Fin dall’inizio della pandemia, del primo lockdown,  passato lo shock iniziale per le notizie che ogni giorno descrivevano casi di centinaia di morti a cui la medicina non  riusciva a mettere un argine- era il 2020- tanti si sono posti dei dubbi in merito all’efficacia delle mascherine per il contenimento della diffusione del virus.

Le risposte che ci furono date, allora come adesso, sono contrastanti e mai chiarite del tutto.

Ma qualcuno era andato anche oltre, chiedendosi, lecitamente, se l’uso della mascherina, un suo uso intensivo, come quello che le autorità ci hanno imposto da più di due anni, potesse essere addirittura dannoso per la salute.

Tenere sul viso quasi continuamente una “benda” sembra a rigor di logica un’abitudine non certo sana:  nonostante questo, si è continuato ad insistere, sdoganando, l’uso continuativo della mascherina, anche per i bambini.

Oggi, grazie all’arrivo della primavera, o forse perché tra tante bugie ogni tanto, per rimanere un minimo credibile, qualche verità va raccontata,  la stampa mainstream si risveglia dal torpore e con un articolo apparso su La Repubblica” descrive i disagi che genitori e minori stanno patendo per l’uso indiscriminato delle mascherine.

Nell’articolo si parla di quello che chiunque ha sotto gli occhi da anni: una reale intossicazione delle abitudini dei minori, ma non solo, per l’utilizzo dei cosiddetti “dispositivi di protezione”.

Famiglie e insegnanti parlano di casi di bambini che dormono con la mascherina, o ne indossano due, una sull’altra, tanto da avere bisogno di una“disintossicazione da mascherina”.

Sono evidenti quindi disagi i psicologici, dovuti non solo ad un periodo in cui sono stati negati i rapporti sociali, ma anche allo sviluppo emotivo, venendo meno lo sviluppo del linguaggio del viso.

Eppure già da 2020 , come detto, molti si erano già interrogati sui danni sociali psicologici ma anche fisici, di una collettività obbligata all’uso di FFP2 e compagnia.

Si parlava specificamente di bambini  quando l’OMS,  al rientro a scuola , dettava le nuove linee guida per l’utilizzo, eppure, anche allora, nessuno si preoccupò di salvaguardare le fasce più deboli, se non i soliti complottisti, tacciati di creare inutili allarmismi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, spiegava Niente mascherina fino a 5 anni, mentre tra i 6 e gli 11 anni l’uso andrebbe valutato in presenza di precise condizioni”.

Raccomandazioni mai rispettate, anzi i bambini anche delle scuole elementari sono obbligati ad indossare addirittura le FFP2 durante tutto l’orario scolastico.

Troviamo addirittura una rassicurante pagina del Ministero della Salute che tranquillizza sulla sicurezza dell’uso di tali dispositivi anche per gli affetti avversi di natura fisica.

Anche la Società Italiana Pediatria si è affrettata a smentire la pericolosità di un eventuale abuso dell’uso di mascherine, negando persino che esse, in particolar modo le famigerate FFP2, possano influire sui livelli di ossigenazione del sangue- “i bambini non rischiano la carenza di ossigeno né la morte per ipossia”– dicono.

Ma la realtà è ben diversa e lo sappiamo bene.

Come devono ammettere gli stessi autori dell’articolo di “La Repubblica”, in oltre due anni in Italia, si è creato un danno sociale incalcolabile: negando il diritto a crescere sentendosi al sicuro, un disagio sociale da distacco, creando una reale contiguità all’idea della morte nei più piccoli, che hanno cercato alla fine,  per bilanciamento alle loro paure, rassicurazione in quel pezzo di plastica facendone il loro peluche, il loro “ciuccio”.

Tutto ciò sotto gli occhi indifferenti della politica, di chi si doveva occupare di welfare, di istruzione e non l’ha fatto; di chi invece di occuparsi di mettere in sicurezza le strutture scolastiche,  ha pensato a come acquistare e distribuire gel e mascherine, appunto.

Sotto gli occhi di chi si è preoccupato di insabbiare qualsiasi studio che potesse rispondere alle domande e ai dubbi di tutti i genitori preoccupati.

ANTONIO ALBANESE

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