Biden. Ovvero, i decisori occidentali hanno cominciato la guerra – seppure indiretta – contro la Russia prima di essere certi di poterla fare. A prescindere da ogni altra considerazione (e ce ne sarebbero molte): in queste mani siamo?
Le bombe a grappolo sono in sostanza razzi o proiettili – all’Ucraina interessano i proiettili di artiglieria da 155 millimetri – ripieni di molte bombe più piccole, che si distribuiscono ad ampio raggio. Non è detto che esplodano tutte. Quelle che restano sul terreno costituiscono un pericolo mortale per i civili negli anni a venire. Il New York Times ha calcolato che le piccole bombe provenienti dalle bombe a grappolo statunitensi rimangano inesplose per almeno il 14%.
Oltre 100 Paesi, fra cui l’Italia, hanno firmato un trattato internazionale che impegna a non usare bombe a grappolo. Stati Uniti, Ucraina, Russia e Cina sono fra quelli che non aderiscono al trattato.
BOMBE A GRAPPOLO ALL’UCRAINA
Il presidente Biden ha ammesso che l’Ucraina riceverà le bombe a grappolo perché non c’è altro da darle durante un’intervista alla Cnn. Per la precisione, ha detto che le bombe a grappolo prenderanno la via di Kiev “per un periodo transitorio” finché gli Stati Uniti non saranno in gradi di produrre un adeguato numero di proiettili convenzionali da 155 millimetri.
Si può aggiungere che il “periodo transitorio” durerà per un bel pezzo. L’Ucraina usa 6-8 mila proiettili da 155 millimetri al giorno. Sono circa 200 mila al mese. In un mese, ora gli Stati Uniti producono 24 mila proiettili da 155 millimetri: l’1,2% di quelli che l’Ucraina consuma. Contano di arrivare a 70-80 mila proiettili al mese nel 2025. Saranno in ogni caso meno della metà, forse solo un terzo dei proiettili che ora l’Ucraina utilizza.
Quanto all’industria bellica europea, pare che solo fra tre-cinque anni potrà espandere la sua produzione, attualmente modesta. La Russia non ha invece problemi del genere.
IL RUOLO DEGLI STRATEGHI
Se fosse per chi scrive queste righe, nessuno nel mondo spenderebbe mai un solo centesimo in armi e munizioni. Gli strateghi della geopolitica però raramente sono antimilitaristi. E allora, vale la pena di domandarsi: cosa credeva, l’Occidente?
I governi pagano fior fiore di analisti per conoscere i dati di fatto sui quali basare le decisioni. Hanno ricevuto rapporti secondo i quali la Russia avrebbe combattuto solo con le pale? Hanno marginalizzato ed epurato coloro che enunciavano verità sgradevoli a proposito della presunta superiorità occidentale?
Comunque sembra che un dato di fatto sia incontrovertibile. Siamo nelle mani di gente che, prima di aprire le danze belliche, non è stata neanche in grado di guardare gli inventari di magazzino e di calcolare per quanto tempo le scorte sarebbero state sufficienti.
Un ragionamento del genere vale anche per le sanzioni contro la Russia e per la guerra commerciale contro la Cina. L’Occidente ha deciso in proposito prima di assicurarsi che fosse possibile fare a meno dei loro prodotti. In queste mani, siamo.
GIULIA BURGAZZI